Gaetano Catanoso

San Gaetano Catanoso
Padre Gaetano Catanoso
 

Presbitero

 
NascitaChorio di San Lorenzo, 14 febbraio 1879
MorteReggio Calabria, 4 aprile 1963 (84 anni)
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione4 maggio 1997 da papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione23 ottobre 2005 da papa Benedetto XVI
Santuario principaleSantuario del Volto Santo, Reggio Calabria
Ricorrenza20 settembre
Patrono dicittà metropolitana di Reggio Calabria

Gaetano Catanoso (Chorio di San Lorenzo, 14 febbraio 1879Reggio Calabria, 4 aprile 1963) è stato parroco di Pentidattilo e della chiesa della Candelora di Reggio Calabria, dove realizzò un centro per la diffusione della vita eucaristica..

Chiamato "Confessore della Chiesa reggina", fu anche cappellano delle carceri e dell'ospedale, padre spirituale del seminario diocesano, canonico penitenziere della Cattedrale. Promosse e sostenne iniziative di sostentamento per le vocazioni ecclesiastiche e fondò la Congregazione delle Suore Veroniche del Volto Santo. Nel 1997 fu beatificato da papa Giovanni Paolo II e proclamato santo da papa Benedetto XVI il 23 ottobre 2005. Nella storia della Chiesa reggina, fu il primo sacerdote diocesano ad essere beatificato. La memoria liturgica ricorre il 20 settembre. È patrono della città metropolitana di Reggio Calabria[1].

Biografia

Targa commemorativa a San Gaetano Catanoso presso la piazzetta di Pentidattilo

Terzo di otto figli, a 10 anni entrò nel Seminario arcivescovile di Reggio Calabria ma, costretto per motivi di salute a ritorni temporanei in famiglia, all'età di 15 anni attirò l'attenzione improvvisandosi predicatore nella chiesa di Chorio, preludio alla sua futura missione sacerdotale.

Fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1902 dal cardinale Gennaro Portanova, arcivescovo di Reggio Calabria. Fino al marzo del 1904, rimase al seminario come prefetto d'ordine, poi fu nominato parroco di Pentidattilo, piccolo paese isolato e povero dell'area grecanica dove condivise con i suoi fedeli una vita fatta di stenti e privazioni, in un contesto socioeconomico che favoriva l'emigrazione all'estero.

Fu promotore nella devozione al Volto Santo, del quale divenne missionario nel 1918 aderendo all'arciconfraternita di Tours in Francia che gli permise nel 1919 di erigere una "Confraternita del Volto Santo" nella sua parrocchia di Pentidattilo. Nel 1920 scrisse Il Volto Santo.

Pur essendo costretto ad esercitare in una piccola località, condivise l'amicizia e le opere sociali ed assistenziali di due futuri beati, Luigi Orione e Annibale Maria Di Francia, favorendone lo sviluppo anche in Calabria.

Nel 1921 fu nominato parroco nella chiesa di Santa Maria della Candelora o della Purificazione a Reggio Calabria, dove esercitò fino al 1940. Qui ebbe modo di ravvivare nei fedeli la devozione eucaristica e mariana, promosse l'istruzione catechistica ed una "crociata" contro la bestemmia; indisse missioni per i fedeli sia in quaresima che nel mese di maggio, coordinando le cosiddette "Squadre Volanti" di sacerdoti, disposti ad aiutare i parroci per le confessioni e per le predicazioni.

Nel 1930 divenne canonico del capitolo della Cattedrale, dove fondò nel 1934 la congregazione delle Suore Veroniche del Volto Santo, con lo scopo di erigere asili e scuole di formazione catechistica in posti lontani e disagiati.

Nel 1935 vi fu la vestizione delle prime suore e l'apertura della prima casa a Riparo, nella periferia di Reggio Calabria; quindi nel 1956, stese le costituzioni, iniziò la costruzione della Casa Madre che ebbe l'approvazione il 25 marzo 1958 con l'Istituzione delle Suore Veroniche.

Giunto a sessant'anni, si dedicò alle confessioni, diventando "il confessore della Chiesa reggina" e direttore spirituale di vari istituti religiosi, pur continuando a guidare spiritualmente le suore.

Alle suore diceva:

«Voi dovete andare nei centri più abbandonati, là dove altre Congregazioni rifiutano di andare; il vostro posto è quello di raccogliere le spighe sfuggite ai mietitori.»

E sempre parlando delle suore diceva:

«Le suore che io volevo non dovevano avere né casa, né mobili, né giardino, dovevano essere ricche di povertà e senza pretese, accontentandosi di tutto, come dono del Signore. Le presi dal popolo, anime semplici e le mandai così, come gli Apostoli di Nostro Signore, senza nulla, nei paesi che più avevano bisogno.»

Il processo di canonizzazione ed il culto

La Chiesa di Reggio Calabria e le Suore Veroniche ne richiesero la beatificazione. Fu proclamato venerabile il 3 aprile 1990 e beato il 4 maggio 1997, in Piazza San Pietro, da papa Giovanni Paolo II. Fu canonizzato il 23 ottobre 2005 in Piazza San Pietro nella prima cerimonia di canonizzazione di papa Benedetto XVI.[2]

Diceva in una sua lettera pastorale in preparazione alla beatificazione di padre Catanoso, l'arcivescovo di Reggio Calabria-Bova Vittorio Mondello:[3]

«diventa beato uno dei nostri preti, di quelli che vivono a contatto con la gente, nell'esperienza quotidiana della vita parrocchiale, nell'impatto con il complesso mondo dei problemi, delle fatiche e dei disagi di ogni giorno. Diventa beato un prete di questo estremo lembo d'Italia, di questa terra che è il sud del Sud»

Il santo viene festeggiato anche a Gioia Tauro, il 20 settembre di ogni anno, con la novena che si svolge a partire dall’11 settembre.

Il 20 settembre,dopo la messa pomeridiana, la statua del santo viene portata in processione per le vie della città.

Il rientro in chiesa è accompagnato dai fuochi d’artificio. La sera in piazza si tiene un concerto a cura del comitato feste e a seguire,chiuderanno la serata i fuochi pirotecnici.

La parrocchia e le vie adiacenti sono illuminate a festa dalle grandiose luminarie.

Note

  1. ^ San Gaetano Catanoso Patrono della Provincia Reggina, in L'Avvenire di Calabria (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2016).
  2. ^ Omelia di canonizzazione pronunciata da papa Benedetto XVI domenica 25 ottobre 2005, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale e a conclusione dell'XI assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi.
  3. ^ Vittorio Mondello, Coraggioso testimone d'amore, in L'Osservatore Romano, 4 maggio 1997.

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Collegamenti esterni

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