Giovanni Soncelli
Giovanni Soncelli (Torre di Santa Maria, 18 marzo 1915 – Arnautovo, 26 gennaio 1943) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2]. BiografiaNacque a Torre di Santa Maria il 18 marzo 1915, figlio di Aldo e Erminia Pradella.[2] Conseguita la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Milano, divenne istruttore presso la Scuola nazionale di alta montagna a Chiareggio.[3] Il 25 aprile 1941 si arruolò volontario nel Regio Esercito, assegnato all'arma di fanteria, corpo degli alpini. In forza al 7º Reggimento alpini frequentò per un anno la Scuola militare di Aosta con il grado di sergente e quindi fu ammesso al Corso Allievi Ufficiali di Complemento a Bassano del Grappa.[3] Nominato sottotenente di complemento, il 15 maggio 1942 fu destinato a prestare servizio presso la 49ª Compagnia, del battaglione alpini "Tirano", inquadrata nel 5º Reggimento alpini, della 2ª Divisione alpina "Tridentina".[3] Partì per l'Unione Sovietica il 20 luglio dello stesso anno.[3] Cadde in combattimento ad Arnautovo il 26 gennaio 1943, colpito al petto da un proiettile[N 1] di fucile anticarro.[1] Fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Una via di Torre Santa Maria porta il suo nome. Onorificenze«Volontario universitario comandante di un plotone alpino sul fronte russo compiva, al comando di pattuglia, le più rischiose esplorazioni notturne affrontando più volte reparti nemici e catturando armi e prigionieri. Durante un aspro combattimento accorreva prontamente col suo plotone di rincalzo e con manovra abilissima e di sorpresa attaccava il fianco destro del nemico sgominandolo e costringendolo a ripiegare con numerose perdite di uomini e materiale. In successiva violenta azione, caduti il suo comandante e quasi tutti gli ufficiali della compagnia, assumeva il comando dei valorosi superstiti e si lanciava con estrema veemenza e indomito coraggio al contrassalto benché gravemente congelato ai piedi. Alla testa dei suoi prodi, nell’impeto dell’audace inseguimento trovava eroica morte. Esempio luminoso di cosciente eroismo che onora il suo nome, il Corpo, l’Esercito e la Patria. Medio Don, Belogory, Arnautowo (Fronte russo), 9 settembre 1942-26 gennaio 1943.[4]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato del 31 dicembre 1947.[5] NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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