Il viaggiatore di prima classe
Il viaggiatore di prima classe (in russo Пассажир 1-го класса ?, Passažir 1-go klassa) è un racconto di Anton Čechov, pubblicato per la prima volta nel 1886. TramaImpero Russo. Due signori, sconosciuti l'uno all'altro, viaggiano in treno su un vagone di prima classe. Il primo viaggiatore, reduce da un lauto pasto nella carrozza-ristorante, comincia a parlare della celebrità col suo compagno di viaggio. Afferma di aver desiderato, in gioventù, ottenere la celebrità e la gloria: si è pertanto applicato duramente negli studi, è diventato ingegnere e si è interessato inoltre di chimica organica: ha progettato decine di ponti, grandi acquedotti, ha scritto monografie, il suo nome è registrato sui trattati universitari, è stato nominato consigliere di Stato, ma il suo nome, Krikounov, è ignoto anche fra gli individui colti non specialisti. Il suo nome divenne noto in passato solo a causa di un suo legame amoroso con una cantante. Il giorno in cui si recò a Pietroburgo per ritirare un prestigioso premio, in compagnia della sua amante, i giornali diedero un certo spazio all'arrivo in città della cantante, relegando la notizia del riconoscimento accademico in un articolo di poche righe in cui peraltro il suo cognome era riportato in modo scorretto. La celebrità è riservata invece ai campioni dello sport e perfino ai pregiudicati. L'altro viaggiatore chiede allora all'ingegner Krikounov se gli è noto il cognome "Puškov". Al diniego dell'ingegnere, l'altro viaggiatore risponde che è il proprio cognome: è professore universitario, autore di numerose pubblicazioni e trattati, membro da decenni dell'Accademia russa delle scienze. Edizioni in lingua italiana
CriticaIl racconto fu creato nell'agosto 1886, quando l'autore era ventiseienne. Fu pubblicato sul numero 3765 della rivista Tempi nuovi (in russo Новое время?, Novoe vremâ) del 23 agosto 1886, pagine 2-3[1]. Come altri racconti umoristici giovanili di Čechov, anche questo è pervaso da un certo «tono pessimistico» per cui, secondo Ettore Lo Gatto, «non si sa cosa sia più importante per lo scrittore, se la situazione comica da lui quasi afferrata nell'aria, o l'abisso di vuoto e di tristezza che è dietro di essa»[2]. Note
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