Giuseppe PombaGiuseppe Pomba (Torino, 4 febbraio 1795 – Torino, 3 novembre 1876) è stato un tipografo e editore italiano. BiografiaProveniente da una famiglia di stampatori, proprietari anche di una libreria aperta nel 1791[1], iniziò a lavorare nell'azienda di famiglia. Pomba vedova e figliNel 1815 la madre, rimasta vedova, rilevò la proprietà della stamperia. Nel nuovo atto di fondazione erano elencate le proprietà della ditta: quattro torchi da impressione, un consistente patrimonio finanziario e una libreria. Giuseppe Pomba riuscì ad ottenere tariffe postali scontate ed avviò la produzione di un'opera in diversi volumi: Collectio Latinorum Scriptorum cum notis (1818). La collana, diretta da Carlo Boucheron, si completò nel 1835, dopo 108 uscite. In questo periodo la ditta assurse al ruolo di leader nel panorama tipografico della capitale sabauda. Alla metà degli anni venti Pomba disponeva di 16 torchi e 49 dipendenti. Ditta Giuseppe Pomba & C.Successivamente la produzione editoriale di Giuseppe Pomba si concentrò sulla pubblicistica per il grande pubblico: opere divulgative e periodici d'informazione.
Nel 1830, per far fronte alle nuove esigenze di produzione, Pomba acquistò una macchina stampatrice di nuova generazione, la "Cowper's Patent Machine"[5]. Si trattava di una macchina stampatrice a cilindri, inventata dai tedeschi König e Bauer, la più avanzata sul mercato, essendo in grado di stampare migliaia di volumi al giorno. Pomba ottenne il privilegio di esclusiva: nessun altro poté importare la macchina a Torino. La tipografia divenne troppo piccola: l'editore impiantò un nuovo stabilimento in via Carlo Alberto. Nel dicembre 1836 Pomba incappò in un infortunio con la polizia di Alessandria: fu accusato di stampare e vendere pubblicazioni proibite, cioè alcuni numeri della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini e il romanzo L'Assedio di Firenze di Francesco Domenico Guerrazzi. Rinchiuso nelle prigioni della Cittadella di Alessandria in regime di carcerazione preventiva, la polizia cercò nelle sue stamperie copie delle pubblicazioni senza trovare niente.[6] Dopo un mese, Pomba uscì dal carcere. Nel 1838, intuendo in netto anticipo i futuri sviluppi del mercato, cedette l'attività di libraio per concentrarsi esclusivamente su quella di editore. Nel tentativo di allargare il mercato librario, unificando i mercati dei vari stati italiani, Pomba nel 1844 lanciò la proposta di un Emporio librario di Livorno, come "porto franco" dell'editoria nazionale. La proposta comprendeva l'unificazione dei cataloghi degli editori della penisola e la pubblicazione di un registro nazionale delle pubblicazioni (nella forma di rivista periodica, La Bibliografia), in modo da garantire i produttori contro la pirateria libraria, una delle minacce maggiori dell'attività libraria. Solamente otto editori aderirono al progetto, che dovette essere abbandonato in breve tempo.[1]. Nel 1847 Pomba investì di nuovo in macchinari: per primo acquistò una motrice a vapore[1]. Anch'essa, come la precedente Cowper, fu la prima che si vide a Torino. Impostò sulle sue riviste una concezione dell'informazione di tipo più popolare e commerciale. Nel 1849 lasciò l'azienda in mano al figlio Cesare, che la condusse insieme al cugino Luigi. L'azienda fu così rinominata Ditta Cugini Pomba & C. UTETNel 1854 Giuseppe Pomba rientrò nella ditta e promosse la costituzione di una società. Fino ad allora i Pomba avevano finanziato personalmente tutta la propria attività. Si unirono dunque con la Stamperia sociale degli artisti tipografi e con la Tipografia del progresso, e fondarono l'Unione tipografico-editrice torinese (UTET). Il capitale sociale iniziale fu di 750 000 lire. IncarichiNel 1869 Giuseppe Pomba fu nominato presidente della neonata "Associazione libraria italiana"[7]. IntitolazioniUna via di Torino a lui dedicata ne perpetua la memoria. Saggi
Note
Bibliografia
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