Giacomo Comincioli
Giacomo Comincioli (Cevo, 6 aprile 1891 – Orobinskji, 15 dicembre 1942) è stato un militare italiano, capitano degli Alpini, e successivamente Seniore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, combatté in tre guerre, venendo insignito di quattro medaglie d'argento, due di bronzo al valor militare e di una croce al merito di guerra. BiografiaNacque a Cevo il 6 aprile 1891,[1] e si arruolò nei Carabinieri, prestando servizio in tale Arma nella fasi iniziale della prima guerra mondiale.[1] Il 25 dicembre del 1916 transitò nel Regio Esercito, come Aspirante Ufficiale del Corpo degli Alpini. Fu promosso al grado di sottotenente il 1º febbraio 1917, e tenente il 1º novembre dello stesso anno.[1] Prestò servizio nella 2ª Compagnia Sciatori, passando quindi in forza al Battaglione "Monte Cavento" appartenente al 5º Reggimento alpini.[1] Si distinse particolarmente come comandante di un plotone di Arditi durante gli scontri sul Massiccio dell'Adamello, dove fu insignito di due Medaglie d'argento[2] e una di bronzo al valor militare.[1] Al termine della guerra aveva il grado di capitano, ma si congedò ritornando alla vita civile.[1] Dopo aver aderito al movimento degli ex combattenti del suo paese natale, di sentimenti antifascisti nel 1923 giunse, con alcuni compagni socialisti,[N 1] a sparare contro un treno imbandierato con vessilli fascisti che transitava sul tratto Forno Allione-Cedegolo.[3] Nel 1926, mentre lavorava come impiegato comunale, decise di iscriversi al Partito Fascista.[3] Con lo scoppio della guerra d'Etiopia[4] si arruolò nelle Camicie Nere con il grado di capomanipolo[N 2] Successivamente, in considerazione delle capacità dimostrate, fu promosso al grado di centurione[N 3] Come ufficiale esploratore, il 27 febbraio 1936 condusse personalmente un attacco contro un caposaldo etiope a Uork Amba. Rimasto ferito continuò a condurre l'azione fino alla sua conclusione, e per questo fatto venne insignito di una seconda Medaglia di bronzo al valor militare.[4] Con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, riprese servizio attivo. Con l'inizio della campagna di Grecia,[4] avvenuto nell'ottobre dello stesso anno, chiese di partire per l'Albania con la 15ª Legione CC.NN. d'Assalto "Leonessa". Tra l'8 e l'11 febbraio 1941 si distinse a Bregub Scialesit, dove, assunto volontariamente il comando di un battaglione duramente provato, riuscì a bloccare e a respingere un attacco nemico, contrattaccando e catturando numerosi prigionieri.[4] Per questa azione fu insignito di una terza Medaglia d'argento al valor militare.[4] Dopo l'inizio della guerra in Russia partì volontario in seno al Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR). Promosso seniore[N 4] divenne comandante del 15° Battaglione "M" del Gruppo C.C.N.N. "Leonessa", partecipando a numerosi combattimenti. Cadde in azione il 15 dicembre del 1942,[2] durante un assalto durato quattro ore contro Quota 192[4] nei pressi di Orobinskji, nelle vicinanze del Don. Per questa azione nel 1952 fu insignito[N 5] di una quarta Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.[4] In suo ricordo è stata posto un medaglione con inciso il suo nome al centro della grande Croce posta sulla cima dell'Adamello, e la sezione dell'Associazione Volontari di Guerra di Brescia porta il suo nome. Il 25 maggio 1999 è stata posta una lapide in suo ricordo presso la Chiesa degli Alpini di Boario Terme.[2] Onorificenze«Comandante di un plotone di arditi, con sprezzo del pericolo superiore ad ogni elogio, con slancio meraviglioso, nonostante la difesa nemica e le aspre difficoltà del terreno, attaccava e per primo conquistava una fortissima posizione avversaria. In numerosi successivi attacchi continuava a dare luminosa prova di indomito coraggio e di alte virtù militari. Cima Zigolon, 25-28 maggio 1918.»
— [5] «Durante l'attacco di una posizione estremamente forte per natura del terreno e per arte, con mirabile slancio condusse all'attacco il proprio reparto. Ferito gravemente ad un braccio, si fece medicare sul posto e tornò, con pari ardore, alla testa del proprio plotone, che condusse sulla posizione nemica facendovi numerosi prigionieri. Monte Stabel (Adamello), 13 agosto 1918.»
— [6] «Ufficiale osservatore di una legione di Camicie Nere, benché in condizioni fisiche menomate, volontariamente assumeva il comando dei superstiti di un battaglione duramente provato e, in tre giorni di aspri combattimenti contro preponderanti forze, difendeva strenuamente una importante posizione. A tutti era di esempio per capacità, coraggio e sprezzo del pericolo. Alla testa di pochi legionari assaltava una compagnia nemica che tentava di infiltrarsi nello schieramento e, dopo furiosa lotta a bombe a mano, la costringeva a ritirarsi disordinatamente, catturandole armi e prigionieri. Bregu Scialesit (fronte greco), 8-11 febbraio 1941.»
— [7] «Comandante di Battaglione, ricevuto l’ordine di contrattaccare una posizione aspramente contesa, nonostante la violenta reazione, si poneva alla testa del suo reparto e con magnifico slancio respingeva le soverchianti forze nemiche. Ferito gravemente, conscio della propria fine, incitava i suoi uomini alla lotta e cadeva da valoroso. Don – quota 192 (fronte russo), 15 dicembre 1942.»
— [8] «Comandante di un nucleo di arditi, ricevuto l’ordine di ripiegare dopo essere stato per ben 16 ore aggrappato alle rocce a pochi metri dal nemico, si ritirava per ultimo dopo essersi assicurato che le salme dei caduti ed i feriti erano stati ricuperati dalla pietà dei compagni. Bello esempio di alte virtù militari e di elevato sentimento del dovere. Monte Stabel – Menicigolo (Trentino), 19 luglio 1918.»
— [9] «Ufficiale esploratore del battaglione, all'inizio di un attacco notturno conduceva una compagnia, dimostrando elevate qualità di combattente. Successivamente guidò con perizia una squadra contro un piccolo posto avversario. Colpito da una pallottola nemica restò sul posto fino al termine del combattimento.Uork Amba, 27 febbraio 1936.»
— [10] NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Periodici
Voci correlateAltri progetti
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