Giovanni di Lussemburgo
Giovanni di Lussemburgo (nome completo in francese Jean Benoit Guillaume Robert Antoine Louis Marie Adolphe Marc d'Aviano; Colmar-Berg, 5 gennaio 1921 – Lussemburgo, 23 aprile 2019) è stato granduca di Lussemburgo dal 1964 al 2000. BiografiaGioventù e seconda guerra mondialeGiovanni nacque nel 1921 al castello di Berg, come primogenito del principe Felice e della granduchessa Carlotta.[1] Il suo padrino di battesimo fu papa Benedetto XV e il suo primo nome era in onore di Giovanni il Cieco.[2] Trascorse la maggior parte della sua infanzia nel castello di nascita, frequentando la scuola primaria e la prima parte degli studi secondari in patria.[1] Li continuò infatti all'Ampleforth College, dal 1934 al 1938, e poi di nuovo in Lussemburgo.[3] Il giorno in cui compì diciotto anni, nel 1939, ricevette il titolo ufficiale da erede al trono.[1] In tale ruolo assistette alla celebrazione del centenario del Trattato di Londra.[3] Il 10 maggio 1940, a causa dell'invasione tedesca, il principe lasciò il Lussemburgo con la sua famiglia, rifugiandosi in Francia, Spagna, Portogallo e infine in Canada.[1] Fu in quest'ultimo paese che studiò legge e scienze politiche all'Università Laval.[1] Dal 1941 intraprese in nome di sua madre, e con il sostegno del Governo, un tour di buona volontà tra le principali città del Midwest statunitense, al fine di incontrarvi le comunità di lussemburghesi.[1] Altro scopo del viaggio fu la creazione del National Relief Fund, per consentire la ricostruzione del Granducato, e dal 19 giugno all'8 luglio 1942 visitò il Brasile.[1] Carriera militareIl 6 ottobre 1942 lui e suo padre lasciarono il Canada, prendendo residenza in Regno Unito per arruolarsi nell'Esercito britannico.[1] Su consiglio di Giorgio VI, Giovanni prestò servizio nelle Irish Guards, venendo addestrato nei primi tempi a Caterham e Pirbright.[1] Successivamente entrò alla Reale accademia militare di Sandhurst, che lasciò con il grado di sottotenente il 28 luglio 1943, giorno in cui tenne un discorso alla BBC indirizzato ai lussemburghesi.[1] Ad agosto si unì al battaglione di addestramento delle Irish Guards a Lingfield, periodo in cui fu di servizio a Buckingham Palace e dovette restare impassibile, per le esigenze di servizio, durante una visita ufficiale di sua madre e delle sue sorelle.[1] Nel febbraio 1944 entrò nella Guards Armoured Division del 3⁰ battaglione delle Irish Guards presso Malton.[1] Qui fu addestrato in vista dello sbarco in Normandia e il 3 marzo venne promosso al grado di tenente.[1] Alla fine di aprile fu trasferito e Eastbourne e l'11 giugno sbarcò in Normandia in quanto membro di un'unità di rinforzo.[1] In seguito entrò nello staff della 32ª Brigata della sua divisione, partecipando alla battaglia di Caen e alla liberazione del Belgio.[1] Ricevette il 7 settembre l'ordine di ricongiungersi a suo padre nella Victory Division e il 10 settembre, giorno della liberazione del Lussemburgo, tornò in patria ricevendo un'entusiastica accoglienza.[1] Il 17 settembre si unì con la sua unità all'operazione Market Garden e continuò nel 1945 la campagna con le forze alleate.[1] Tuttavia, ad aprile, ricevette l'ordine di tornare in Lussemburgo in occasione del ritorno di sua madre, avvenuto il 14 aprile.[1] Compiutasi anche la capitolazione della Germania nazista, con il grado di capitano, entrò nella missione militare alleata del Lussemburgo e venne mandato a Berlino.[1] Venne nominato colonnello dell'Esercito lussemburghese il 17 luglio e fu smobilitato dalle Irish Guards nel giugno 1947.[1] Matrimonio e impegniNel 1948 conobbe a Fischbach la principessa Giuseppina Carlotta del Belgio, figlia di Leopoldo III e figlioccia della granduchessa Carlotta.[4][5] Si fidanzarono ufficialmente il 26 dicembre 1952 e il matrimonio si celebrò il 9 aprile 1953, con rito civile nella Sala delle Cerimonie del Palazzo Granducale e rito religioso nella cattedrale di Notre-Dame.[6] Entrò in contatto con la vita politica lussemburghese dal 1951, quando entrò a far parte del Consiglio di Stato.[1] Il 22 novembre 1957 ricevette un dottorato honoris causa dall'Università di Strasburgo e il 28 aprile 1961 sua madre gli assegnò la carica di Luogotenente-Rappresentante.[1] Da allora la granduchessa gli delegò molti dei suoi doveri.[7] RegnoIl 12 novembre 1964 la granduchessa Carlotta abdicò in suo favore al Palazzo Granducale.[1] Nello stesso giorno giurò alla Camera dei deputati e si tenne un Te Deum nella cattedrale di Notre-Dame.[1][8] L'obiettivo principale che si pose come sovrano fu perseguire il completamento dell'unità europea, in un'epoca in cui il Lussemburgo si stava trasformando in un centro finanziario e nella sede di alcune delle istituzioni e degli uffici dell'UE.[3][9] I primi due paesi che visitò in qualità di granduca, nel 1965, furono Città del Vaticano e Brasile.[3] Con i suoi viaggi contribuì a rafforzare i legami esteri del Lussemburgo, recandosi anche in Belgio (1967), Paesi Bassi (1967) e negli anni '70 nella Jugoslavia (1971), in Regno Unito (1972), in Tunisia e nell'Unione Sovietica (1975), Romania (1976), Austria, Germania Ovest e Senegal (1977), Francia (1978), Cina, Corea del Sud e Giappone (1979).[3] Il 6 maggio 1979 ebbe un dottorato honoris causa dall'Università di Miami.[1] Negli anni '80 viaggiò in Italia (1980), Irlanda (1982), Spagna (1983), Portogallo e Stati Uniti d'America (1984), Islanda (1986), Grecia e Israele (1987) e in Danimarca (1988).[3] In particolare, giudicò il viaggio in America come un "evento di politica estera di una portata eccezionale".[3] Il 21 agosto 1984 gli venne conferito il grado di Colonnello del Reggimento delle Irish Guards, cavalcando per ogni anno, fino a quello della sua abdicazione, in occasione del Trooping the Colour.[1][7] L'8 maggio del 1986 ritirò a nome della popolazione lussemburghese il Premio Carlo Magno, come riconoscimento dell'impegno nello sviluppo dell'integrazione europea.[1][3][10] Tra il 13 e il 15 novembre 1989 venne celebrato il suo 25⁰ anno di regno e si tenne una cerimonia in suo onore alla Camera dei deputati, il 14 novembre.[1] Nell'ultimo decennio di regno si diresse in Norvegia e Ungheria (1990), Svezia (1991), di nuovo nei Paesi Bassi (1992), in Finlandia e Polonia (1993), Cechia (1994), Messico (1996) e per la seconda volta in Belgio e Giappone (1999).[3] In totale intraprese 35 viaggi in 32 paesi differenti, accolse 39 visite di Stato in territorio granducale e nel 1985 divenne il primo granduca a ricevere un papa, ospitando Giovanni Paolo II.[1][3][11] Il 14 maggio 1993 donò un cannone 25 libbre ricevuto dalle Irish Guards al Museo di Storia Militare di Diekirch.[12] Il 17 marzo 1995 fu nominato Generale onorario dell'Esercito britannico e il 4 marzo 1998 seguì l'esempio di sua madre, conferendo al figlio Enrico la carica di Luogotenente-Rappresentante.[1] Raccontò la propria esperienza negli eventi bellici del secondo conflitto mondiale all'Irish Guard Journal n. 58, nell'articolo "A Colonel's Story" del 1999.[1] Riforma dei titoli nella casa granducaleNel 1987, Giovanni emanò un decreto granducale con cui introdusse il cognome "de Nassau" per i membri della sua famiglia, rinunciando ai titoli ereditati da suo padre di "principe/ssa di Borbone-Parma" (in seguito ripristinati dal figlio).[13][14] Il motivo afferiva alla mancata approvazione della dinastia ducale di Parma alle nozze del fratello di Giovanni, Carlo, e del suo primogenito, Enrico, con due donne di rango non nobile.[13][15] Nel 1995 stabilì anche che i figli di un granduca o di un granduca ereditario portano i titoli di "principe/ssa di Lussemburgo" e di "principe/ssa di Nassau".[13] AbdicazioneIl 24 dicembre 1999 annunciò la propria intenzione di abdicare nell'anno seguente in favore del primogenito Enrico.[10] Giustificò questa scelta dichiarando: "Ho l'intima convinzione che all'alba del nuovo millennio, e dopo oltre 35 anni di regno, sia saggio ritirarsi dagli affari dello Stato".[10] L'abdicazione era prevista per il 28 settembre 2000, ma a causa di un incidente d'auto subito dal figlio Guglielmo venne posticipata al 7 ottobre.[16] Scautismo e impegno sportivoDal 12 febbraio 1939 ricoprì la carica di commissario granducale dello scautismo lussemburghese e il 28 ottobre 1945 divenne capo scout.[1] Prese parte a molti eventi quali Jubica 82, che riunisce a Betzdorf più di 3.300 ragazzi scout da 24 paesi differenti.[1] Nel 1995 ricevette il Lupo di Bronzo dal Comitato scout mondiale.[1] Nel 1946 entrò nel Comitato Olimpico Internazionale (CIO), di cui divenne Membro Onorario nel 1998.[17] Dal 1968 fu un membro della Commissione d'Inchiesta del CIO per i Giochi Invernali, fino al 1969, e dal 1973 al 1976 presiedette la Commissione di Revisione delle Regole del CIO.[17] Ultimi anniDall'estate del 2002 si ritirò con la moglie nel castello di Fischbach.[9] Nel 2014 partecipò a Ouistreham alla commemorazione del 70⁰ anniversario dello sbarco in Normandia e nel 2016 ricevette in udienza una delegazione del Museo di Storia Militare di Diekirch, che allestì una vetrina sul suo servizio nelle Irish Guards e nell'Esercito lussemburghese.[12] Nel gennaio 2017 partecipò al ricevimento di Angela Merkel al Palazzo Granducale e nel marzo 2019 alla celebrazione del 100⁰ anniversario del movimento scout del Lussemburgo.[1] Nello stesso mese fece la sua ultima apparizione pubblica, al forum "Stand Speak Rise Up!" organizzato dalla nuora María Teresa contro le violenze sessuali nelle zone belliche.[1][10] Salute e morteIl 27 dicembre 2016 fu ricoverato a causa di una bronchite, venendo dimesso il 4 gennaio 2017, il giorno prima del suo 96⁰ compleanno.[7] Il 14 aprile 2019 venne ricoverato per un'infezione polmonare.[10] Morì nove giorni dopo, il 23 aprile, all'età di 98 anni.[1] Il Governo avviò dieci giorni di lutto nazionale e la salma del granduca fu trasportata da un corteo funebre dal castello di Berg al Palazzo Granducale, dove rimase in esposizione fino al giorno precedente il funerale.[1] Il 4 maggio 2019 si tennero i funerali di Stato alle ore 11:00, nella cattedrale di Notre-Dame.[1][10] Al termine della cerimonia, presieduta dall'arcivescovo Jean-Claude Hollerich, la salma venne tumulata nella cripta interna all'edificio.[18] DiscendenzaGiovanni di Lussemburgo e Giuseppina Carlotta del Belgio ebbero due figlie e tre figli:
AscendenzaOnorificenze
Onorificenze lussemburghesi— 12 novembre 1964 - 7 novembre 2000, poi Cavaliere
— 12 novembre 1964 - 7 novembre 2000, poi Cavaliere di gran croce
— 12 novembre 1964 - 7 novembre 2000, poi Cavaliere di gran croce
— 12 novembre 1964 - 7 novembre 2000, poi Cavaliere di gran croce
Onorificenze straniere statali— 22 novembre 1976
— 29 gennaio 1985
— 18 luglio 1951
Onorificenze non nazionaliAltri riconoscimenti
Titoli e gradi militari stranieriNote
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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