Francesco CiloccoFrancesco Cillocco o Cilocco (Cagliari, 20 dicembre 1769 – Sassari, 30 agosto 1802) è stato un rivoluzionario, notaio del Regno di Sardegna, poi ribelle ai Savoia, considerato un patriota sardo dall'autonomismo ed indipendentismo isolano.[1] BiografiaProveniente da una famiglia agiata ebbe un'istruzione che gli consentì di occuparsi di questioni giudiziarie. Nel 1794 fu uno dei capi della rivolta contro casa Savoia[2]. Il malcontento accumulato fino a quel momento esplose con un moto di ribellione fra notabili e popolo cagliaritano che, il 28 aprile 1794, catturarono ed espulsero da Cagliari il Viceré e tutti i funzionari piemontesi; la giornata è oggi commemorata come Sa die de sa Sardigna e festa del popolo sardo.[3] Essendo un eloquente oratore, l'anno successivo fece parte di una delegazione inviata a Sassari per sedare le richieste di autonomia della Sardegna settentrionale[2]. La sua loquela fece colpo sui locali che gli chiesero di guidarli contro i potenti sassaresi[2]. Riuscì a raccogliere insieme a Gioachino Mundula circa 13.000 persone che assediarono Sassari il 28 dicembre 1795. I baroni che governavano Sassari si diedero alla fuga [2]. Dopo aver ottenuto questo risultato, il 31 dicembre partì per rientrare a Cagliari[2], assieme agli altri due membri della delegazione, avendo posto al governo personaggi a lui fedeli. Il 10 gennaio 1796 giunsero Cagliari, non senza aver incontrato opposizione durante il viaggio, e il 14 successivo fecero rapporto agli Stamenti[2]. A seguito della repressione scatenata dai monarchici fu costretto a riparare a Parigi[2]. Trasferitosi in Corsica, nel gennaio del 1801, organizzò una spedizione in Sardegna sperando di ottenere un appoggio da Napoleone[2]. Cercando l'appoggio di banditi e pastori, nel marzo 1802, sbarcò ad Aggius[2] fronteggiante la sponda della Corsica. Qui raccolse un manipolo di pastori con il quale si prometteva di attaccare Tempio Pausania, residenza del comandante civile e militare della Gallura[2]. L'azione svanì a seguito di alcune delazioni e a causa del servizio di spionaggio del regime, portando allo scioglimento della forza[2]. Dopo aver tentato di affermare, insieme al sacerdote Francesco Sanna Corda, i principi della Rivoluzione francese[4] il 12 giugno tentò un nuovo sbarco, che colpì di sorpresa, e tra il 16 e il 18 giugno, riuscì a conquistare alcune difese costiere e un battello[2], ma la reazione dei piemontesi lo costrinse a ritirarsi. Rimase per mesi nascosto tra le montagne per evitare l'arresto ma l'esecuzione di alcuni suoi uomini lo espose a ritorsioni da parte dei parenti dei giustiziati e il 25 luglio del 1802 venne rintracciato e consegnato alle autorità[2]. Venne processato e condannato a morte e il 30 agosto del 1802 impiccato sulla pubblica piazza[2]. Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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