«...la più promettente è la via della fusione nucleare, con la quale ci si propone di ripetere in forma controllata sulla terra le reazioni che fanno bruciare il sole.»
«...(la fusione nucleare garantirebbe) un'energia inesauribile e disponibile in egual misura per tutti i popoli della terra.»
(Carlo Rubbia, Lettera scritta il 22 maggio 1986 - un mese dopo il disastro di Chernobyl - al Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi.[1])
EUROfusion è il consorzio europeo per lo sviluppo della fusione nucleare. Il suo obiettivo è produrre energia elettrica sfruttando la fusione nucleare entro l'anno 2050.
È composto da 25 Stati Membri dell'Unione europea più la Svizzera e il Regno Unito e riceve i suoi finanziamenti dal progetto europeo Horizon 2020.
Per raggiungere il suo obiettivo il consorzio segue la roadmap europea sulla fusione[2]. In particolare la sua attività di ricerca è mirata alla prosecuzione del progetto ITER (a Cadarache in Francia) e al sostegno fino al 2018 delle attività del progetto JET (a Culham nel Regno Unito). EUROfusion supporterà inoltre la realizzazione del reattore di nuova generazione DEMO, che dal 2050 è previsto subentri a ITER.[3]
Storia
Negli anni settanta i laboratori europei più avanzati nello studio della fusione nucleare unirono i loro sforzi per costruire il Joint European Torus (JET). Da quel momento in poi un numero sempre crescente di laboratori ha iniziato a contribuire al progetto JET e nel 1999 venne stipulato lo European Fusion Development Agreement (EFDA) per migliorare le collaborazioni tra questi istituti di ricerca.[5]
Il 9 ottobre 2014 la Commissione Europea ha costituito il consorzio EUROfusion dandogli il compito di gestire la ricerca sulla fusione nucleare. EUROfusion ha di fatto sostituito l'accordo EFDA ed è diventata la nuova organizzazione europea di riferimento per lo sviluppo dell'energia di fusione.[6]
Ad oggi collabora con organizzazioni di tutto il mondo per cercare di realizzare un reattore a fusione nucleare. Alcune delle nazioni con cui collabora più attivamente sono quelle coinvolte nel progetto ITER: Cina, Corea del Sud, India, Giappone, Russia, USA.[7]
Organizzazione
Per ciascun Paese membro del consorzio è stato individuato un istituto di ricerca, detto "programme manager", che coordina le attività nel proprio paese[8]. Gli uffici che dirigono i Programme Manager delle varie nazioni sono ospitati dall'Istituto Max Planck di fisica del plasma a Garching, vicino a Monaco di Baviera.
Oltre a ITER e JET altri dispositivi di fusione nucleare presenti in Europa che dedicano una certa quantità di tempo alla ricerca nell'ambito del quadro EUROfusion sono i seguenti:
Plasma-Wall Interaction in Linear Plasma Devices, PSI-2
Linear devices
FZJ, Jülich, Germania
PILOT-PSI
Linear devices
FOM, DIFFER, Paesi Bassi
MAGNUM-PSI
Linear devices
FOM, DIFFER, Paesi Bassi
Spin-offs
Le ricerche del consorzio EUROfusion producono inevitabilmente conoscenze e tecnologie che possono essere applicate in ambiti completamente diversi da quelli della fusione nucleare[9]. Ad esempio sono state utilizzate nelle seguenti discipline[10][11]: tecnologie mediche, ambientali, scienze dei materiali e astrofisica.