Diplomatica imperiale e regiaPer diplomatica imperiale e regia si intende una delle specializzazioni della diplomatica, avente per oggetto i documenti pubblici emanati dai sovrani dei regni romano-barbarici e dagli imperatori del Sacro Romano Impero nel corso del Medioevo. Storia della diplomatica imperiale e regiaDai Monumenta Germaniae Historica ai Regesta imperiiKarl von Stein e Georg Heinrich Pertz: i MGHIn pieno clima romantico (e quindi di riscoperta delle proprie radici nazionali), il 20 gennaio 1819, il barone prussiano Heinrich Friedrich Karl von Stein (1757-1831) fondò a Francoforte sul Meno la Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, ovvero la Società per lo studio dell’antica storia della documentazione tedesca[1]. Successivamente von Stein entrò in contatto con lo storico e diplomatista Georg Heinrich Pertz (1795-1876) il quale, nel 1824, progettò i Monumenta Germaniae Historica (conosciuto anche con l'acronimo MGH) con l’obiettivo di pubblicare tutti i documenti degli imperatori tedeschi fino al secolo XIV sedimentati negli archivi pubblici e privati in Germania, Italia e Francia, ovvero negli ex territori del grande Impero carolingio. Il programma elaborato da Pertz per i MGH si articola in cinque sezioni: Scriptores, Leges, Diplomata, Epistolae, Antiquitates, dei quali, dal punto di vista diplomatistico, è presa in considerazione la sezione Diplomata, riguardante ovvero i diplomi imperiali emanati dai vari sovrani tedeschi[2]. Johann Friedrich Böhmer e i Regesta imperiiL'archivista e bibliotecario Johann Friedrich Böhmer (1795-1863) pubblicò, nel 1831, il primo volume dei Regesta Imperii, ricerche destinate ad offrire in ordine cronologico l’elenco completo, per quanto allora conosciuto, dei documenti emanati dagli imperatori del Sacro Romano Impero. Con quest'opera Böhmer cercò di offrire un primo elenco dei documenti che mano a mano venivano conosciuti e analizzati negli archivi, dandone di seguito il regesto con la presenza della data cronica e topica, la sede di conservazione e la traditio documentaria[3]. Il Böhmer, come Pertz, diede origine ad un'associazione tuttora vigente e che si prefigge di curare l'edizione critica di tutti i documenti prodotti dalla cancelleria franca prima e imperiale poi, aventi come estremi cronologici gli anni 751 e il 1519, quest'ultimo anno coincidente con la morte dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo[4]. L’esempio dato da Böhmer patrocinò la nascita della diplomatica pontificia con Philipp Jaffé nel 1851, quando quest'ultimo pubblicò i Regesta pontificum romanorum[5]. Lo sviluppo della diplomatica imperiale e regiaTheodor von SickelTheodor von Sickel (1826-1908), storico, diplomatista e fondatore dell'Institut für Österreichische Geschichtsforschung (Istituto per la ricerca storica austriaca), ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo ramo della diplomatica. Fino a Sickel, infatti, lo studio più completo di diplomatica imperiale era quello di Jean Mabillon, in quanto nessuno ebbe iniziato a stendere delle linee evolutive e di comparazione tra i vari periodi della diplomatica imperiale e regia. Questo arduo compito fu realizzato da Sickel che, tra il 1861 e il 1882, pubblicò una serie di studi, tra cui gli otto volumi Beiträge zur Diplomatik (Contributi di diplomatica), con i quali introduceva il metodo della comparatio delle scritture e delle forme intrinseche nell’ambito dell’analisi dei documenti emanati dalla cancelleria, giungendo ad accertare i caratteri propri di ciascuna tipologia documentaria e fondando le basi per la critica della originalità degli atti[6]. Heinrich Brunner e Harry BresslauPoco prima della pubblicazione completa dei Beitröge zur Diplomatik, lo storico austriaco di diritto germanico Heinrich Brunner (1840-1915), nel 1880 pubblicò gli Zur Rechtsgeschichte der romanischen und germanischen Urkunde (ossia la Storia del documento giuridico romano e germanico), accostando per la prima volta i metodi di analisi propri della diplomatica a quelli della storia del diritto[7]. Un ruolo fondamentale per la stessa storia della diplomatica fu rivestito poi dallo storico e diplomatista Harry Bresslau (1848-1926) il quale, nel 1889, pubblicò gli Handbuch der Urkundenlehre für Deutschland und Italien (ossia i Manuali dei diplomi per la Germania e Italia, usciti in seconda edizione tra il 1912-1931), in due volumi. L'immenso lavoro di Bresslau è reso ancor più significativo, per quanto riguarda l’aspetto pratico, dalla natura dell'indice, il quale è universale in quanto trattante di ogni argomento. La cancelleriaAzione giuridica e genesi del documento«Il fondamento dell’autenticità del documento pubblico risiede nella sua emanazione da parte della cancelleria.»
La definizione data dallo storico e diplomatista Alessandro Pratesi, per quanto sia generale, esprime al meglio la natura del documento pubblico e quindi anche del documento imperiale. Il sovrano (imperatore o re che fosse) costituiva l'auctoritas, dotato di publica fides, che emanava il documento tramite la iussio. Se la fonte dell'azione giuridica è chiara, essa poteva subire delle modifiche consistenti riguardo alla genesi del documento:
Nella cancelleria, definita sempre dal Pratesi come «Ufficio nel quale si svolgono tutte le pratiche inerenti all’emanazione dei documenti di pubbliche autorità»[10], v’era la raccolta delle petitiones, il ricevimento della iussio da parte dell'autorità pubblica, il coordinamento degli atti preparatori, la stesura della minuta, la redazione poi dell’originale, la sua autenticazione con i segni cancellereschi ed, infine, la registrazione del documento prodotto. Solo alla fine si provvedeva alla spedizione e alla tassazione del documento da parte del destinatario. Il problema delle cancellerie regie e imperialiAl contrario della Cancelleria pontificia, tuttora esistente, non è possibile ricostruire sempre con esattezza le cancellerie dei sovrani medievali e degli Imperatori del Sacro Romano Impero, né tanto meno è possibile trovare i diplomi in un unico archivio. Difatti, come si potrà osservare nella sezione successiva, per alcuni popoli (come gli Ostrogoti), abbiamo delle informazioni indirette e frammentarie sull'organizzazione della cancelleria del Regno Ostrogoto; per altri, come invece accade per i Merovingi o i Carolingi, la conoscenza della struttura della cancelleria si fa più definita, struttura che diventerà sempre più chiara nel corso dei secoli del Basso Medioevo. La dissoluzione del Sacro Romano Impero nel 1806 per volontà di Napoleone e la relativa dispersione dei documenti contenuti nell'archivio della Cancelleria imperiale, è stata poi una delle motivazioni principali che spinsero Pertz e Böhmer a dare avvio alla ricerca e all'analisi dei documenti che venivano man mano ritrovati in tutti quei territori che fecero parte del grande impero di Carlo Magno. I diplomi dal tardo-antico ai carolingiIl mondo romano e bizantinoDurante l’Impero Romano i diplomi imperiali, conservati presso il Tabularium ai piedi del Campidoglio, recavano sempre la sottoscrizione autografa dell’imperatore. Con la divisione dell'Impero Romano in due realtà distinte nel 395 d.C., l'Impero Romano d'Oriente, con capitale Costantinopoli, creò anch'esso un archivio collegato al palazzo imperiale, secondo il modello di Roma. Dal punto di vista diplomatistico, presso l’Impero Romano d'Oriente permane la consuetudine di apporre la sottoscrizione autografa dell’imperatore, consuetudine rafforzata da parte di Leone I detto il Trace (457-474), il quale nel 470, come viene riportato nel Corpus iuris civilis di Giustiniano, sanciva che nessun documento imperiale fosse tenuto per autentico se non è di mano dell’imperatore, segnato col sacro inchiostro di porpora o di cinabro, l’uso del quale era vietato ad ogni altro: (LA)
«...non alio vultu penitus aut colore, nisi purpurea tantummodo scriptione illustrentur, scilicet ut cocti muricis et triti conchylii ardore signentur [...] in chartis sive membranis subnotatio nostrae subscriptionis impresserit.» (IT)
«...non totalmente con un altro aspetto o colore, se non con una scrittura purpurea siano redatti, così come siano segnati con lo splendore del color porpora [...] [e che] nei papiri o nelle pergamene la firma della nostra sottoscrizione vi sia impressa.» I diplomi nei regni romano-barbarici italianiGli OstrogotiDopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476) e la detronizzazione e morte di Odoacre da parte del re ostrogoto Teodorico nel 493, si venne a formare nella Penisola una nuova entità statale, ossia il Regno Ostrogoto, entità che perdurerà fino alla conclusione della devastante Guerra greco-gotica avvenuta nel 553. Le informazioni sulla cancelleria ostrogota e sull'emanazione della volontà sovrana in forma documentaria sono frammentarie e scarse. Secondo quanto narrato dal dotto storico romano Cassiodoro (485-580) nelle sue Variae, la cancelleria si basava su quella bizantina[11], con la ripartizione dei compiti amministrativi tra quattro scrinia, ossia degli uffici distinti fra di loro in base alle tipologie documentarie: nei primi tre (scrinium epistolorum, scrinium libellorum e scrinium memoriae) vi era a capo magister officiorum[11]; per quanto riguarda l'ufficio denominato scrinium dispositorum, invece, vi era a capo un comes[11]. Sempre Cassiodoro informa che nel Consiglio Segreto dei re ostrogoti sedevano notarii e referendarii, timido accenno del personale e dei funzionari di corte[12]. Nel periodo ostrogoto l’autenticità del documento è la sottoscrizione autografa dei sovrani, esattamente come avveniva a Costantinopoli. L’Anonimo Valesiano, nel capitolo 79, narra che Teodorico, essendo inletteratus, si sottoscriveva facendosi guidare la mano da una lamina d’oro traforata, nella quale erano incise le quattro lettere legi: (LA)
«Igitur rex Theodericus illiteratus erat et sic obtuso sensu, ut in decem annos regni sui quattuor litteras subscriptionis edicti sui discere nullatenus potuisset. De qua re laminam auream iussit interrasilem fieri, quattuor litteras "legi" habentem; unde si subscribere voluisset, posita lamina super chartam, per eam pennam ducebat, ut subscriptio eius tantum videretur.» (IT)
«Dunque il re Teodorico era analfabeta e così di senno ottuso, che per dieci anni del suo regno non aveva potuto in nessun modo imparare quattro lettere degli editti [da lui] sottoscritti. Perciò, ordinò che fosse fatta una lamina dorata ad intaglio e che avesse quattro lettere legi; perciò se avesse voluto sottoscrivere, posta la lamina sopra il documento, conduceva la penna tramite quella, affinché la sua sottoscrizione fosse vista solamente.» I LongobardiI Longobardi, popolo di origine scandinava che discesero poi nell'Europa continentale stanziandosi in Pannonia, invasero l'Italia nel 568 sotto la guida di re Alboino, determinando la spaccatura della Penisola in quello che è chiamato come Regno Longobardo (destinato a durare fino al 774), e nei territori bizantini posti sotto la guida dell'Esarca, residente a Ravenna. La cancelleria e la produzione documentariaRispetto agli Ostrogoti, dei Longobardi abbiamo alcune copie dei documenti emessi dalla loro cancelleria. I documenti nei duecento anni di dominazione longobarda che sono arrivati sino a noi, anche se sotto forma di copia, sono molto pochi. Il periodo meglio documentato è quello del regno di Desiderio (756 al 774), e di suo figlio Adelchi, associato al trono nel 759[13]. Grazie all'analisi delle formule presenti nell'escatocollo, si viene a sapere della presenza in cancelleria dei dictatores (ossia i notai) e degli scriptores (che potevano non essere notai), anche se vi erano presenti dei referendari, come attestato da documenti risalenti ad Agilulfo (591-616) e ad Astolfo (749-756)[14]. Per quanto riguarda la modalità della iussio, i diplomi longobardi non recano la sottoscrizione del re, ma soltanto la sottoscrizione del dictator o dello scriptor: è questa sottoscrizione che attribuisce validità giuridica al documento e non segni di cancelleria come al tempo di Teodorico. Concretamente, nei diplomi longobardi si trovano espressioni del tipo:« Ex dicto domini regis…scripsi ego»; «Ex dictatu domini regis…scripsi ego»[15]. Se si conosce l'espressione della iussio sovrana, non si conosce la modalità della genesi dei documenti regi in quanto è sconosciuta la struttura della cancelleria medesima[16]. I diplomi merovingiMeglio conosciuta è invece la struttura della cancelleria e i caratteri intrinseci ed estrinseci dei documenti prodotti nel Regno Franco all'epoca della dinastia merovingica, insediatesi nell'attuale Francia nel V secolo e, attraverso varie guerre, in buona parte della Germania occidentale. La Cancelleria: i referendariLa cancelleria franca d'età merovingia presentava quali funzionari principali sono i referendari, laici o ecclesiastici[17], che avevano una serie di compiti molto precisi[18]:
I referendari merovingi, dunque, erano necessari nella convalida giuridica dei diplomi emanati dai sovrani merovingi, rendendo tale carica molto potente all'interno dell'amministrazione regia franca. I caratteri estrinseci ed intrinseci dei diplomiPer quanto riguarda la natura dei trentotto diplomi originali emanati tra VI e VIII secolo (editi nelle Chartae Latinae Antiquiores), essi erano redatti su materiale papiraceo fino alla seconda metà dell’VIII secolo, per poi essere redatti tramite la pergamena. Avendo gli originali, dunque, è possibile osservare e studiare, rispetto ai diplomi ostrogoti e longobardi, sia i caratteri estrinseci che intrinseci del documento. Il protocolloNel protocollo si trova, come primo carattere estrinseco, l'invocatio simbolica espressa tramite il segno del Chrismon[N 1], ossia l'intreccio delle lettere I e C (Iesus Christus) o delle due lettere greche Χ e Ρ, che, unite assieme, vanno ad indicare il nome Χριστός[N 2]. Nella trascrizione diplomatica, il simbolo del Chrismon è reso attraverso la lettera C chiusa in due parentesi tonde, ovvero (C). Dopo l’invocazione simbolica, segue l'Intitulatio, in litterae elongatae, composta dal nome del sovrano seguito dal titolo rex Francorum e da v. inl. che non sembra debba essere sciolto al nominativo come vir inluster attribuito al re, ma piuttosto al dativo e dovrebbe riferirsi genericamente ai destinatari (quindi costituirebbe, secondo questa seconda ipotesi, una inscriptio generica). Il TenorPer quanto riguarda il tenor, esso non presenta degli elementi dissimili da quelli enunciati dalla diplomatica generale. Si ricorda la presenza, al termine del tenor, della corroboratio, ovvero dell'annuncio dei segni di cancelleria e delle sottoscrizioni presenti nell'escatocollo: L'escatocolloNell'escatocollo dei diplomi merovingi si hanno, inizialmente, gli elementi di convalida del documento:
La formula Bene val.
La formula Bene val. si trova in corrispondenza dell’incisione crociforme destinata ad essere ricoperta dal sigillo. Tale formula può essere vista in quanto non è più presente il sigillo nei 20 dei 38 documenti pervenutici e non sarebbe una forma augurale come nei privilegi papali. Secondo i diplomatisti, il Bene val. merovingio è stato invece interpretata come un ordine del referendario di apporre il sigillo: bene val(eat) per anulum. Tale formula viene impiegata nei diplomi del VII secolo, come in quello del 695 di Childeberto III. In seguito va progressivamente scomparendo, per non essere più rintracciabile nei diplomi dei primi sovrani carolingi (come ad esempio nel diploma di Pipino il Breve del 760 o in quello di Carlo Magno del 781).
I diplomi carolingiPremesseCon l'avvento della dinastia dei Carolingi nel 751, ovvero quando il maggiordomo di Palazzo Pipino il Breve detronizzò Childerico III (uno dei cosiddetti "re fannulloni"), si aprì una nuova fase non solo per il Regno Franco, ma anche per la storia europea. I successi politico-militari del figlio di Pipino, Carlo Magno, consistenti nella ricreazione dell'antico impero romano in spirito cristiano (il Sacro Romano Impero) e nel patrocinio di quella rinascenza culturale che perdurerà per tutto il IX secolo, segneranno un mutamento nella concezione stessa dell'identità europea, dando avvio a processi storici e culturali che influenzeranno i secoli a venire. La CancelleriaCol passaggio dalla dinastia merovingia a quella carolingia, anche la struttura della cancelleria regia (e poi imperiale) si sviluppò, apportando vari cambiamenti:
A capo della cancelleria carolingia vi era un cancellarius, il quale dirigeva quattro uffici retti da dei notai (notarii) che potevano fungere da vice-cancellieri. I notarii, a loro volta, avevano al loro servizio lo scriptor. L'azione giuridica e la genesiLa genesi dei diplomi carolingi viene espressa nel documento attraverso quattro espressioni essenziali che partono dalla volontà dell'espressione giuridica emanata dal sovrano (iussio) per poi giungere alla vera e propria genesi del documento tramite l'intervento del dictator:
A monte di questi passaggi solitamente (ma non per forza) possono esserci altri due momenti: la petitio e la interventio:
Tecniche e momenti di redazione del diplomaIn un primo momento, si ritiene probabile sia l’utilizzo della minuta sia il ricorso ad annotazioni marginali riguardanti gli elementi principali del negozio giuridico (oggetto, autori, destinatari). In secondo luogo, vi era la redazione del mundum con l’intervento di un notaio esperto, il magister. Il ricorso a formulari (come le formulae imperialis dell’830, destinate all’apprendimento degli aspiranti notai) non è documentato, ma è probabile per le arenghe. Per quanto riguarda la tecnica di impaginazione (o mise en page), il testo è scritto sul lato carne di un grande foglio pergamenaceo. Scrittura predisposta sul lato più lungo della pergamena, posteriormente sarà il contrario. Margini di testa e di piede lasciati larghi e bianchi per essere completati dalle formule di convalidazione. La data occupa un intero rigo in prossimità del margine di piede e si presenta in scrittura diversa da quella del testo; inoltre è divisa in due parti introdotte rispettivamente da datum (per la data cronica) e actum (per la data topica). Il diploma di Carlo Magno del 781Questo diploma, scritto ancora in merovingica, può essere considerato come un archetipo dei diplomi prodotti dagli imperatori nei secoli successivi, ovviamente con delle modifiche sia nei caratteri estrinseci (quindi nell'utilizzo della scrittura), e anche nei caratteri intrinseci.
I diplomi dagli Ottoni agli AsburgoPremesse storicheA partire da Pipino il Breve (753-774) e Carlo Magno (774-814), si instaura la dinastia carolingia che rimarrà in vigore fino a Ludovico il Fanciullo nel Regno di Germania (899-911), mentre si esaurirà a nel 995 nel Regno dei Franchi Occidentali con Luigi V (987). Ai carolingi succedettero prima la dinastia degli Ottoni (911-1024), poi quella Salica (1024-1125) ed infine, dopo una breve parentesi con Lotario II di Supplimburgo, la dinastia degli Hohenstaufen (1138-1254). Dopo un'anarchia durata quasi vent'anni (1254-1275), subentreranno in modo alternato varie famiglie (Asburgo, Nassau-Weilburg, Lussemburgo e Wittlesbach) fino alla definita consacrazione degli Asburgo come dinastia imperiale con Alberto V nel 1439. Caratteristiche estrinseche ed intrinsecheDurante questo lunghissimo arco cronologico, i diplomi emanati dagli imperatori/re di Germania[N 7] subirono delle modifiche essenziali sia nei loro caratteri intrinseci che estrinseci, affidando al sigillo il ruolo sempre più importante di convalida giuridica[23]. I documenti imperiali di questo periodo, oltreché passare dalla minuscola diplomatica (ossia la scrittura carolina usata in ambito cancelleresco) a quella cancelleresca (ossia la scrittura gotica usata in ambito cancelleresco) e dall'utilizzo della pergamena alla carta sotto Carlo IV[24], subirono dei mutamenti essenziali anche nei segni di cancelleria e nelle formule:
Le tipologie documentarieI diplomi e i mandataIn tutte le cancellerie finora analizzate (fuorché quelle italiane e degli imperatori romani), la produzione cancelleresca consisteva nella produzione di due tipologie documentarie dalle caratteristiche intrinseche ben definite: i diplomi e i mandata (o mandati). Secondo quanto fatto presente dal Bresslau, essi si differenziano in base, appunto, al tenore del documento e al valore temporale dei medesimi:
«L'elemento determinante di questa differenziazione sta nella pretesa della disposizione adottata di avere un valore duraturo oppure transitorio, vale a dire nello stabilire se tale disposizione intenda creare un rapporto giuridico, per dimostrare il quale si può ricorrere in ogni momento al diploma, ovvero se essa ordini misure che, una volta prese, non rendano più necessario il ricorso al mandato in un momento successivo In altre parole: il diploma è documento dispositivo e probatorio allo stesso tempo, il mandato è essenzialmente un documento dispositivo; quello perfeziona e rende noto un negozio giuridico, questo serve in primo luogo a scopi amministrativi.» NoteEsplicative
Bibliografiche
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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