Feu fiscalIl termine feu ("fuoco", "fiamma", dal latino focus, "il focolare") designa nel Medioevo il focolare, dapprima in senso stretto (il luogo dove il fuoco brucia) poi figurato: l'alloggio familiare (cfr. l'espressione sans feu ni lieu, "senza focolare né casa"), poi la famiglia stessa. In breve, viene utilizzato come unità di base per l'imponibile, il calcolo e la riscossione dell'Imposta diretta; si parla allora di feu fiscal ("focolare fiscale"). I Fouage de Bretagne (il nome deriva dalla parola "fuoco") erano un'imposta fondiaria dovuta per fuoco in Bretagna. Storia e descrizioneHa una origine comune con il focatico, o fuocatico, che era un'imposta applicata su ciascun fuoco, o focolare, cioè su ciascuna abitazione di un gruppo familiare, o su ciascun fumante se l'abitazione comprendeva più gruppi familiari, che ebbe vasta diffusione nell'Europa medievale e moderna. Per le tasse ripartite, il principio è di dividere la somma da raccogliere per il numero di "focolari", la qual cosa richiede un lavoro di censimento dei "fuochi" detto « il vero lavoro ». Il compito è relativamente semplice da eseguire a livello di un comune urbano. D'altra parte, il compito assume ben diversa dimensione nell'ambito di una zona rurale, o a livello di Regno. Così, il Re di Francia procede a un solo censimento del suo territorio, nel 1328. Il risultato è incompleto, poiché esso esclude i grandi feudi (Guyenne, Fiandre) e alcuni Appannaggi. Inoltre si è avuto un rapido ridimensionamento dopo la Grande Peste. Nel 1426, il duca di Bretagna, Giovanni VI il Saggio, procede a una réformation des fouages[1], allo scopo di limitare le esenzioni (le famiglie nobili devono dimostrare la loro nobiltà) nella provincia[2]. Ci sono quindi spesso états de feux (stati dei focolare) per comunità urbana o per circoscrizione territoriale (Baliato e siniscalcato in Francia). Inoltre la loro precisione è relativa in prospettiva: questi non cessano di chiedere al potere centrale delle revisioni, sempre in diminuzione, invocando chi una carestia, chi un'epidemia. Il numero totale dei "fuochi" è quindi oggetto di un aspro mercanteggiare tra potere centrale e comunità locale, senza prendere in considerazione la realtà sul campo. Inoltre, le famiglie più povere sono raggruppate, a livello parrocchiale, in un unico focolare, per una tassazione collettiva. Si arriva a conteggi scontati rispetto alla realtà, con arrotondamenti. L'imposta sul focolare (feu fiscal) diventa un'unità puramente teorica, che si distingue dal « feu allumant » « fuoco che illumina », corrispondente all'abitazione della famiglia. Il suo valore varia spesso a seguito degli anni o della condizione sociale e anche all'interno di una stessa città. È possibile anche che venga fissata arbitrariamente. Così, nel 1426, il duca di Bretagna dispone che il "fuoco" corrisponda a tre « estagiers »[3] (capi famiglia). Per stimare il numero di abitanti da quella data partendo dai "fuochi", può essere applicato il moltiplicatore 5. Così per una popolazione da 34 "focolari" diventano 170 abitanti.[4] [5][6][7] Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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