Il capostazione di Marzabotto la vide vincere nella corsa contro i compagni maschi di scuola davanti ai binari e la indirizzò all'amico allenatore Luciano Martelli. Fu così che iniziò la carriera sportiva di Donata Govoni, durata diciotto anni, nel corso della quale vinse 32 titoli individuali sulle distanze di corsa dai 100 agli 800 metri, senza contare le staffette, e stabilì diversi record italiani all'aperto e indoor.[4]
Sposata nel 1971 con Enore Sandrini (deceduto nel 2021) anche lui ex-velocista, con il quale ha avuto una figlia, Carolina, e vive a Ponte di Legno.[5]
Carriera sportiva
Iniziò la carriera come specialista della velocità, tramutandosi poi, col passare degli anni, in specialista delle gare di velocità prolungata (400 metri piani) e di mezzofondo veloce (800 metri piani). Indossò 49 volte la maglia della Nazionale di atletica, con la quale fu quinta nei 400 metri agli Europei del 1969, e partecipò 3 volte alle Olimpiadi: Roma 1960 (come riserva nella staffetta 4x100), Messico 1968 (400 m., eliminata in batteria con 54"7 ) e Monaco 1972: gareggiò prima negli 800 metri dove venne eliminata in batteria con 2'05"2 (per coincidenza nella sua serie si ritrovò con la campionessa uscente e con la futura vincitrice della medaglia d'oro) e poi nei 400 metri dove, dopo aver passato il primo turno con 53"98, venne poi eliminata nei quarti di finale correndo in 53"78.[4]
Il suo viene considerato un talento naturale non del tutto espresso, anche per una scarsa propensione ad allenarsi duramente. Lei stessa racconta in un'intervista recente: «Non mi sacrificavo poi tanto... mi veniva tutto con naturalezza (...) se non mi controllavano a vista, per evitare qualche ripetuta ero capace di nascondermi dietro la siepe».[5] A conferma di ciò negli anni 2000, il canale satellitare Rai Sport Sat, in una puntata della trasmissione Memorie, ha riproposto un documentario del 1968 a lei interamente dedicato, ove la Govoni, allora soltanto ventiquattrenne, già manifestava propositi di ritiro.