Francis Leoncini
Francis Leoncini (Viterbo, 11 aprile 1915 – Crispiano, 10 maggio 1950) è stato un aviatore e militare italiano, pluridecorato pilota della Regia Aeronautica durante la Guerra civile spagnola e la seconda guerra mondiale, conseguì un totale di 19 vittorie aeree tra individuali e in collaborazione, venendo decorato con una Medaglia d'oro al valore aeronautico, tre Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare, tre Croci al merito di guerra, la Croce di Ferro di II classe tedesca, e la Cruz de guerra spagnola. BiografiaNacque a Viterbo l'11 aprile 1915,[1] figlio di Francesco e Sara Mancini.[N 1] e dopo essersi diplomato ragioniere presso l'Istituto Commerciale Paolo Savi, e nel 1933, grazie ad una borsa di studio conseguì il brevetto di pilota d'aeroplano. Nel 1936 si arruolò nella Regia Aeronautica come Allievo Ufficiale pilota di complemento, conseguendo in quello stesso anno il brevetto di pilota militare su velivolo Fiat C.R.20 e il grado di sottotenente. Completò l'addestramento militare su velivoli Fiat C.R.30 e C.R.32, e il 16 aprile 1937 fu inviato a combattere in Spagna, assegnato all'Aviazione Legionaria come pilota da caccia, inquadrato nella 31ª Squadriglia del XVIII Gruppo “Asso di Bastoni” (18º Gruppo caccia).[2] In seguito ad un incidente aereo avvenuto il 12 ottobre[N 2] dovette atterrare in territorio repubblicano,[3] venendo catturato e trascorrendo un anno in prigionia prima di essere rilasciato in seguito ad uno scambio di prigionieri. Rientrato in Italia entrò in servizio permanente effettivo per merito di guerra nel corso del 1939, assegnato al 22º Gruppo (22º Gruppo Autonomo Caccia Terrestre)[4] del 52º Stormo Caccia Terrestre dove conseguì l'abilitazione al pilotaggio del caccia Fiat G.50 Freccia.[4] Promosso tenente nel 1940, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia prese parte alle operazioni sul fronte occidentale[4] e poi alla Campagna di Grecia[4] nelle file del 51º Stormo Caccia Terrestre, venendo promosso capitano nel 1941. Nell'estate del 1942 partì per il fronte orientale al comando della 361ª Squadriglia, 21º Gruppo Autonomo Caccia Terrestre, dotata dei monoplani Aermacchi C.202 Saetta.[4] Rientrato in Italia nel corso del 1943, basandosi a Firenze, il reparto rientrò subito in azione dapprima sul Mar Mediterraneo e poi sulla Sicilia.[4] Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre, il suo gruppo si trasferì sull'aeroporto di Lecce-Galatina,[5] nell'Italia meridionale, passando poi in forza alla neocostituita Italian Co-Belligerent Air Force. Il reparto, dotato di un misto di C.202 e C.205V Veltro si distinse in operazioni belliche nei Balcani.[6] Promosso maggiore nel 1944, dopo la fine della guerra transitò in servizio nell'Aeronautica Militare, divenendo tenente colonnello nel 1947. Curò l'introduzione in servizio del primo caccia a reazione, il de Havilland Vampire, prelevando i primi esemplari direttamente in Inghilterra nel 1950. Sull'aeroporto di Foggia-Amendola diresse la prima Scuola di Volo Aviogetti, il NAVAR (Nucleo Addestrativo Velivoli a Reazione). Perì durante un incidente aereo a Crispiano (provincia di Taranto) il 10 maggio 1950,[7] quando il suo P-39 Airacobra precipitò al suolo a causa di un guasto meccanico, lasciando la moglie, signora Ornella Conti e i due figli Paola e Francesco. Accreditato al pilotaggio di numerosi tipi di velivolo,[N 3] insignito della Medaglia d'oro al valor aeronautico,[1] di tre Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare, tre Croci al merito di guerra, della Croce di Ferro di II classe tedesca, aveva compiuto 835 ore di volo in guerra, accreditato dell'abbattimento di 19 aerei nemici tra individuali o in collaborazione. La sezione dell'Associazione Arma Aeronautica di Viterbo porta il suo nome, così come una via della città, una scuola elementare a Foggia, e una strada all'interno dell'Aeroporto di Lecce. Onorificenze italiane«Arditissimo comandante di squadriglia da caccia, alla testa del suo reparto, partecipava a numerose azioni belliche, audaci mitragliamenti di truppe, di postazioni nemiche, scorte e crociere. In due aspri combattimenti, contribuiva all'abbattimento di dieci avversari. Cielo della Grecia, novembre 1940-gennaio 1941.»
— Regio Decreto 3 luglio 1942[8] «Comandante di squadriglia da caccia già affermatosi per abilità e valore, in numerose azioni di guerra, alla testa del suo reparto conseguiva brillanti risultati. In due aspri combattimenti contro superiori forze nemiche attaccava con altro spirito aggressivo collaborando all'abbattimento di sette velivoli. In arditi mitragliamenti riconfermava le sue alti doti di combattente trascinando i suoi gregari ad ogni audacia. Cielo del Don (Fronte russo), giugno-settembre 1942.»
— Decreto Luogotenenziale 3 maggio 1946[9] «Ufficiale superiore comandante di reparti da caccia, già distintosi su vari fronti di guerra, confermava in un nuovo ciclo operativo le sue qualità di combattente generoso e tenace. Coglieva alla testa dei suoi reparti, brillanti vittorie partecipando a numerose missioni belliche con indomabile ardimento ed aggressività. Cielo dei Balcani, 10 aprile 1944- 25 aprile 1945.»
«Volontario in missione di guerra per l'affermazione dell'ideale fascista, quale pilota da caccia compiva 45 missioni belliche dimostrando di possedere magnifiche doti di ardimento. Instancabile ed appassionato, in lunghi voli di scorta e di crociera in località notevolmente addentro il territorio nemico e su obiettivi particolarmente difesi e difficili, portò sempre a termine nel modo più brillante i compiti affidatigli dimostrando altissimo senso del dovere. Megnifico esempio di sereno sprezzo del pericolo. Cielo di Cordoba, merida, Santader, 18 aprile 1937-11 agosto 1937.»
«Esperto ed eccezionale pilota, già brillante comandante di Reparto da caccia in guerra, più volte decorato al Valor Militare. Veniva prescelto quale comandante del primo Reparto di Aviogetti in dotazione all'Arma. Durante un volo di collegamento, subiva una grave avaria che determinava l'arresto del motore. Anziché fare immediato uso del paracadute, impegnava sino all'estremo tutte le risorse della sua eccezionale perizia nel dichiarato intento di salvare la macchina a lui affidata ed evitare la caduta incontrollata di essa. L'improvviso manifestarsi di un incendio a bordo, rendeva vano il suo generoso tentativo. Trovata così morte gloriosa, affermando ancora una volta la perizia e la generosità del pilota italiano. Martina Franca, 20 maggio 1950.[1]»
— D.P.R. 26 aprile 1964[10] Onorificenze estereNoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
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