Guido da Zara
Guido da Zara (Padova, 16 novembre 1890 – Gacelesi, 16 febbraio 1943) è stato un militare italiano. BiografiaGuido nacque a Padova il 16 novembre 1890, in una ricca famiglia di possidenti, secondogenito di quattro figli di Paolo, detto Giuseppe (n. 9 agosto 1856)[1] ex ufficiale di cavalleria[2] e della foggiana Rosa Nannarone (n. 1856) unitisi in matrimonio il 27 giugno 1888[3]. Il fratello maggiore Alberto divenne un noto ammiraglio, mentre Guido seguì la carriera militare paterna (e di famiglia) nella cavalleria; allievo della Scuola militare di Modena[4], ottenne la nomina a sottotenente alla fine del 1913[5] e la promozione a tenente nel novembre 1915[6] ricevendo, da capitano del reggimento cavalleggeri Milano, durante la prima guerra mondiale, una medaglia d'argento al valor militare sul campo per un'audace azione compiuta durante la battaglia del Solstizio.[7] Finita la Grande Guerra, nel settembre 1923, ancora capitano, chiese ed ottenne, a sua domanda[8], di essere trasferito dal reggimento cavalleggeri di Aosta al Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania[9], ove fu alla testa degli squadroni di Savari partecipando alla riconquista del Garian e del Fezzan.[8] Durante la seconda guerra mondiale combatte dapprima sul fronte greco-albanese sul quale, da tenente colonnello nel reggimento lancieri "Aosta", si guadagna una medaglia di bronzo al valor militare durante i combattimenti nella Valle del Suhes, nel sud dell'Albania.[10] Trasferito e promosso, muore da colonnello in Dalmazia nei pressi di Gacelesi (Gaćelezi) per mano di forze partigiane comuniste iugoslave, il 16 febbraio 1943, mentre, da comandante del reggimento cavalleggeri di Alessandria, tornava a Vodizze (Vodice) da un’ispezione al presidio distaccato di Cista Piccola (Čista Mala)[8][11][12][13]. Onorificenze«capitano reggimento cavalleggeri Milano (7). – Comandante di una sezione mitragliatrici, mantenne intrepidamente una posizione anche quando gli venne a mancare la cooperazione di tre autoblindate che ebbero le armi rotte, portando anzi per primo avanti la sua sezione quando la linea fece uno sbalzo per occupare la posizione tenuta dal nemico.»
— S. Pietro Novello, 19 giugno 1918.[7] «colonnello cavalleria, reggimento cavalleggeri di Alessandria (alla memoria). – Al comando di un reggimento di cavalleria e di un settore dominato da formazioni avversarie, si prodigava oltre ogni limite nel dirigere operazioni di rastrellamento. In una ricognizione, durante la quale la sua scorta si scontrava con preponderanti forze nemiche, incurante del nutrito fuoco avversario, dirigeva e coordinava – con capacità, ardimento e noncuranza del pericolo – il combattimento rifiutandosi di ripararsi all'offesa avversaria. Colpito a morte, cadeva eroicamente sul campo coronando con l'estremo sacrificio tutta una vita di valoroso soldato.»
— Vodice-Malacista (Balcania), 16 febbraio 1943.[14] «tenente colonnello reggimento lancieri «Aosta» – Al comando di alcuni reparti contro i quali si svolgevano persistenti attacchi avversari, riusciva con decisa azione ad ordinare la difesa su postazioni incessantemente battute dal fuoco e ad arrestare il nemico. Animatore dei propri dipendenti in ogni occasione, era loro di esempio per elevato sentimento del dovere e sereno ardimento.»
— Valle Suhes (Albania), 3-4-5 dicembre 1940 – XIX.[10] «In considerazione di lunghi e buoni servizi.»
— San Rossore 18 aprile 1931–IX[15] — Regio decreto 28 gennaio 1932–X — Moto proprio.[16]
«capitano cavalleggeri Caserta (17)»
— 25 agosto 1919[17] Note
Bibliografia
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