Dušečka
Dušečka (in russo Душечка?, Dušečka) è un racconto di Anton Čechov, pubblicato per la prima volta nel gennaio 1899. TramaDušečka in lingua russa è vocativo affettuoso tradotto in italiano con "tesoro", "cara" e in lingua inglese con "darling"[1]. In questo racconto, "dušečka" è l'espressione con cui ci si rivolge abitualmente alla protagonista Ol'ga (diminutivo con valore affettivo: Olen'ka): «Essa amava di continuo qualcuno; senza amare non poteva vivere. Prima aveva amato suo padre, (...) Aveva amato sua zia (...) e molto prima, quand'era ancora al liceo, si era innamorata del suo professore di francese. Òlenka era una signorina modesta, buona, compassionevole, dallo sguardo dolce come una carezza, e sana. Vedendo le sue guance piene e rosee, il suo collo bianco, con un neo, l'ingenuo e buon sorriso che le errava sul volto ogni volta che sentiva qualche cosa di piacevole, gli uomini pensavano: "Sì, non c'è male..." E anch'essi sorridevano. Le signore, quando essa parlava, non potevano trattenersi dal prenderle la mano e dirle in un impeto di gioia: "Dušečka!"» Dopo la morte del padre, un assessore di collegio in pensione[2], Olen'ka sposa Kukin, un impresario teatrale. Il matrimonio è felice: Olen'ka collabora attivamente col marito e ne condivide gli interessi e le opinioni. Kukin muore però durante un viaggio di lavoro a Mosca; Olen'ka è sinceramente addolorata. Tre mesi dopo si innamora di Vasilij Pustovalov, un commerciante in legname, e lo sposa. Dimentica del teatro, si interessa ora solo delle attività commerciali del nuovo marito di cui condivide anche questa volta le opinioni («Le idee di suo marito erano le sue. Se Pustovalov pensava che faceva caldo nella camera o che gli affari ristagnavano, lo pensava anche lei. Suo marito non amava alcuna distrazione, né mai usciva nei giorni di festa; e lei neanche»[3]). «I Pustovalov vissero così per sei anni, quieti e sereni, in perfetto amore e accordo»[3]. Ma anche Vasilij muore. Un altro uomo entra progressivamente nella vita di Olen'ka: il veterinario Vladimir Smirnin. Smirnin in realtà è sposato e ha un figlio, ma scoperta l'infedeltà della moglie è andato via da casa e invia ogni mese quaranta rubli per il mantenimento del figlioletto. Olen'ka e Smirnin convivono. Smirnin vorrebbe mantenere segreto il legame; ma Olen'ka, che anche questa volta fa suoi gli interessi professionali e le opinioni del compagno, ormai non fa altro che parlare di malattie degli animali e loro profilassi. Smirnin se ne va; Olen'ka rimane sola e, «ed era il peggio, non aveva più nessuna opinione»[3]. Alcuni mesi dopo Smirnin ritorna, in compagnia della moglie, con cui si è riconciliato, e del figlio decenne Saša. Generosa, Olen’ka offre loro ospitalità. La moglie di Smirnin abbandona definitivamente la famiglia, il veterinario è spesso assente per lavoro, il piccolo Saša sarà accudito giorno e notte da Olen’ka: «Ah, come lo ama! Fra tutti i suoi affetti passati nessun altro è stato altrettanto profondo. Il suo cuore non si era mai prima d'ora sottomesso così pienamente, senza il minimo secondo fine, con tanta gioia, come adesso che il sentimento materno arde in lei, sempre più forte. Per quel ragazzo a lei così estraneo, per le fossette delle sue guance, per il suo berretto, darebbe la vita: la darebbe con gioia, con lacrime di tenerezza.» StoriaDušečka fu pubblicato sul numero 1 (3 gennaio) 1899 della rivista russa La famiglia (in russo Семья?, Sem’â), pagine 2-4; il racconto riportava la data "31 dicembre 1898. Dušečka fu poi pubblicato nell'edizione delle Opere di Čechov dell'editore A. F. Marks (Polnoe sobranie sočinenij A.P. Čechov, Sankt-Peterburg: Izdanie A. F. Marksa, 1903 Vol. IX, pp. 289-303[4][5]. CriticaDušečka era il racconto preferito di Lev Tolstoj sia per la perfezione artistica, sia per il fascino della protagonista, che per Tolstoj era l'incarnazione dell'amore più puro e santo[6]. I giudizi sulla personalità della protagonista furono differenti fra i fautori della Rivoluzione d'ottobre. Gor'kij criticava la remissività di Dušečka, la sua incapacità di protestare[7]. Lenin attaccò invece il menscevico Potresov paragonando la sua biografia politica all'incostanza sentimentale di Dušečka[8]. Dušečka era, invece, assieme al Camaleonte, il racconto preferito di Stalin[9]. Edizioni
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