Diocesi di Parembole di Palestina
La diocesi di Parembole di Palestina (in latino Dioecesis Parembolena[1] o Parembolensis[2] in Palaestina) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica. StoriaParembole di Palestina, identificabile con Bir-Ez-Zarrac'a, è un'antica sede vescovile della provincia romana della Palestina Prima nella diocesi civile d'Oriente. Faceva parte del patriarcato di Gerusalemme ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Cesarea. Parembole (in greco: παρεμβολή) significa "accampamento"[3] o "campo delle tende"[4] e fa riferimento alle tribù arabe nomadi del Medio Oriente, le quali, convertitesi al cristianesimo, furono dotate di un proprio vescovo e di proprie strutture.[5] Nelle fonti coeve, i vescovi delle Parembole sono indicati come vescovi "degli arabi" o "dei saraceni".[6] Sono cinque i vescovi certi attribuibili a questa sede: Pietro I, il fondatore della diocesi, convertito da sant'Eutimio il Grande e consacrato attorno al 425 dal vescovo Giovenale di Gerusalemme, e che prese parte al concilio di Efeso del 431; Auxilao, che partecipò al brigantaggio di Efeso nel 449; Giovanni, che fu tra i padri del concilio di Calcedonia; Valente, che prese parte al concilio di Gerusalemme del 518 e Pietro II che fu a quello del 536. Dal 1933 Parembole di Palestina è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; finora la sede non è mai stata assegnata. Cronotassi dei vescovi
Note
Bibliografia
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