Fara (Eruli)Fara (fl. VI secolo) (noto anche come Varo) fu un comandante delle forze Eruli leali all'impero bizantino vissuto nel VI secolo. Viene brevemente citato da Procopio nel suo Storia delle guerre di Giustiniano.[1] Gibbon fa notare, nel suo Storia del declino e della caduta dell'Impero romano, che Fara fu un ufficiale noto per la sua "onestà e sobrietà".[2] Comandante contro i Persiani a DaraNel 530, da quanto dice Procopio, Fara e le sue forze supportarono i Romani a Dara contro l'invasione persiana dell'impero bizantino (526-530). In questa occasione guidò 300 Eruli prima contro fanteria e cavalleria persiane, e poi in un attacco sul fianco della retroguardia persiana.[3] Agguato e cattura del re vandalo GelimeroNel 533-34 Fara intercettò il re dei Vandali Gelimero, intento a fuggire dall'Africa per cercare riparo in Spagna dopo la sconfitta subita nella battaglia di Ticameron. Fara bloccò Gelimero per tre mesi sui monti Pappuani in Africa settentrionale. Fara scrisse a Gelimero chiedendogli di arrendersi, garantendo che sarebbe stato trattato bene dall'imperatore Giustiniano I. Secondo la traduzione fatta da Gibbon dell'opera di Procopio, Fara scrisse: «Come te, anch'io sono un barbaro illetterato, ma parlo col cuore ed ho un cuore onesto. Perché persisti nella tua ostinazione senza speranza? Perché vuoi rovinare te, la tua famiglia, e il tuo popolo? Per amore della libertà e odio della schiavitù? ohimè! mio caro Gelimero, non sei già il peggiore degli schiavi, schiavo della vile nazione dei Mori? Non sarebbe meglio subire a Costantinopoli una vita di protervia e servizio, piuttosto che regnare su una dubbia monarchia nei monti di Papua? Pensi che sia una disgrazia essere sottomessi a Giustiniano? Belisario è il suo soggetto; e noi stessi, la cui origine non è inferiore alla tua, non ci vergogniamo della nostra obbedienza all'imperatore romano. Questo generoso principe ti garantirà ricchi possedimenti terrieri, un posto in senato, e la dignità dei Patrizi: queste sono le sue intenzioni, e puoi contare sulle parole di Belisario. Dal momento che il paradiso ci ha condannati a soffrire, la pazienza è una virtù; ma, se rifiutiamo la liberazione che ci viene offerta, degenera in cieca e stupida disperazione» All'inizio Gelimero rifiutò, ma in seguito si arrese al generale Belisario, che lo inseguì fin dalla battaglia di Ticameron per poi unirsi a Fara. Note
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