Il catalogo delle donne
Il catalogo delle donne (in greco antico: γυναικῶν κατάλογος?, gynaikôn katalogos) è uno dei tre poemi di Esiodo.[1] In origine suddiviso in cinque libri, ne restano frammenti papiracei, per un totale di ca. 1/3 o 1/4 dell'estensione originaria. StrutturaIl Catalogo si legava direttamente agli ultimi versi della Teogonia, in cui Esiodo invitava a cantare delle donne che si unirono a divinitàː «Ed ora cantate la stirpe delle donne, o melodiose Nel I libro si illustrava infatti la storia più antica dell'umanità. Tuttavia, in seguito Zeus mandò un diluvio che mise fine a quell'età dell'oro e diede l'inizio all'età eroica con i discendenti di Deucalione.[2] A questo punto vengono ricordati i capostipiti delle tre stirpi greche, Doro, Eolo e Xuto,[3] per concentrarsi poi sugli Eolidi, ossia Creteo, Atamante, Sisifo, Salmoneo, Periere e Deione, oltre alle figlie Pisidice, Calice, Canace e Perimede,[4] giungendo a Leda e i suoi figli Clitemestra,[5] Castore e Polluce, ad Altea e suo figlio Meleagro,[6] poi alla giovane Deianira, responsabile della morte di Eracle[7]. Dei discendenti di Salmoneo viene ricordata Tiro, madre di Pelia e Neleo,[8] quest'ultimo padre di Nestore e di Però, zia del vate Melampo. Il libro terminava, forse, con le vicende di Atamante e Ino. Nel II libro, Esiodo raccontava le vicende di Atalanta,[9] di Asclepio[10] e dei Minii, per poi concentrarsi sui discendenti di Inaco, specie su Io, rapita da Zeus, dal quale ebbe Epafo dalla cui stirpe discenderanno Danao ed Europa, delle figlie di Danao e del ratto di Europa, che generò Radamanto, Sarpedonte e Minosse.[11] Di quest'ultimo e della discendenza di Pelasgo si parlava nel III libro,[12] mentre argomento del IV libro erano le genealogie degli Atlantidi[13] e dei discendenti di Asopo fino a Peleo e suo figlio Achille.[14] Con gli Eacidi si arriva all'ultimo libro, il V, incentrato sull'evento finale dell'età eroica, ossia la guerra di Troia, di cui il poeta cantava i prodromi, elencando le storie dei corteggiatori di Elena, fino ad arrestarsi allo scoppio della guerra.[15] Di non facile collocazione, infine, sono lunghi frammenti con i miti ateniesi[16] e Atteone.[17] AnalisiGli autori antichi più comunemente si riferivano al poema come Catalogo delle donne o semplicemente Catalogo, ma furono impiegati anche diversi titoli alternativi. L'enciclopedia del X secolo nota come Suda fornisce una versione estesa del titolo, Catalogo delle donne eroiche (Γυναικῶν Ἡρωϊνῶν Καtάλογος), e un'altra fonte tardiva, il poeta e grammatico bizantino del XII secolo Tzetzes, preferisce chiamare il poema Genealogia Eroica (Ἡρωϊκὴ Γενεαλογία).[18] Tuttavia, il titolo alternativo più antico e popolare era Eoie (Ἠοῖαι o Ἢ οἷαι, latino Eoeae), secondo la formula femminile ē 'hoiē (ἢ οἵη, "o quale (donna), o come quella che..."),[19] che introduce nuove sezioni all'interno della poesia attraverso l'introduzione di un'eroina o eroine. Nel catalogo la formula viene utilizzata come strumento di strutturazione dei miti,[20] che consente al poeta di riprendere un ramo spezzato di un albero genealogico o di saltare orizzontalmente attraverso più genealogie verso una nuova figura e linea genealogica. Oggi si è comunemente propensi a ritenerlo un'opera post-esiodea, seguendo le argomentazioni di Martin L. West, che ne sostiene la posteriorità per motivi poetici, linguistici, culturali e politiciː un poeta ateniese "compilò il Catalogo delle donne e lo legò alla Teogonia di Esiodo, come se fosse tutto esiodeo", tra il 580 e il 520 a.C.[21] Il poema è perduto, ma sono stati trovati frammenti di oltre cinquanta copie antiche, risalenti al periodo ellenistico fino ai primi tempi bizantiniː Il primo papiro è P.Lit.Lond. 32,[22] che risale agli inizi del III secolo a.C.; l'ultimo è P.Berol. inv. 9777,[23] assegnato al IV secolo d.C. Questa diffusione del testo è spiegabile con il fatto che il poema tracciava, di fatto, una mappa del mondo greco, della sua evoluzione e dei suoi miti eroici attraverso le genealogie eroiche, ponendosi all'inizio di una coscienza panellenica. L'influenza più ampia del Catalogo, in questo senso, fu su Pindaro e sulla tradizione lirica, sulla poesia ellenistica e sulla poesia latina, come in Ovidio. Note
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