Figlio dell'incisore e plasticatore Giuseppe Ballanti che venne soprannominato Graziã (dizione dialettale romagnola), da cui l'aggiunta di Graziani al cognome a partire dalla generazione successiva. Assieme al fratello Francesco diede vita alla bottega "Ballanti Graziani" che in seguito fu acquisita dal genero di quest'ultimo, Giovanni Collina, che aggiunse Graziani al suo cognome. Con il fratello fece anche un viaggio a Roma nel 1824, ospiti del pittore Tommaso Minardi, e questo viaggio cambiò radicalmente il suo stile, verso una maggior naturalezza.
I Ballanti Graziani furono particolarmente attivi nei principali palazzi romagnoli ristrutturati tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX.
La loro bottega ha realizzato notevoli stucchi e statue[1]:
nella Cappella di San Terenzio in Cattedrale nel 1810 collaborò con Pietro Tomba.
Anche nel celebre Palazzo Milzetti di Faenza, il cui ciclo decorativo è stato diretto da Felice Giani, il Ballanti Graziani ha lasciato importanti tracce della sua arte.
Nel 1805, nella circostanza dell'imminente visita di Napoleone Bonaparte a Faenza, operò in collaborazione con l'architetto Giuseppe Pistocchi per l'erezione di un arco in legno, tela e stucco, nuovamente insieme a Francesco.[2]
S. Dirani, Ceramiche ottocentesche faentine, Faenza, Gruppo editoriale Faenza editrice, 1992
M. Vitali, G.B. Ballanti Graziani, in «Manfrediana. Bollettino della Biblioteca Comunale di Faenza», n. 26-1992, pp. 38-40
S. Cortesi, La scultura faentina in cartapesta, 1750-1960 : i Ballanti Graziani, i Collina, Vitenè, i Dal Monte e... Giò Ponti, Faenza, Tipografia faentina, 2012
A. Fogli, La cartapesta nell'arte, ovvero Le statue da l'arie pietose : i maestri, le tecniche e i materiali delle botteghe di Bologna e di Faenza dal 1700 al 1970, nei modi tardobarocco, neoclassico e purista, Ravenna, Studio effe, 2012