Abitazione viennese, Neulinggasse 11, di Franz Theodor Csokor
Proveniente da una famiglia di origine ungherese, la sua fama è legata soprattutto all'attività teatrale, anche se fu attivo nella lirica, nella prosa e nel romanzo.[1]
Visse in gioventù, dal 1890 al 1908, nella piccola città di Mödling pochi chilometri a sud di Vienna e nel 1905 terminò gli studi liceali, per intraprendere successivamente un corso universitario di storia dell'arte. Fu amico di Broch, Musil e Werfel.[2]
La drammaturgia di Csokor in un primo tempo manifestò aderenze con l'Espressionismo, mentre dal 1929 in poi, con l'opera Gesellschaft der Menschenrechte, rientrò in elementi e principi più tradizionali.[1][3] La sua drammaturgia è simile, per la problematica, a quella di Brecht, Bruckner e Zuckmayer.[2]
Il suo lavoro più riuscito fu Gesellschaft der Menschenrechte ("La società dei diritti dell'uomo") del 1929, che narra la vita di Georg Büchner, ma di buon interesse risultò anche 3. November 1918 del 1936, che rievoca la fine dell'Impero austriaco.[1]
Durante la dittatura nazista manifestò forti critiche al regime e fu costretto alla fuga nell'Europa orientale: nel 1938 emigrò in Polonia, e dopo il bombardamento di Varsavia da parte dell'Aviazione tedesca nel 1939, fuggì da lì e si spostò dapprima a Bucarest e poi in Jugoslavia, dove sopravvisse al bombardamento di Belgrado nel 1941.[3] Da lì fuggì, per non cadere nelle mani dei tedeschi, sull'isola di Korčula dalmata, inizialmente dominata dalla Croazia fascista, poi annessa all'Italia fascista come Curzola.[3] Dopo la caduta di Mussolini nel 1943, fu portato con altri profughi più anziani a Bari nella parte dell'Italia già liberata.[4] Visse dopo la conquista di Roma dagli Alleati del 1944, lì e lavorò per la BBC. Nel 1945, ha celebrato la fine della guerra a Roma.[1]
Nel 1947 Csokor divenne presidente del club austriaco PEN, per il quale rimase attivo fino alla vecchiaia.[5]
Con il trascorrere degli anni, le tematiche portanti delle opere di Csokor mutarono da temi sociali e politici a argomenti di natura religiosa, ad esempio in Gottes General ("Il generale di Dio") del 1939 e Pilatus ("Pilato") del 1954.[1]
Opere
Tomba di Franz Theodor Csokor
Teatro
Die rote Straße, 1918
Die Stunde des Absterbens, 1919
Gesellschaft der Menschenrechte, 1929
Besetztes Gebiet, 1930
3. November 1918, 1936
Gottes General, 1939
Kalypso, 1942
Der verlorene Sohn, 1943
Cäsars Witwe, 1954
Pilatus, 1954
Hebt den Stein ab, 1957
Jadwiga, 1966
Der tausendjährige Traum, 1966
Alexander, 1969
Der Kaiser zwischen den Zeiten, 1969
Prosa
Hildebrands Heimkehr, eine deutsche Sage, 1905
Schuß ins Geschäft (Der Fall Otto Eißler), 1925
Über die Schwelle, Erzählungen, 1937
Der Schlüssel zum Abgrund, Roman, 1955
Der zweite Hahnenschrei, Erzählungen, 1959
Ein paar Schaufeln Erde, Erzählungen, 1965
Poesia
Die Gewalten, 1912
Der Dolch und die Wunde, 1917
Ewiger Aufbruch, 1926
Das schwarze Schiff, 1945
Immer ist Anfang, 1952
Autobiografia
Als Zivilist im polnischen Krieg, Amsterdam: Albert de Lange, 1940.
Auf fremden Straßen, Desch, Vienna 1955
Zeuge einer Zeit: Briefe aus dem Exil 1933 - 1950, Langen/Müller, Monaco 1955