Il territorio si estende su 5.033 km² ed è suddiviso in 257 parrocchie, raggruppate in 9 arcipresbiterati: Alhama-Linares, Ebro-Cidacos, Iregua-Leza, Logroño est, Logroño centro, Logroño ovest, Najerilla, Oja e Tirón.[1]
Storia
Incerte sono le origini della diocesi di Calahorra. Tradizioni leggendarie attribuiscono all'apostolo san Giacomo e al suo discepolo san Torquato l'evangelizzazione del territorio; le stesse tradizioni, senza alcun fondamento storico, elencano una serie di 18 vescovi precedenti al V secolo, epoca in cui sono attestati i primi vescovi storicamente documentati di Calahorra. Questo non esclude l'antichità di questa sede episcopale, forse risalente al III o IV secolo.[2]
Il primo vescovo di cui si abbia notizia è Silvano, le cui prese di posizione furono trattate e discusse durante il concilio romano del 465. Prima di lui, con il beneficio del dubbio, vengono assegnati a Calahorra altri due vescovi: Ianuario, che avrebbe preso parte al concilio di Elvira, agli inizi del IV secolo; e Valeriano, assegnato ai primi anni del V secolo.[2] La diocesi, che faceva parte della provincia ecclesiastica di Tarragona, comprendeva all'incirca gli odierni territori de La Rioja.[3] La maggior parte dei vescovi conosciuti furono quelli che parteciparono ai concili nazionali della Chiesa in epoca visigota, tra la fine del VI secolo e la fine del VII secolo.
A causa dell'invasione musulmana nei primi decenni dell'VIII secolo, la sede di Calahorra dovette patire alcune traversie. La prima occupazione araba della regione non impedì tuttavia la sopravvivenza della diocesi; sono infatti noti almeno altri due vescovi di Calahorra nei primi anni del IX secolo, Teodomiro e Recaredo. Per altri vescovi, l'attribuzione a Calahorra è incerta, dubbia o errata.[4]
La progressiva riconquista dei territori sotto dominio musulmano portò alla nascita, nei territori della diocesi di Calahorra, di due sedi vescovili, la diocesi di Álava e, a sud, la diocesi di Nájera.[5] Quest'ultima località fu sede dei re che portarono il nome di re di Navarra o di Nájera,[6] mentre i vescovi che accompagnarono la corte si ritennero successori ed eredi dei vescovi di Calahorra. Il primo vescovo noto storicamente con il titolo di "vescovo di Nájera" è Tudemiro, documentato dal 947 al 952.[7] Nel 1052 il re Sancho re di Navarra concesse ai vescovi come sede vescovile e cattedrale diocesana la chiesa del monastero di Santa Maria la Real.[8]
Nel 1045 fu riconquistata la città di Calahorra. I vescovi tuttavia continuarono a risiedere a Nájera, oppure nel monastero di Albelda, portando indifferentemente i titoli di episcopi Calagurritani, Naiarensis oppure in Albelda. Solo nel 1180 dovettero abbandonare Nájera, quando il re cedette il monastero e la chiesa ai monaci cluniacensi.[9]
Pur portandone il titolo, la sede di Calahorra era molto decentrata rispetto al vasto territorio diocesano e inoltre posta in una zona di continui conflitti e guerre tra potentati locali. Per questo motivo, fin dal 1180 i vescovi concepirono il progetto di fissare la propria residenza a La Calzada, cosa che sollevò le proteste del capitolo dei canonici di Calahorra. Il 27 novembre 1229papa Gregorio IX approvò il trasferimento della sede episcopale da Calahorra a La Calzada,[11] decisione che lo stesso papa confermò il 14 aprile 1232.[12] Tuttavia, l'opposizione e le prepotenze di feudatari locali, resero vane queste decisioni e nel 1235 i vescovi dovettero porre definitivamente la loro sede a Calahorra. Da questo momento, con due cattedrali e due capitoli di canonici, la diocesi assunse il nome di diocesi di Calahorra e La Calzada.[13]
A metà del XIII secolo, la diocesi comprendeva circa 600 parrocchie, raggruppate in 24 arcipreture, a loro volta riunite in 4 arcidiaconati. A questi dati sono da aggiungere almeno altre 100 parrocchie, che dipendevano dai numerosi monasteri presenti nel territorio diocesano.[14]
La cronotassi di Calahorra si caratterizza per la presenza di numerosi vescovi, spesso trasferiti ad altre diocesi, o prematuramente deceduti in carica, a volte anche dopo pochi mesi di episcopato.
L'8 settembre 1861 una porzione del territorio della diocesi fu ceduta a vantaggio dell'erezione della diocesi di Vitoria, con giurisdizione sulla provincia di Álava. Questa decisione era stata presa con il concordato del 1851,[17] ma trovò attuazione solo 10 anni dopo, per l'opposizione dei vescovi di Pamplona.[18]
Lo stesso concordato prevedeva il trasferimento della sede vescovile nella città di Logroño.[17] L'attuazione di questa clausola concordataria trovò enormi difficoltà, in particolare per l'opposizione degli abitanti di Calahorra e di La Calzada, soprattutto alla fine dell'episcopato di Antonio María Cascajares y Azara (1891). Ciò provocò una crisi nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, che ebbe come conseguenza la vacanza della sede per 35 anni (1892-1927).[16]
Il 2 settembre[20] e il 22 novembre 1955[21], con due distinti decreti della Congregazione Concistoriale, entrambi denominati Initis inter, furono rivisti i confini della diocesi per farli coincidere con quelli della provincia civile della Rioja, in applicazione del concordato tra la Santa Sede e il governo spagnolo del 1953. La diocesi di Calahorra e La Calzada cedette gli arcipresbiterati di Viana e di Amescoas alla diocesi di Pamplona, quelli di Yanguas e di San Pedro Manrique alla diocesi di Osma e altre 10 parrocchie all'arcidiocesi di Burgos. Contestualmente si ampliò con l'arcipresbiterato di Alfaro, appartenuto alla diocesi di Tarazona, e gli arcipresbiterati di Canales, Ezcaray e Treviana, in precedenza appartenuti all'arcidiocesi di Burgos.
L'11 agosto 1956 la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Pamplona.
Il 9 marzo 1959 ha assunto la denominazione attuale in forza della bollaQuandoquidem quaelibet Ecclesia di papa Giovanni XXIII.
^Vescovo che sottoscrisse il diploma di dotazione della nuova cattedrale di Oviedo. Il documento, datato al 792 o all'802, è ritenuto fortemente sospetto. España Sagrada, vol. XXXIII, pp. 173 e seguenti. Sáinz Ripas, Los obispos de Calahorra en la Edad Media, p. 38. Alamo, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 281. Martín Viso, Organización episcopal y poder entre la antigüedad tardía y el medioevo, pp. 167-168 (e nota 83).
^España Sagrada, vol. XXXIII, p. 177. Sáinz Ripas, Los obispos de Calahorra en la Edad Media, p. 38. Alamo, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 281. Martín Viso, Organización episcopal y poder entre la antigüedad tardía y el medioevo, pp. 167-168 (e nota 83).
^Dopo Recaredo, alcuni studi inseriscono altri vescovi nella cronotassi di Calahorra, la cui appartenenza a questa sede è tuttavia dubbia. Vivere o Bivere (871) è ritenuto il primo vescovo Álava, Severo è menzionato in un falso diploma (876), mentre il nome di Stefano non è accompagnato dalla menzione della sede di appartenenza. España Sagrada, vol. XXXIII, pp. 178 e seguenti. Alamo, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 281.
^Secondo alcuni autori, questo vescovo sarebbe uno sdoppiamento di uno degli omonimi successivi. DHGE, vol. VIII, col. 244-245.
^La cronotassi da Sancho de Grañón (1109-1116) a Juan de Santo Domingo (1326-1346) è quella documentata da Alamo («Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XI, col. 306), che integra e corregge quelle tradizionali, pubblicate da Gams e Eubel.
^Per i due vescovi eletti Guillermo Durán e Rodrigo de Basín, in competizione fra loro, vedere: Eubel, Hierarcha catholica, vol. I, p. 155, nota 1 di Calahorra. Alamo, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, vol. XI, col. 293
^Le cronotassi tradizionali pongono la fine dell'episcopato di Jerónimo Aznar nel 1257 e lo fanno seguire da un certo Arias Lopez, che è da identificare con lo stesso Jerónimo, morto nel 1263.
^Questo vescovo è stato sdoppiato nelle cronotassi tradizionali, originando due vescovi di nome Fernando e Vivián.
^Ricevette la consacrazione episcopale solo dopo il suo trasferimento a Astorga. Governò la diocesi tramite dei delegati, tra cui probabilmente anche il vescovo Blasio (Blas), spesso menzionato nei documenti dell'epoca, e che alcune cronotassi inseriscono tra i vescovi di Calahorra. Alamo, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XI, col. 297
^Eubel, sulla scia di Gams, pone la morte di Rodrigo Ordóñez nel 1305 e lo fa seguire da Juan Muñoz, trasferito dalla sede di Cartagena. Ma le informazioni e la cronologia non concordano con quelle che lo stesso Eubel riporta nella voce relativa a Cartagena, e con le informazioni di Alamo («Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XI, coll. 298 e 306).
^Secondo Eubel (vol. II, p. 114, nota 4), Pedro de Aranda sarebbe stato degradato, per presunta eresia, il 16 novembre 1498.
(ES) Pablo Díaz Bodegas, La diócesis de Calahorra en la Edad Media y su consolidación a la sombra del poder, in: Los espacios de poder en la España medieval: XII Semana de Estudios Medievales, Nájera, del 30 de julio al 3 de agosto de 2001, a cura di José Ignacio de la Iglesia Duarte e José Luis Martín Rodríguez, 2002, pp. 459–482
(ES) Eliseo Sáinz Ripas, Primer cristianismo en La Rioja, in: VII Semana de Estudios Medievales: Nájera, 29 de julio al 2 de agosto de 1996, a cura di José Ignacio de la Iglesia Duarte, 1997, pp. 343–352