Guido SylvaGuido Sylva (Bergamo, 17 settembre 1844 – Bergamo, 3 luglio 1928) è stato un patriota e scrittore italiano. BiografiaGuido Sylva nacque a Bergamo in via Borgo Canale, suo padre era segretario del Luogo Pio Colleoni, mentre il fratello maggiore Gaetano aveva fatto la campagna del 1859 con Giuseppe Garibaldi, e Guido, solo quindicenne, nel mese di giugno del medesimo anno s'iscrisse nel corpo dei Cacciatori delle Alpi, pur avendo ancora un'età troppo giovane, prima come volontario e poi arruolato nella 12ª Compagnia del 3º Reggimento con il colonnello Nicola Ardoino.[1][2] Rispose alla richiesta di nuovi giovani per la spedizione in Sicilia di Francesco Nullo e Francesco Cucchi arruolandosi tra i primi con l'approvazione della sua famiglia.[3] Partì da Quarto con l'8ª Compagnia composta principalmente da giovani bergamaschi, motivo che porterà Bergamo ad essere chiamata la città dei Mille, venendo ferito a Calatafimi il 14 maggio 1860.[4] Una pallottola borbonica si era conficcata tra la clavicola e la spalla destra per questo fu prima ricoverato nei locali di un ex convento trasformati in ospedale e poi spostato a Castelvetrano e successivamente a Palermo. Pochi giorni dopo il suo ritorno a casa da convalescente il 1º agosto, ricevette la nomina di sottotenente dell'esercito garibaldino per questo si fermò a Bergamo solo cinque giorni ponendosi al comando di ottanta militari della brigata Eberhardt e sbarcando a Taormina la notte tra il 18 e il 19 agosto, proseguendo con la conquista di Reggio dove fu leggermente ferito a una gamba fino alla resa di Capua restando sempre al comando dei suoi volontari. Seguì poi tutte le tappe dell'avanzata garibaldina fino all'entrata in Napoli con Garibaldi. Entrò a far parte dell'esercito regolare nella 66º Reggimento Brigata Valtellina partecipando alla campagna del 1866 nella battaglia di Custoza con la divisione Sartori. Fece ritorno a Bergamo nel 1867 dedicandosi all'attività di commercio di seta pur essendo presente alla campagna di Francia nei Vosgi.[1] La città di Bergamo gli dedicò una via. Opere
NoteBibliografia
Collegamenti esterni
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