Eugenio di Cartagine
Eugenio (V secolo – nei dintorni di Albi, 505) è stato un vescovo africano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. AgiografiaDurante il regno dei Vandali, popolo di confessione ariana, la diocesi di Cartagine rimase a lungo vacante finché re Unnerico concesse agli abitanti di nominare il proprio vescovo. Venne quindi eletto Eugenio, uomo pio e caritatevole, che presto dovette soffrire le persecuzioni degli eretici e del dispotico monarca.[1] Nel febbraio 484 Unnerico organizzò un concilio proprio a Cartagine[1] al quale convocò tutti i vescovi africani sperando nella loro adesione all'arianesimo. Assieme a numerosi altri, in quell'occasione Eugenio ribadì la sua fedeltà all'ortodossia cristiana e subì quindi le ire del sovrano: venne confinato a Turris Tamalleni (nei dintorni dell'attuale Kébili) sorvegliato dallo spietato Antonio, un vescovo eretico.[1] Con la morte di Unnerico, nel dicembre del 484, Eugenio poté tornare a Cartagine; ma l'ascesa al trono di Trasamondo, nel 496, portò altre persecuzioni.[1] Eugenio venne nuovamente bandito e finì in Gallia dove morì nel 505.[1] Una tradizione afferma invece che Eugenio avesse concluso la sua esistenza in esilio sull'isola di Bergeggi,[1] dove edificò una chiesa. Si dice che le sue reliquie, successivamente traslate nella chiesa di San Paragorio a Noli, ricomparvero miracolosamente nel luogo di culto da lui fondato.[1] NoteBibliografia
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