Giuliano Cassiani Ingoni
Giuliano Paolo Cassiani Ingoni (Firenze, 4 novembre 1896 – Roma, 16 giugno 1962) è stato un generale italiano, particolarmente distintosi nella prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria del Regio Esercito. Transitato in servizio nella Regia Aeronautica, partecipò alla guerra di Spagna e poi alla seconda guerra mondiale, durante la quale fu membro della Commissione Italiana d'Armistizio con la Francia (CIAF), Capo di stato maggiore della 5ª Squadra aerea e Comandante dell'Aviazione Ausiliaria per l'Esercito. Dimessosi dai ranghi dell'aeronautica dopo l'abdicazione del re Umberto II, di cui era stretto collaboratore e aiutante di campo, lo seguì nel suo esilio a Cascais, in Portogallo. Venne decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, una Medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare. BiografiaNacque a Firenze il 4 novembre 1896.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito, frequentò la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena e nel 1916, in piena prima guerra mondiale, raggiunse la zona di operazioni, assegnato come sottotenente in servizio permanente effettivo nell'arma di fanteria[2] al 6º Reggimento alpini.[3] Nel 1917, durante un audace attacco contro una postazione nemica, si distinse particolarmente, tanto da venire decorato con una Medaglia d'argento al valor militare.[3] Nel corso della guerra rimase ferito due volte, una sul Monte Ortigara e una sul Colle San Francesco. Dopo la fine del conflitto, nel 1921 frequentò il corso per allievi piloti di dirigibile e, in qualità di ufficiale di bordo, transitò successivamente in servizio nella neocostituita Regia Aeronautica, gruppo dirigibilisti. Nel 1927 conseguì il brevetto di pilota militare.[3] Promosso tenente colonnello il 24 settembre 1931,[4] assunse l'incarico di comandante del servizio aereo della 2ª Squadra navale.[3] Divenuto colonnello nel 1936, divenne comandante del 20º Stormo Osservazione Aerea[4] e successivamente, tra l'ottobre 1937 e il gennaio 1939, del 5º Stormo d'assalto.[3] Dal febbraio 1939 prese parte alla fasi finali della guerra civile spagnola, come comandante dell'8º Stormo dell'Aviazione Legionaria, venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.[3] Rientrato in Italia, nel 1941, in piena seconda guerra mondiale, fu promosso generale di brigata aerea[4] ed entrò in servizio presso la Commissione Italiana d'Armistizio con la Francia (CIAF).[3] Nel 1942 assunse l'incarico di Capo di stato maggiore della 5ª Squadra aerea, partecipando alle campagne del Nordafrica, venendo insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia[5]. Il 21 dicembre 1942 assunse il comando dell'Aviazione Ausiliaria per l'Esercito[4] e al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava a Roma, presso il suo comando.[3] Stretto collaboratore e aiutante di campo del Principe di Piemonte, che era solito scortare nelle situazioni di maggior pericolo,[6] dopo la proclamazione della Repubblica rassegnò le sue dimissioni[5] ed accompagnò Umberto II nel suo viaggio d'esilio a Cascais, partendo col re su un aereo Savoia-Marchetti S.M.95 da Ciampino il 13 giugno 1946. In seguito divenne portavoce del sovrano in esilio. Si spense a Roma il 16 giugno 1962.[1] Onorificenze«Capo di S.M. di Squadra aerea, in un periodo particolarmente denso di eventi bellici importanti, sia nella battaglia per la riconquista della Cirenaica, sia nelle operazioni che hanno portato le nostre armi in Egitto, recava, i successi dell'aviazione italiana, il prezioso contributo della propria opera intelligente e fattiva, tutta tesa ad affrontare e vincere le numerose difficoltà ambientali ed organizzative di una vittoriosa battaglia durata oltre due mesi che spostava il fronte di oltre seicento chilometri. Cieli della Libia e dell'Egitto, gennaio-agosto 1942.[1]»
— Regio Decreto 24 dicembre 1942.[7] «Con mirabile ardimento e sprezzo del pericolo, seguito da pochi audaci, per primo affrontava una mitragliatrice nemica, uccidendone i serventi e catturandola. Passo dell'Agnella (Monte Ortigara), 10 giugno 1917.»
«su proposta del Ministro dell'aeronautica»
— 17 giugno 1926[8] — Regio Decreto 25 aprile 1936[9]
— Regio Decreto 30 marzo 1942[10]
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Collegamenti esterni
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