L'enigma della sfinge è il primo enigma della storia di cui si abbia documentazione. Nella mitologia greca veniva posto dalla sfinge all'ingresso della città di Tebe ai passanti e chi non fosse stato in grado di risolverlo sarebbe stato strangolato o, secondo altre fonti, divorato[1] dal mostro.
Fonti
[2]L'indovinello viene citato da vari autori, come ad esempio Pseudo-Apollodoro, che descrive la Sfinge in modo classico, ossia un leone con volto da donna ed ali da uccello.
L'enigma che essa, inviata da Era ed accovacciata sul Monte Ficio, [3] propone è:
Essa si avventava sui tebani che non rispondevano e li divorava. Creonte, dopo aver perso anche il figlio Emone, stabilì che chi l'avesse sconfitta avrebbe avuto il regno e la mano della vedova di Laio, Giocasta. Edipo ebbe successo, spiegando che la risposta era "l'uomo", che gattona da neonato, cammina su due gambe da adulto e si appoggia su un bastone da anziano. La Sfinge si suicidò dall'acropoli dopo la sconfitta.[6]
«Esiste qualcosa sulla terra che ha due piedi, quattro piedi e tre piedi ed ha una sola voce, è l'unico, tra coloro che si muovono sulla terra, in cielo e nel mare a cambiare la propria natura, ma quando per camminare usa più piedi la sua velocità in proporzione diminuisce.[9]»
Né Sofocle né Euripide citano l'enigma della Sfinge, pur citando lo scontro fra essa ed Edipo;[11] e neppure Igino, che considera la Sfinge figlia di Tifone.[12]
La sconfitta della Sfinge è rappresentata drammaticamente da Seneca nella sua tragedia, l'Edipo.[13]
«Sphyngem aenigmatico Thebis sermone timendam Oedypus ad propriam torserat arte necem: Quaesitum est cui mane pedes sint bis duo, luce Sed media bini, tres ubi vesper adest. Victor abhinc Lajum nolentem cedere caedit, Ducit et uxorem quae sibi mater erat.»
(IT)
«Scaltramente Edipo aveva costretto ad uccidersi la Sfinge, temuta da tutta Tebe per i suoi enigmi: essa chiedeva chi si regge su quattro piedi il mattino, su due al meriggio, su tre al vespro. Vincitore, uccide Laio che non vuol cedere il passo, e prende per moglie colei che gli era madre.»
(Trad. it. di Bruno Cerchio, da Michael Maier, Atalanta fugiens, emblema XXXIX, pp. 213-214, Roma, Mediterranee, 1984)
Nella cultura di massa
La figura della sfinge compare ne La storia infinita di Micheal Ende, dove Atreiu, per avere colloquio con l'Oracolo del Sud, deve attraversare tre portali. Il primo di questi è difeso da due sfingi, le quali tuttavia non pongono alcun quesito e concedono il passaggio solamente a chi ne sia ritenuto realmente degno.
Curiosità
Esiste una kylix a figure rosse del 470 a.C. che rappresenta Edipo dinanzi alla Sfinge. A fianco del primo vi è la parola "ΟΙΔΙΠΟΔΕΣ" mentre la Sfinge pronuncia la parola "ΚΑΙΤΡΙ[ΠΟΝ]" ("e i Tripodi"), scritta al rovescio. Potrebbe essere un gioco di parole, essendo ΟΙΔΙΠΟΔΕΣ trasformabile in ΟΙ ΔΙΠΟΔΕΣ, ossia da una variante del nome "Edipo" a "i bipedi". In tal caso "i bipedi" avrebbe come risposta "ΚΑΙ ΤΡΙ[ΠΟΝ]" (e i tripodi) che a sua volta è una citazione da varie forme dell'indovinello.[15]
Simili enigmi non greci
Enigmi simili a quelli della Sfinge sono stati registrati in molte culture differenti[5], come ad esempio fra i mongoli del Selenga[16], fra le tribù centrali africane un tempo colonie inglesi[17] e fra quelle della Guascogna.[18]
^Cfr. la traduzione in inglese qui = The deipnosophists or banquet of the learned of Athenaeus, translated by C. D. Yonge, B. A., vol. II, London, Henry G. Bohn, York Street, Covent Garden. 1854, pag. 720.
^Il passo è corrispondente a quello di Antologia Palatina, XIV, 64; cfr. Scholia in Euripidem, Phoenissae, 50; ipotesi delle Fenicie di Euripide, pp. 243-244 Schwartz; Tzetzes, Scholia in Lycophronem, 7.
^Sofocle, Edipo re, vv. 391 sgg.; Euripide, Le fenicie, vv. 45 sgg. e v. 1507
^Descriptive ethnology, R. G. Latham, vol. 1, eastern and northern asia-europe, london, John Van Voorst, Paternoster row., 1859, pag. 325.
^Winning a primitive people, sixteen years' work among the warlike tribes of the Ngoni and the Senga and Tumbuka peoples of central Africa, Donald Fraser, New York, E. P. Dutton & Company, 1914, pag. 171.
^Les Littératures populaires de totutes les nations, tome 19, Paris, Maisonnevuve Frères et Ch. Leclerc, 1886 - Contes populaires de la Gascogne par M. Jean-François Bladè, tome 1, Paris, 1886 , pagg. 3-14.
Bibliografia
(GRC, LA) Eduard Schwartz (a cura di), Scholia in Euripidem, vol. 1, Berlino, G. Reimer, 1887.