Ippolita, monaca agostiniana nel monastero di San Giuseppe de’ Ruffi a Napoli nel 1614, poi carmelitana scalza nel monastero di San Egidio a Roma dall'ottobre 1628, come suor Maria Teresa del Gesù (1598/1599 - 1676);
Federico (1600 - all'assedio di Tarragona 25 settembre 1641)[3], sposò il 13 ottobre 1624 Margherita Branciforte d'Austria (19 marzo 1605[4] - 24 gennaio 1659), figlia di Don Francesco Branciforte Barresi e di Donna Juana d'Austria, figlia di Don Giovanni d'Austria[5]. Fu pretendente al titolo di Principe di Paliano, che il padre in eredità concesse al secondogenito maschio. Ebbe un figlio:
Antonio (1625 - 16 dicembre 1628), morto di epilessia in tenera età[6].
Girolamo (1604-1666), cardinale, cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro;
Carlo (1606-1686), monaco benedettino, arcivescovo di Amasia (1643), patriarca di Gerusalemme (1638);
Marcantonio V (1608/1609-1659), duca di Paliano, cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro;
Vittoria (11 aprile 1610 - 22 agosto 1675), co-fondatrice del monastero di Regina Coeli, del quale divenne badessa, come suor Chiara Maria della Passione;
Giovanni Battista (c. 1611 - 8 aprile 1637), patriarca di Gerusalemme dal 1636;
Prospero (28 dicembre 1613 - 5 aprile 1656), gran priore dell'Ordine di Malta;
Pietro (battezzato il 12 dicembre 1616 - testò il 2 novembre 1643), abate di San Clemente in Pescara;
^Archivio per l'antropologia e l'etnologia. Volume 133, 2003, p.26.
^Per quanto riguarda l'intera genealogia si veda in Pio Pecchiai, Un famoso duello al Corso, in Strenna dei Romanisti 1952, p. 105:
«Il ramo principale dei Colonnesi dimorante da parecchi secoli nella residenza del palazzo ai SS. Apostoli, al tempo cui ci riferiamo aveva per capo Filippo di Fabrizio (1578-1639), gran contestabile del regno di Napoli. Dalla consorte Lucrezia Tomacelli, defunta sin dal 1622, di antica famiglia papale, aveva avuto dieci figli. Primogenito era Federico, già accasato con la ricca ereditiera siciliana Margherita Branciforte che gli portò in dote vasti feudi e il titolo di principe di Butero, da lui assunto. Venivano poi: Girolamo, elevato alla sacra porpora da Urbano VIII nel 1627; Carlo, duca di Marsi (titolo trasmessogli dal secondogenito nell'entrare in prelatura), scapolo e libertino; Marcantonio, marito d'altra ricca ereditiera siciliana, Isabella Gioeni Cardona; Prospero, cavaliere di Malta; Giovan Battista, patriarca di Gerusalemme (dignità ereditata in seguito dal fratello Carlo), e Pietro, morto giovanetto. Delle tre femmine, solamente Anna si era sposata, nel 1627, con Taddeo Barberini, nepote di Urbano VIII. Vittoria, entrata al Carmelo, fondò poi, insieme con la sorella rimasta vedova, il monastero di Regina Coeli, del quale divenne badessa; ed Ippolita andò a monacarsi a Napoli nell'aristocratico monastero di S. Giuseppe dei Ruffi.»