Il territorio si estende su 300 km² ed è suddiviso in 12 parrocchie.
Storia
Incerte sono le origini della diocesi di Alessio. Tradizionalmente viene attribuito a questa sede il vescovo Valente, che partecipò al concilio di Sardica attorno al 344; Farlati tuttavia assegna questo vescovo alla sede di Esco nella Dacia Ripense.[1] È più probabile che appartenesse alla diocesi di Alessio il vescovo Giovanni, episcopus Lissiensis, che, scacciato dalla sua sede per le incursioni degli Slavi, fu nominato da papa Gregorio I a Squillace. Dopo Giovanni non sono più conosciuti vescovi in questa fase della storia della diocesi.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce costruzioni paleocristiane sia dentro sia fuori le mura: ambienti delle antiche terme trasformate in basilica cristiana nella prima metà del V secolo; resti della chiesa di San Giorgio della seconda metà dello stesso secolo; scavi sotto la chiesa di San Nicola con i resti di una basilica protobizantina. Inoltre un'iscrizione latina ricorda San Mena martire, documentato anche da un'ampolla del VI secolo.[2]
Dopo lo scisma del 1054 e la separazione delle Chiese dipendenti da Roma da quelle sottomesse al patriarcato di Costantinopoli, papa Clemente III, nel 1089, sottopose le diocesi dell'Albania settentrionale, e cioè Dulcigno, Suacia, Scutari, Drivasto e Pult, alla sede metropolitana di Doclea, già in precedenza trasferita ad Antivari. In questo atto non si fa menzione della diocesi di Alessio.[4]
Solo nel XIV secolo, con la fine della presenza bizantina e l'inizio di quella veneziana, fu restaurata la sede di Alessio, che ebbe nuovamente una successione regolare di vescovi latini, il primo dei quali è Giacomo, documentato nel 1357.[5] Nelle Provinciales del XIV e XV secolo, la diocesi è compresa sia nella provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Durazzo che in quella di Antivari.[6] Nel 1453 fu iniziata la costruzione della cattedrale di San Nicola, dove volle essere sepolto l'eroe nazionale albanese, Giorgio Castriota Scanderbeg.
A partire dagli inizi del XVI secolo, la regione fu occupata dagli Ottomani, che convertirono tre delle cinque chiese di Alessio in moschee, ma abbandonarono la cattedrale perché tre dervisci vi commisero suicidio gettandosi da una torre. Inoltre, un accordo con i Veneziani nel 1506, garantì il mantenimento della diocesi.[7] Contestualmente all'occupazione turca, furono soppresse diverse diocesi latine della regione, tra cui quella di Croia, il cui territorio, in parte, fu annesso a quello di Alessio. L'occupazione portò anche gravi conseguenze per la gerarchia ecclesiastica: nel 1478 il vescovo dovette abbandonare Alessio e porre la sua residenza a Kallmet; spesso i vescovi non potevano nemmeno risiedere in diocesi, la quale, nelle fonti curiali romane, è denominata titularis ecclesiain partibus infidelium; indizio di questa situazione precaria è la nomina di ben 18 vescovi per il solo XVI secolo; proprio Roma dovette spesso richiamare i vescovi sull'obbligo di risiedere in diocesi, dove ancora numerosi erano il clero e i fedeli cattolici.[8]
Consistente era la presenza dei Francescani. A loro appartenevano diversi monasteri, l'ultimo dei quali, ancora attivo all'inizio del XX secolo, era quello dedicato a Sant'Antonio di Padova, che fu meta di un importante pellegrinaggio compiuto nel giorno della sua festa (13 giugno) e che, secondo la tradizione, era stato fondato dallo stesso santo. Proprio dai Francescani, all'inizio del XVII secolo, il vescovo Benedetto Orsini (1621-1654) poté comprare un palazzo come residenza vescovile, poiché il precedente era stato occupato dai Turchi.[9]
Si deve allo stesso vescovo Benedetto Orsini una dettagliata relazione sullo stato della diocesi nella prima metà del XVII secolo, con un elenco delle chiese e dei villaggi che vi facevano parte. Sempre all'epoca di questo vescovo furono risolti alcuni contenziosi circa la delimitazione dei confini con le vicine diocesi di Arbano e di Sapë.[10]
Nel 1692 sono segnalati circa 15.000 fedeli distribuiti in circa 30 parrocchie; nel 1785 il numero dei fedeli censiti è di 19.404.[11]
Almeno dal 1621 è segnalata come cattedrale la chiesa dedicata alla Vergine Maria, in sostituzione di quella di San Nicola. Il 28 ottobre 2007 il cardinale Giovanni Battista Re ha consacrato la nuova cattedrale, che ha ripreso il nome antico.[15]
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Per i secoli XIII e XIV, Eubel attesta una duplice serie di vescovi legati a questa diocesi: la sede Alexiensis e quella Lissaniensis, Lisiensis o Lixiensis.[16] La seguente cronotassi, per i secoli indicati, riporta la prima serie di vescovi.
^Eubel, Hierarchia catholica, vol. I, p. 309; vol. II, p. 179.
^Acta et diplomata res Albaniae, vol. II, p. 70, nº 298.
^Eubel riprende da Gams la notizia riportata da Farlati (Illyricum sacrum, VII, p. 387), secondo il quale nel 1385 Gregorio, dell'Ordine dei Frati Predicatori, e vescovo Lissiensis, era in quell'anno rector ecclesiae S. Michaelis de Tarvisio. Gams, forse per un refuso tipografico, lo dice francescano, e non domenicano come invece scrive Farlati. Questo vescovo appartiene alla serie dei vescovi che Eubel menziona come episcopi Lissaniensis, Lisiensis o Lixiensis (Acta Albaniae, vol. II, p. 255, nota 4); infatti un domenicano di nome Gregorio di Lorenzo fu nominato vescovo Lissiensis il 4 maggio 1373 (Eubel, vol. I, p. 309). Di fatto Eubel cita questo vescovo in entrambe le serie episcopali della Hierarchia.
^Acta et diplomata res Albaniae, vol. II, p. 257, nº 63.
^abNella sua cronotassi Eubel aggiunge i vescovi Andrea de Rhegino e Nicola di Albania. L'autore tuttavia deve riconoscere che questi due vescovi appartengono probabilmente ad altre sedi vescovili. Infatti, secondo gli atti pontifici da lui consultati nell'archivio vaticano, la nomina di Andrea Sume nel 1405 fu dovuta alle dimissioni date dal vescovo Francesco, nominato nel 1394.
^I vescovi Guillaume de Furby e Nicolas Gérin, erano titolari della sede di Alessio, il primo come ausiliare di Belley, il secondo come ausiliare di Besançon.
(LA) Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, collegerunt et digesserunt Dr. Ludovicus de Thallóczy, Dr. Constantinus Jirecek et Dr. Emilianus de Sufflay, 2 volumi, Vienna, 1913-1918