Genocidio assiroL'espressione genocidio assiro - talvolta olocausto degli assiri, massacro degli assiri o Seyfo (in siriaco ܣܝܦܐ, seyfo, significa spada, olocausto o Shoah) si riferisce alla deportazione ed eliminazione di cristiani della Chiesa assira, della Chiesa ortodossa siriaca, della Chiesa cattolica sira e della Chiesa cattolica caldea compiuta nell'Impero ottomano dal governo dei Giovani Turchi[1][2]. Si valuta che negli anni 1915-1916 furono massacrati non meno di 275000 cristiani e, secondo alcune fonti, fino a 750000. Gli assiri erano abitanti originari del luogo, essendo sempre vissuti nei territori della Turchia, della Siria e della Mesopotamia (l'odierno Iraq). DescrizioneI massacri coinvolsero l'intero territorio dell'attuale Turchia e si concentrarono fondamentalmente sui più popolati territori orientali, giungendo a colpire anche la regione di Urmia, in Persia. I fatti avvenuti a Van e relativa provincia sono tra i maggiormente noti e documentati. Il massacro è assai meno noto del genocidio armeno e greco, del quale è tuttavia contemporaneo. Nel 2016, il 30 settembre, papa Francesco ha fatto visita alla comunità assira in Georgia. Il negazionismoL'espressione "negazionismo del genocidio assiro" indica un atteggiamento storico-politico che, utilizzando a fini ideologici-politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni evidenza il fatto storico del genocidio assiro. Il genocidio assiro è un fatto storicamente accertato. Interessi ideologici-politici-storici tendono a renderne difficile l'ammissione da parte di quanti in qualche modo si sentano vicini agli autori dell'olocausto degli assiri, o abbiano difficoltà culturali-storiche ad accettarlo, o per interessi geo-politici considerano dannoso ammetterlo[4]. Il negazionismo è un atteggiamento storico culturale, che fa uso di una serie di strumenti dialettici per negare l'evidenza dei fatti. Le motivazioni per assumere un atteggiamento negazionista possono essere disparate, tuttavia nel caso del genocidio assiro gli interessi politici concreti prevalgono su quelli culturali, avendosi un'utilizzazione del metodo negazionista in funzione di non fare concessioni politiche, necessarie in caso di ammissione del fatto. In realtà furono utilizzati vari espedienti per mantenere il silenzio, dalla minimizzazione del numero degli uccisi, dalla presentazione delle circostanze come necessità di difesa, dalla scissione dei massacri in singole azioni di dimensione inferiore al complesso.[5] Monumenti
Note
Bibliografia
Voci correlate
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