Francesco Migliori![]() Francesco Migliori o Meliori (Venezia, 1684 ? – Venezia, dopo il 1736) è stato un pittore italiano che fu attivo a Venezia, nei territori della Serenissima e a Dresda. La data di nascita è piuttosto incerta e potrebbe essere anticipata di circa una decina d'anni secondo quanto riportato in un registro dell'Arte dei Pittori del 1724-28 che lo descrive senza prole e di anni cinquantacinque[1]. Per quanto riguarda la data di morte, comunemente fissata al 1734, va senz'altro spostata dopo la fine del 1736 quando ricevette un ultimo pagamento per i lavori a San Marcuola[2]. Biografia![]() Le notizie primarie ci provengono da Pietro Guarienti (1753, da qui anche le incerte date di nascita e morte) che lo descrive così: «nella su prima età e maniera dipinse con tal forza di colorito, ed esattezza di disegno, che da tutti gli veniva fatto il pronostico di dover essere col tempo il migliore pittore della sua età; ma per un impensato accidente avendo perduto il cervello, benché dopo qualche tempo avesse riacquistato la cognizione ed il giudizio, pure non poté riprendere il vago e aggiustato stile di dipingere»[3]. La effettiva portata di questa perdita di senno è tutta da valutare e collocare temporalmente. È evidente un netto cambio delle impostazioni stilistiche nei due cicli pittorici realizzati a Dresda (1712?), che tra l'altro lo posizionano tra gli artisti di prestigio in quel periodo. Nel primo ciclo a tema biblico (Caino e Abele, Sacrificio di Isacco, Giuseppe interpreta i sogni, Lot e le figlie, Cimone e Pero, tutti distrutti di cui restano solo le fotografia) è evidente, nella composizione semplificata e nel marcato chiaroscuro, un'ispirazione alla corrente di Bencovich e Piazzetta, pur mantenendo una forte dipendenza dai "tenebrosi" veneti – che fra l'altro lo fa supporre ultimo allievo del Molinari[2]– ; nell'altro ciclo a tema mitologico (Bacco e Arianna e il Ratto di Europa, sopravvissuti invece), l'attenzione è più spostata verso il colore e la luminosità del Ricci, ma in altri elementi naturalistici più vicino ad un Giordano o ai bolognesi come Cignani o Pasinelli[4]. Ne risulta quindi una personalità pronta ad esperire tutta la varietà pittorica presente, e richiesta dal mercato, nel suo tempo. Nonostante questa transizione verso il Rococò il Migliori si trova a mantenere un impianto iconografico riferibile al Cinquecento: è il caso dell'Assunta di San Stae (dopo il 1722) e della Crocifissione di Cristo con i santi Lorenzo, Lucia e Rocco di Sambughè. Nell'aprile del 1728 inizia alcuni cicli di opere, alcune perdute, per San Marcuola, appena rifabbricata dal Massari, e per la vicina Scuola del Cristo che terminerà nel 1736 con la consegna della pala per l'altare maggiore (oggi dispersa)[2]. Questi dipinti avevano lo scopo di aggiornare ed unificare la decorazione pittorica della chiesa e rappresentano prevalentemente i due santi titolari. Dapprima consegnò i dipinti per la sagrestia, di cui restano i due teleri Fortunato che assiste al martirio di Ermagora e Battesimo conferito da Ermagora alle santi martiri Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma nonché la tela da soffitto con la Gloria dei santi Ermagora e Fortunato. Successivamente consegnò i due grandi teleri per il soffitto dell'aula e del presbiterio, il primo, più grande, di nuovo con una Gloria dei santi Ermagora e Fortunato ed il secondo, di soggetto eucaristico, con La caduta della manna. Infine dopo aver dipinto i due piccoli quadri con la Vergine Addolorata e San Francesco di Paola, ora posizionati ai due fianchi del pulpito di sinistra, consegnò la già detta pala con l'Assunzione della Vergine per l'altare maggiore[5]. Note
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