Germanedo
Germanedo (Germagnee in dialetto lecchese) è una parrocchia e un rione fortemente urbanizzato della città di Lecco di cui occupa il lato orientale. Geografia fisicaGermanedo (265 m.l.m.) è incastonato ai piedi delle colline moreniche che fanno da basamento ai monti Resegone e Magnodeno a circa due chilometri a sud-est del centro cittadino. È solcato da due torrenti: il principale è il torrente Còmero detto Bione il quale nasce tra il monte Resegone e il Pizzo d'Erna, scorre lungo la Val Còmera e sfocia nel lago di Garlate (prima sfociava a Pescarenico nel fiume Adda), famoso per le sue rovinose piene; l'altro è il torrentello Borra il quale scaturisce da una grotta di tufo chiamata popolarmente Tuf e prosegue la sua discesa verso valle quasi completamente interrato, per poi confluire nel torrente Viganella, corso d'acqua che fa da confine geografico con il rione di Acquate. StoriaSi pensa che i primi ad insediarsi nel luogo ove oggi sorge il rione furono i Longobardi, a causa della dedica della chiesa a santa Giustina, santa ortodossa: infatti nell'alto medioevo era uso consacrare le chiese situate in luoghi abitati da tale popolo a santi ortodossi, per allontanarlo dalla fede ariana.[1]
Nella seconda metà del XVIII secolo,[2] quando da secoli era inserito nella pieve di Lecco,[3] il comune ancora indipendente contava 273 abitanti, saliti a 340 nel 1803. All'anno 1809 risale la prima esperienza d'unione con Lecco su decreto di Napoleone, ma il ritorno degli austriaci annullò poi tale riforma.[4] Il borgo prese quindi a crescere sensibilmente, annoverando 621 residenti nel 1853.[5] A partire dalla costituzione del regno d'Italia, quando l'attività tessile era preponderante come testimoniano le numerose filande allora presenti,[6] si hanno dati precisi riguardo al numero di residenti grazie ai censimenti decennali attuati dallo stato, e l'ultimo dato disponibile è del 1921 quando i residenti risultavano essere 1114, poiché due anni dopo, nel 1923, il comune di Germanedo fu aggregato al comune di Lecco.[7] Nell'anno 2000 l'ospedale di Lecco, il più grande della provincia, è stato costruito in questo quartiere, poco distante dalla chiesa.[6] Etimologia del nomeNegli antichi documenti questo estremo nucleo abitato viene denominato in modi disparati: Zarmagna, Zermagniete, Zermagneda, Zermagniedo, Germagnè, Germagnedo. L'etimologia del nome “Germanedo” è misteriosa ed incerta. Si pensa sia dovuto ad una massiccia presenza nel passato in queste zone, di popolazioni originarie della Germania; ipotesi resa plausibile anche dalla frequenza da secoli a Germanedo del cognome Todeschini, che anch'esso richiama molto alla parola “tedesco”; “Todeschini” significherebbe infatti “provenienti dalla Germania”. Tipico di Germanedo è anche il cognome Invernizzi che alcuni dicono derivi dalla parola “svernare”, ossia scendere dalle montagne (nel nostro caso, dal vetusto villaggio di Campo de'Boj) per trascorrere l'inverno a valle (a Germanedo). Dante Olivieri nel suo "Dizionario di toponomastica lombarda" invece sostiene che il nome Germanedo deriverebbe dalla parola latina germinetum, ossia germoglio-germogliare. Non sussisterebbe perciò contraddizione alcuna, se ci fosse un nesso tra la parola "Germanedo" e le popolazioni nordiche stabilitesi o passanti in questa area geografica per la transumanza.[8] Collegamenti manzonianiSecondo una tesi dell'abate e geologo Antonio Stoppani, Alessandro Manzoni avrebbe ricavato la figura del pavido Don Abbondio, dall'amico e parroco di Germanedo Don Alessandro Bolis che resse la parrocchia dal 1807 al 1830. Alessandro Manzoni era stato compagno di collegio del Bolis ed ebbe modo di frequentarlo negli anni di sacerdozio a Germanedo. Il prete codardo e pigro, amico del Manzoni, senza volerlo entrò ne "I Promessi Sposi" divenendo uno tra i personaggi più importanti del romanzo. Note
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