Felis lybica
Il gatto selvatico afroasiatico (Felis lybica Forster, 1780) è una specie della famiglia dei Felidi presente, con tre distinte sottospecie, in Africa, Asia occidentale, Asia centrale e India. I rappresentanti di Felis lybica erano considerati sottospecie del gatto selvatico (Felis silvestris) fino ad una revisione della classificazione effettuata nel 2017, a seguito della quale è stato assegnato loro lo status di specie a sé. DescrizioneIl gatto selvatico afroasiatico è un felino dalla struttura slanciata e dalla pelliccia color sabbia (da beige a grigio o rossastro). Gli esemplari che vivono nelle regioni aride sono generalmente di colore più chiaro e meno striati o macchiati rispetto a quelli delle regioni più umide. I maschi presentano una lunghezza testa-corpo di 46-74 cm, hanno una coda lunga 25-36,8 cm e pesano 2-6,2 kg. Le femmine sono in genere leggermente più piccole e leggere dei maschi, con una lunghezza testa-corpo di 40,6-62 cm, una coda di 22-35,5 cm e un peso di 2-5,5 kg.[2] Il gatto selvatico afroasiatico differisce da quello europeo (Felis silvestris) per il mantello più corto e la morfologia del cranio. Il muso è proporzionalmente più stretto, le file dei molari sono più lunghe e i molari sono più grandi.[3] Tutte e tre le sottospecie assomigliano per aspetto e forma ai gatti domestici a pelo corto. In questi ultimi, tuttavia, il dorso delle orecchie è solitamente grigio scuro o nerastro con al massimo una debole sfumatura rossastra alla base, mentre è di colore bruno-rossastro nei gatti selvatici africani e giallastro o color cachi in quelli asiatici. Inoltre, il gatto selvatico afroasiatico ha zampe più lunghe dei gatti domestici.[2] BiologiaOccupando un areale tanto ampio, che si estende su due continenti, il gatto selvatico afroasiatico è presente in habitat molto diversi. È generalmente assente nelle aree in cui le precipitazioni annuali sono inferiori a 100 mm, fatta eccezione per le regioni aride nelle immediate vicinanze di uno specchio d'acqua. Inoltre, l'habitat deve offrire una copertura adeguata sotto forma di arbusti, grandi ciuffi d'erba, rocce o persino piante coltivate. La copertura è necessaria sia per avvicinarsi di soppiatto alla preda, che per nascondersi dai predatori più grandi. È notturno e caccia principalmente a terra, sebbene talvolta catturi le sue prede sugli alberi. I roditori costituiscono la stragrande maggioranza della dieta, ma vengono predati anche insetti e altri artropodi, piccoli rettili come scinchi, lucertole e serpenti, piccoli uccelli e mammiferi un po' più grandi come conigli, lepri, giovani antilopi e agnelli. Il limite massimo delle dimensioni della preda sembra aggirarsi sui tre-quattro chilogrammi.[2] Il gatto selvatico afroasiatico è solitario e territoriale: i maschi occupano territori notevolmente più grandi rispetto alle femmine. I confini dei territori di entrambi i sessi vengono marcati con l'urina. Le vocalizzazioni sono identiche a quelle del gatto domestico. Il periodo di gestazione va dai 56 ai 65 giorni, trascorsi i quali nascono da uno a cinque piccoli per figliata, che nascono con gli occhi chiusi e con un peso di 80-120 grammi. Le nascite avvengono solitamente in una tana sotterranea, una piccola caverna, una fessura tra le rocce o in qualche altro nascondiglio. In cattività il gatto selvatico afroasiatico può riprodursi anche due volte all'anno e raggiungere un'età massima di 15 anni.[2] TassonomiaSecondo una revisione della classificazione dei felidi pubblicata nel 2017 dal Cat Specialist Group della IUCN, il gatto selvatico afroasiatico si suddivide in tre sottospecie:[4]
Tutte e tre queste sottospecie venivano originariamente assegnate al gatto selvatico (Felis sylvestris). Tuttavia, in quanto il gatto selvatico europeo è stato riconosciuto come specie indipendente a seguito della revisione della classificazione dei felidi, Felis lybica è diventato il nome scientifico per indicare la specie cui appartengono queste tre sottospecie.[4][5] Il nome Felis lybica venne introdotto nel 1780 dal naturalista tedesco Georg Forster in un commento alla Storia naturale del naturalista francese Georges-Louis Leclerc de Buffon.[6] Note
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