Discussioni utente:Outer root/Deleted 05
Alla faccia della libertàSi sta facendo, in questi giorni, un gran parlare di criteri, sulla base dei quali verrà stabilito se tenere o meno le immagini Creative Commons (persino poco) più restrittive rispetto alle immagini di pubblico dominio. La discussione si tiene qua. In estrema sintesi, i punti salienti che emergono sono i seguenti:
A mio avviso, tuttavia, e al di là delle possibili buone intenzioni, questo ed altri criteri in discussione non rappresentano affatto un modo per evitare future controversie, quanto piuttosto la dimostrazione implicita che si sta uscendo da una situazione più o meno stabile e chiara - quella delle licenze ben definite - per entrare nel regno delle ambiguità. La distinzione fra ciò che è "irripetibile" e ciò che non lo è, ed il fatto che la definizione di un evento come irriproducibile sia contestuale e relativa, rappresentano bug tremendi che si stanno introducendo nei criteri prima ancora che questi vengano formulati. Ma, perché tutto il discorso possa risultare un po' più chiaro, è necessario fare un passo indietro, e definire cosa vuol dire, in senso digitale e contenutistico, libertà. Free as in Freedom, not as in beerIn inglese il termine free ha principalmente due significati. È una situazione che si propone spesso, in quella lingua, e che è alla base di giochi di parole intraducibili, come è ad esempio nel caso del titolo della famosa commedia di Oscar Wilde, The Importance of Being Earnest, laddove earnest corrisponde sia al nome proprio Ernesto sia al lemma "probo, coscenzioso, zelante". Bene, senza divagare troppo, diciamo che free ha il doppio significato di "gratis", ma anche di "libero"; si tratta di due concetti ben distinti, come si vede. Proprio per evitare ambiguità, il fondatore del software libero, Richard Stallman, ha esplicitato chiaramente che, nel contesto del software rilasciato sotto licenza GPL, "free" non significa meramente "gratis", quanto, piuttosto, significa "libero" (Free as in Freedom, not as in beer è la famosa frase di Stallman, poi ripresa nel titolo della sua biografia, scritta nel 2002 da Sam Williams, che si chiama appunto, Free as in Freedom). La libertà del software rilasciato sotto licenza GPL consiste nel fatto che l'utilizzatore, cioè colui che accetta il software, ha non soltanto la libertà di utilizzarlo, ma anche quella di modificarlo, di adattarlo alle sue proprie esigenze, di trasformarlo. È per questo motivo che i programmatori che rilasciano il software con licenza GPL consentono poi anche di scaricare i sorgenti dei programmi; perché altrimenti modificare il codice risulterebbe un'impresa abbastanza complicata, e sarebbe contraddittorio licenziare un programma come GPL, se poi non si mette a disposizione il suo codice sorgente. Fino a qui, tutto bene. Stallman è un benemerito per l'umanità, un genio che ha saputo fare una scommessa impossibile (ha scommesso che la gente avrebbe volentieri lavorato gratis e poi avrebbe donato il proprio lavoro) e senza di lui il mondo oggi sarebbe diverso (peggiore). Tuttavia la licenza GPL (GNU General Public License), che si usa per il software, e la licenza GFDL (GNU Free Documentation License), che si usa per la documentazione accompagnatoria del software, nonché per i documenti in generale (compreso quello che io sto scrivendo in questo momento, che è rilasciato, appunto, con licenza GFDL), risultano avere alcune limitazioni notevoli, se si pensa di applicarli alle immagini fotografiche. Il motivo fondamentale di queste limitazioni è dovuto al fatto che queste licenze non sono state pensate per le immagini, quanto piuttosto per il software ed i testi. Di conseguenza il loro campo di applicazione è piuttosto anomalo e "stiracchiato" se si intende estenderlo alle arti figurative. Per queste ragioni, un consorzio indipendente da GNU ha deciso di stilare una serie di licenze esplicitamente pensate per le immagini e le altre produzioni multimediali. Questi autori hanno sviluppato (e continuano tuttora ad evolvere) un corpus di licenze chiamate Creative Commons. Le Creative Commons possono essere di vari tipi, declinati a loro volta per versione e per giurisdizione. Dall'incrocio di tutte queste variabili vengono fuori decine di licenze, ma non bisogna lasciarsi intimorire; in realtà, le licenze Creative Commons sono fondamentalmente di sei tipi: nella licenza più "liberale" l'utilizzatore è vincolato soltanto a citare il nome dell'autore, quando utilizza la sua opera; in quella più "restrittiva", invece, non solo deve citare l'autore, ma è obbligato anche a distribuire l'opera con la stessa licenza Creative Commons che è stata scelta dall'autore, e gli è vietato alterarla in qualunque modo, nonché venderla. Tutti questi vincoli, naturalmente, possono essere rilassati tramite la richiesta di un permesso scritto, inviata direttamente all'autore dell'opera e da questi eventualmente concesso. Nel contesto della moderna produzione figurativa, quindi, si viene a delineare il seguente quadro, dalla situazione più svincolata a quella più restrittiva:
Come si vede, ce n'è per tutti i gusti. Sul continuum che va dalla rinuncia a tutti i diritti (pubblico dominio) alla rinuncia a nessun diritto (copyright), le Creative Commons si pongono nel mezzo, ed occupano una posizione mediana (dal primo al terzo quartile, direbbero gli statistici...) Libertà, libertà / Vo cercandoCiò detto, entrambi i punti in discussione lasciano perplessi, vale a dire: perché la Foundation decide di eliminare le Creative Commons che non consentono la vendita e la modifica delle immagini? E, dall'altro lato, come si fa a invocare, come criterio per sfuggire alla censura della Foundation, un elemento come la "riproducibilità" di un soggetto. L'immagine di un calciatore che esulta può essere riprodotta, "se il calciatore non è defunto"; quindi niente. Ma se quell'immagine è relativa alla vittoria dell'Italia, allora può essere tenuta, perché si tratta di un momento "non riproducibile". Quindi se il contributore che carica la foto ritaglia la faccia di Baggio e dice che proviene da una finale mondiale, si tiene; altrimenti è una semplice foto di un Baggio non ancora defunto, e quindi se ne può sempre cercare un'alternativa di pubblico dominio. Poi quando qualcuno scopre che la foto non proviene dalla finale mondiale, perché colà Baggio (Roberto) aveva il codino mentre nella foto caricata no, l'immagine si deve togliere. Nel frattempo l'articolo, prima corredato e poi privato di foto, fa l'elastico... Tutto questo, torno a ribadire, deve essere fatto, secondo le spiegazioni del nostro gruppo dirigente, non per una scelta di Wikipedia Italia ma piuttosto a causa delle pressioni della Wikimedia Foundation, che ha intenzione di operare una forte restrizione sulle licenze delle immagini presenti sulle varie Wiki. Le licenze accettate da Wikipedia sarebbero solo quelle veramente libere, cioè quelle in cui l'autore consente che il proprio lavoro possa essere anche venduto da terzi ed alterato, mentre la sola libertà che gli rimarrebbe (per il momento) consiste nel vincolare i futuri utilizzatori a menzionare il suo nome. Peraltro, questo tipo di vincolo viene presentato come una penalizzazione per tutti, sia per gli utenti sia per gli amministratori, che utilizzano anch'essi le licenze Creative Commons no-derivs ma che dovranno piegarsi alla volontà della WMF. Tutti verranno limitati nella loro libertà. Ma: proprio tutti? Qui si aprono interrogativi spiacevoli. Se ci riflettiamo. E quale assurdo gioco di mercato stabilisce che immagini con soggetti impossibili da ottenere con licenza libera (tipo la copertina di un libro o lo screenshot di un film) vengono tenuti, pur essendo riproducibili all'infinito (basta avere il libro o il dvd), mentre foto realmente irripetibili, come queste: dovranno essere cancellate? E quale insensibile valutazione stabilisce che articoli come questa voce, questa voce, e quest'altra voce, che si basano enormemente sull'apporto delle immagini, debbano essere scompaginati dalle cancellazioni, mentre la finale di calcio resta indisturbata perché è "irripetibile"? La semplice verità è che, in natura, tutto è irripetibile. Niente è mai uguale a se stesso. Un panorama è irriproducibile, in quanto la luce, la vegetazione, i soggetti nell'immagine, non saranno mai più identici; ma il panorama non sarà autorizzato mentre l'immagine di un fotogramma di un film sì. Ma poi: perché la Foundation ha deciso di eliminare le immagini licenziate con la licenza Creative Commons non commerciale? Questa licenza, come è riconosciuto in maniera unanime da tutti, giuristi compresi, è una licenza libera. Infatti non vieta la riproduzione tout-court, ma soltanto la riproduzione a fini di lucro. Per quale motivo, quindi, la Foundation ha deciso di eliminare le immagini licenziate con questa licenza, se non per venderle? Questa è la domanda fondamentale di tutto il discorso. Cosa deve fare l'enciclopedia Wikipedia di un'immagine? Deve riprodurre l'opera e mostrarla in varie pagine. Punto. A tali fini, le licenze Creative Commons non commerciali sono più che sufficienti. Perciò, se si vogliono eliminare le immagini licenziate in questo modo, e costringere i contributori a schiumare la rete alla ricerca di "alternative libere", il motivo di ciò esula dall'idea di "enciclopedia libera", che si dà il caso sia la motivazione che spinge tanti utenti a sacrificare il loro tempo libero e la loro buona volontà a questo progetto. Nello scenario più sinistro, dunque, questa politica prefigura wiki-CD in bundle con i settimanali in edicola; nello scenario più ottimistico, invece, vale a dire quello in cui i sysop italiani riescono a salvaguardare alcune delle immagini destinate alla cancellazione, prefigura comunque una situazione in cui verrà esercitato il più puro potere dell'arbitrio, giacché finora c'erano regole abbastanza precise che consentivano di discriminare il lecito dall'illecito. Dunque se un amministratore ti cancellava un'immagine, e c'erano gli estremi per potersi appellare, doveva ripristinarla. Domani no. Perché potrà stabilire, a suo insindacabile giudizio, che l'immagine è sempre "riproducibile", quindi non è indispensabile tenerla. "L'autore ci fa un favore a darci la fotografia, non è lui che deve piegarsi alle nostre condizioni" (cit.). È proprio così. Ecco, la libertà di Wikipedia di poter fare ciò che le pare e piace con i lavori dei contributori mi sembra contrasti un bel po' con la libertà dell'autore, che se desidera che il suo lavoro non sia commercializzato, dovrebbe avere il diritto di veder rispettato questo suo desiderio, visto che oltretutto, scegliendo una licenza Creative Commons, ha permesso l'uso, la copia, la riproduzione, la messa in linea delle immagini a tutti (per scopi non commerciali). Spero di sbagliarmi, ma it.wiki si sta infilando in un vicolo cieco, forse vincente per il rendiconto ma perdente per il livello di conflitto, che si riverserà anche sui suoi sysop, oltre che per l'equità complessiva. Se questo è il futuro, è un futuro che non mi appartiene. È un futuro da trascorrere aspettando che l'ultimo gattopardo si sia estinto; in modo da correre a metterci la foto su Wikipedia, the free encyclopedia. --Outer root >echo 14:42, 5 apr 2007 (CEST)
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