Era figlio di Frogerio II da Correggio[2], podestà di Ravenna[n 1]. Prima della sua nomina a vescovo di Mantova, si sa solo che fu canonico a Bologna[3].
Divenne vescovo di Mantova nel 1231 più per la volontà di Gregorio IX che per quella del clero locale[4].
Salì al soglio episcopale negli anni del confronto tra papato ed impero e tra questo ed i comuni della Lega Lombarda. Nella primavera dello stesso 1231 Federico II era in proposito di sottomettere le città padane ribelli. L'imperatore fu convinto da Gregorio IX [5] ad indire una dieta a Ravenna, che si tenne a novembre e alla quale probabilmente Guidotto partecipò [6].
Come legato pontificio tentò di portare ad una riappacificazione tra le fazioni veronesi. Mediazione che non sortirà effetto e Verona resterà in mano alla parte di Ezzelino ancora per anni[7].
La fiducia del papa in Guidotto lo portò ad altri incarichi, principalmente in composizione di liti: quella tra il monastero di Nonantola e la pieve di Nogara, tra lo stesso cenobio e la pieve di Nonantola e quella col vescovo di Modena. Assieme al vescovo di Parma, sempre su mandato del pontefice, fece pervenire ad un accordo le autorità comunali ed il vescovo di Bologna che aveva perso molte delle sue prerogative temporali e aveva abbandonato la cattedra. Intervenne inoltre a Brescia e Leno[8].
Nel novembre del 1232, il podestà in carica Balduino Casaloldo gli chiese a nome del comune di assumere la carica di podestà[9]. Sarà l'utimo vescovo di Mantova a ricoprire quest'ufficio[10].
Durante il suo mandato si sviluppò la grande devozione il cui scopo principale era la riappacificazione tra e nelle città padane, pacificazione a cui mirava anche Guidotto che, insieme a tanti ecclesiastici e potenti partecipò all'assemblee di Paquara.
Della sua attività nell'anno in cui fu podestà si sa ben poco[n 2].
Agì energicamente a tutela dei beni monastici sottoposti alla sua giurisdizione soprattutti i monasteri di Sant'Andrea[n 3] e San Ruffino[n 4] e di altre chiese ed ospedali[12].
Si dedicò alle parrocchie e pievi rurali dove trovò preti simoniaci, concubinari, violenti e prepotenti[13][14] che avevano impegnato o venduto i beni della parrocchie. Guidotto aveva ben chiaro che il malcostume del clero fosse una delle cause scatenanti dell'eresia e anche per contrastare questa si impegnò per l'insediamento dei predicatori a Mantova. Si adoperò direttamente contro gli eretici[15] anche se spesso le accuse erano generiche tanto da far credere che fossero più politiche che religiose anche se non emerge una correlazione tra eresia ed usura o ghibellinismo[16].
Il comune di Mantova permetteva di dare in pegno beni feudali che, se il debitore non onorava, passavano alla proprietà del creditore, sottraendoli alla Chiesa che era la concedente del bene. Lo stesso comune aveva tentato di sottrarre proprietà al convento di sant'Andrea. Subito dopo la sua nomina Guidotto convoca la curia dei vassalli dove conferma i loro diritti ma altresì che non avrebbero ottenuto nulla di più.[17]. Sui beni e benefici si scontrò con varie famiglie mantovane e del contado.[18] Oltre a cercare di evitare l'alienazione dei beni ecclesiastici si preoccupò di renderli redittizzi. Lottò contro l'usura ma fu costretto a sua volta ad accendere mutui per far fronte alle esigenze della diocesi[19].
L'omicidio
Il 14 maggio 1235, all'interno del monastero di Sant'Andrea, Guidotto viene brutalmente assassinato da membri della famiglia Avvocati[20], secondo alcuni da Uguccione d'Altafoglia[21].
Le cause
Le cause dell'assassinio non furono mai chiarite. L'ipotesi dominante è che sia rimasto vittima degli interessi della famiglia Avvocati e di altre ad essa alleate dalle quali Guidotto tentava di recuperare i beni usurpati alla Chiesa. Strano però che, nonostante fosse un uomo di Gregorio IX, non fu mai considerata l'ipotesi di una sua canonizzazione come avvenne invece per Giovanni Cacciafronte la cui vicenda, seppur precedente di cinquant'anni, è analoga a quella di Guidotto. Probabilmente il lato religioso dei due vescovi fu molto diverso[22].
Le conseguenze
Il Collegio dei canonici e prelati di Mantova inviò un giovane messo dal papa per annunciare la morte del vescovo. Il giovane tenne un accorato discorso e alla fine estrasse la dalmatica insanguinata di Guidotto[23].
I coinvolti nell'assassinio trovarono rifugio a Verona, forse anche con la complicità del podestà. L'orribile delitto suscitò la reazione dei mantovani che con generoso risentimento ne amazzarono parte[24] Fu la famiglia degli Agnelli a mettersi a capo dei vendicatori che svuotarono e demolirono le case dei presunti congiurati. Anche il monastero di Sant'Andrea fu saccheggiato[25] forse perché si ritenevano coinvolti anche i frati[26].
Il 5 giugno Gregorio IX inviò una lettera al Podestà, Consiglio e popolo mantovani nella quale accusò gli Avvocati ed altri dell'efferato delitto, descrivendo il quale usò sempre il plurale come se il fatto materiale non fosse opera di un solo individuo. Nella missiva accusò la complicità del podestà nella fuga degli Avvocati e lodò la vendetta dei mantovani contro le cose dei congiurati dacché le persone erano fuggite[n 5] Anche le famiglie alleate furono scomunicate da Gregorio IX e bandite dalla città[27]. Oltre agli Avvocati furono espulse le famiglie Poltroni, Senzani, Ravasi, Calorosi, Visdomini e Visconti[28].
Stemma della famiglia Da Correggio. Lo scudo, accollato a una croce astile d'oro, posta in palo, è timbrato da un cappello con cordoni e nappe di verde. Le nappe, in numero di dodici, sono disposte sei per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3
Note
Note esplicative
^Litta (Litta 1825, tav I) avverte che potrebbe esserci confusione tra questo Frogerio ed il nipote (figlio del fratello Matteo), infatti entrambi vengono indicati come podestà di Ravenna e Modena. (Carreri 1908, p.76) riporta un documento del 1232 riguardante una eredità paterna da dividere tra i fratelli Guidotto vescovo, Matteo e Guidone. Salimbene e Litta indicano solo Guidotto e la sorella Sofia come discendenti di Frogerio.
^Gardoni 2000, p 140 con la prudenza dello storico, insinua l'ipotesi, che egli stesso definisce azzardata, che la scomparse di quasi tutta documentazione dall'archivio della Mensa Vescovile potrebbe essere un atto deliberato per far sparire le carte degli ultimi due anni del vescovado di Guidotto, al fine di far dimenticare l'episcopo ma anche, forse, di occultare quelle che potrebbero essere le cause della sua tragica fine.
^Il monastero benedettino di San Ruffino in Molinellis fu fondato nell'874 con decreto dell'Imperatore Ludovico II. Arricchito da donazioni nel corso dei secoli possedeva beni a Mantova, nel mantovano, nel vicentino e nel veronese. Passato al regime di commenda prima del 1407, dopo alcuni passaggi della commenda e la remissione della stessa al papa, fu assegnato ai canonici lateranensi nel 1459 ( lombardiabeniculturali.it).
^Questo contraddice la versione del Donesdomini, ripresa anche da Amadei, che afferma che parte dei congiurati furono uccisi.
^Brunelli 1986, p 42; Salimbene 1882, p. 76 che non fa cenno ad altre famiglieAmadei 1954, pp 362-365 riporta la traduzione in italiano della lettera del papa. Nella quale solo gli Avvocati sono nominati.
Roberto Brunelli, Diocesi di Mantova, in Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Storia religiosa della Lombardia, vol. 8, Brescia, La Scuola, 1986, ISBN88-350-7765-6.
Diana Vecchio, Monastero di San Ruffino in Molinellis, 874 - 1459, su lombardiabeniculturali.it, Regione Lombardia, 12 giugno 2006. URL consultato il 9 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2021).
Diana Vecchio, Monastero di Sant'Andrea, 1037 - 1472, su lombardiabeniculturali.it, Regione Lombardia, 12 giugno 2006. URL consultato l'11 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2021).