Engelberto di Berg
Engelberto di Berg, o Engelberto II di Berg o Engelberto I di Colonia (Solingen, 1185 o 1186 – Gevelsberg, 7 novembre 1225), fu arcivescovo di Colonia dal 1216 fino alla sua morte ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica; inoltre, pur non avendone la titolarità, resse contea di Berg dal 1218 fino alla sua morte. OrigineEngelberto, secondo la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, era il figlio secondogenito del terzo conte documentato della contea di Berg, Engelberto I e di Margherita di Gheldria[1], che, ancora secondo la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, era sorella del conte di Gheldria, Ottone I[2], quindi figlia del conte di Gheldria e conte di Zutphen, Enrico I (Gherrit und dye ander Otte)[3] e di Agnese d'Arnstein.
BiografiaGiovinezzaNel maggio 1189, suo padre, Engelberto I, partì per la terza crociata al seguito dell'imperatore Federico Barbarossa. La spedizione seguì il corso del Danubio, attraverso i Balcani. Engelberto I morì all'inizio di luglio 1189 vicino a Kubin, nel Banato, vicino all'allora confine ungherese-bizantino (attualmente Kubin si trova in Serbia, nel Distretto di Braničevo[7]). Era il secondo della famiglia a morire durante una crociata; infatti suo fratellastro, Adolfo, era morto il 28 luglio 1148 durante l'assedio di Damasco durante la seconda crociata, come conferma la Chronica regia S. Pantaleonis, non consultata[6].
Nel 1206, per aver preso sostenuto la politica dell'arcivescovo di Colonia, Adolfo I, suo cugino, e del conte suo fratello, Adolfo III, a favore di Filippo di Svevia contro Ottone di Brunswick, fu destituito e scomunicato da papa Innocenzo III. Tuttavia, dopo la morte di Filippo di Svevia, nel 1208 fece atto di sottomissione al papa e come atto di penitenza partecipò, assieme al fratello, Adolfo III, alla crociata contro gli Albigesi nel (1212); già, nel 1211, comunque Engelberto viene citato nel documento n° 34 del Urkundenbuch für die Geschichte des Niederrheins, Volume 2, inerente alla donazione di un reddito all'abbazia di Siegburg da parte di suo fratello, Adolfo III, come prevosto del duomo di Colonia (fratris nostri Engilberti maioris domus in Colonia prepositi)[8]. Dopo la battaglia di Bouvines (1214) giurò fedeltà definitivamente a Federico II di Svevia, appoggiato peraltro dal papa. ArcivescovoL'appoggio di Federico II favorì, nel 1216, l'elezione di Engelberto ad arcivescovo di Colonia, come ci viene confermato dal Cæsarii Heisterbacensis Catalogus Archiepiscopum Coloniensium 94-1230[9]; Engelberto fu designato arcivescovo di Colonia il 29 febbraio 1216 e fu consacrato il 24 settembre 1217; mantenne questo ufficio per il resto della vita; il documento n° 67 del Urkundenbuch für die Geschichte des Niederrheins, Volume 2, datato 1217, inerente ad una donazione all'Abbazia d'Altenberg, da parte di suo fratello, Adolfo III (Adolfus dei gratia comes de Monte), in suffragio dell'anima del padre (patris nostri Engilberti comitis), conferma che Engelberto è arcivescovo (fratre nostro Engilberto coloniensi episcopo)[10]. Conte e ProvisorNel 1217, suo fratello, Adolfo III, partì per la quinta crociata in Egitto, dove divenne il comandante delle truppe d'assedio renane e frisone di fronte a Damietta, nel delta del Nilo. Adolfo III morì nel suo campo fortificato, il 7 agosto 1218 a causa di un'epidemia. MorteEngelberto conquistò il rispetto e l'affetto dei fedeli per la dedizione alla difesa dei diritti della comunità diocesana. Tuttavia i mezzi profusi per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, compreso l'intervento militare, la fedeltà al papa e all'imperatore, e la difesa intransigente della legge e la difesa dei diritti delle persone e delle istituzioni religiose, lo portarono spesso in conflitto con la nobiltà; e questo fu causa della sua morte. Un suo cugino, il conte di Altena, Federico di Isenberg, che aveva abusato della sua posizione per frodare le suore di un'abbazia di Essen di cui era balivo, fu portato in tribunale dallo stesso Engelberto. Engelberto fu ucciso mentre ritornava con Federico a Colonia da Soest, dove avevano partecipato a un'udienza giudiziaria; la morte di Engelberto viene citata negli Annales Spirenses[11] e nella Chronica Minor Auctore Minorita Erphordiensi, in cui viene citato anche il nome di Federico di Isenberg[12], ed infine riportata per esteso dalla Chronica Albrici Monachi Trium Fontium[13]. Il corpo di Engelberto fu portato a Colonia sopra un carro di letame; quando fu esaminato si contarono quarantasette ferite. Non si sa se l'uccisore sia stato il solo Federico. Si ritiene che dietro l'uccisione di Engelberto ci sia stato un intero gruppo di nobili scontenti, secondo i quali l'arcivescovo rappresentava una grave minaccia ai loro interessi. VenerazioneIl corpo di Engelberto fu sepolto nel duomo di Colonia il 24 febbraio 1226 per ordine del cardinale Corrado di Urach, legato pontificio, il quale lo dichiarò martire in quanto la sua morte era legata alla difesa delle suore. Il suo successore, l'arcivescovo Heinrich von Müllenark, commissionò al monaco Cesarius von Heisterbach di scrivere una biografia di Engelberto, probabilmente in vista del processo di canonizzazione. La biografia fu scritta, ma per qualche motivo la canonizzazione non ebbe luogo. I resti di Engelberto sono conservati oggi in un santuario barocco preparato per ordine dell'arcivescovo Ferdinand von Bayern il quale nel 1618 fissò la celebrazione della sua festa per il 7 novembre. DiscendenzaDi Engelberto non si conosce alcuna discendenza[14][15]. Da un ramo della sua famiglia discendono gli attuali van Ellinkhuizen. Note
BibliografiaFonti primarie
Letteratura storiografica
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