Diastasi dei retti
La diastasi dei retti o diastasi addominale è una separazione tra i due muscoli retti dell’addome conseguente ad un assottigliamento ed allargamento della linea alba[1]. I valori normali di ampiezza della linea alba variano a seconda della classificazione che viene utilizzata: quella più usata, la classificazione di Beer[2], definisce come valori normali di ampiezza della linea alba 15 mm o meno a livello del processo xifoideo dello sterno, 22 mm o meno 3 cm sopra l’ombelico e 16 mm o meno 2 cm sotto l’ombelico. DescrizioneLa linea alba è uno stretto e spesso cordone fibroso che connette i due muscoli retti dell’addome sulla linea media del corpo. È costituita da fibre collagene che provengono dalla guaina dei muscoli retti. Tali fibre sono organizzate tridimensionalmente in tre gruppi: obliquo I, con fibre dirette dall’alto e la destra verso il basso e la sinistra; obliquo II, con fibre orientate dall’alto e la sinistra verso il basso e la destra; e fibre con direzione trasversale[3]. Tali fibre sono organizzate in una struttura tridimensionale costituite da tre strati In direzione ventro-dorsale: la lamina fibrae oblicuae, composta da 4 a 6 foglietti con fibre di tipo obliquo I ed obliquo II; la lamina fibrae transversae, costituita da 4 a 6 foglietti con fibre trasversali; e la lamina fibrae irregularium, più sottile (1 o 2 foglietti), incostante, con fibre ad orientamento irregolare. Inoltre, la linea alba si divide strutturalmente, in direzione cranio-caudale, in 14 microaree di differente spessore. Le microaree si riuniscono formando 4 macroaree: sopraombelicale, ombelicale, infraombelicale (fino alla linea arcuata) ed infraarcuata. Queste 4 zone differiscono sia in spessore che in ampiezza. La larghezza della linea alba aumenta dallo xifoide all’ombelico e diminuisce dall’ombelico al pube. Lo spessore è minimo dallo xifoide all’ombelico, per poi aumentare e restare più o meno constante dall’ombelico al pube. Ciò si riflette nella diastasi, più ampia a livello sopraombelicale, e nella comparsa di ernie della linea media, che si localizzano tutte a livello sovraombelicale[4]. La diastasi dei retti può essere congenita o acquisita: nel primo caso è associata a difetti di maturazione della parete addominale, come nella “sindrome prune belly”[5] ed è più frequente nei neonati prematuri. La diastasi acquisita è invece estremamente frequente nelle donne dopo il parto. La condizione è pressoché costante durante la gravidanza, ed è funzionale all’aumento di volume della cavità addominale necessario ad accogliere l’utero gravidico; tuttavia, in circa un terzo delle donne dopo il parto i muscoli retti non riconquisteranno la loro posizione originale: queste donne, ad un anno dal parto, presenteranno una diastasi dei retti che non migliorerà[6] e lamenteranno, in oltre il 50% dei casi, problemi uroginecologici[7] e di stabilità lombo-pelvica[8]. I sintomi più spesso presentati dalle pazienti con diastasi dei retti comprendono lombalgia, gonfiore addominale, incontinenza urinaria, stipsi, difficoltà digestive; un’ernia ombelicale accompagna la diastasi dei retti in oltre il 96% dei casi[9]. L’ampiezza della diastasi è correlata alla gravità della sintomatologia[10]. La diastasi dei retti si presenta come una sorta di “cresta” o “pinna” estesa sulla linea media dell’addome dal processo xifoideo dello sterno all’ombelico, evidente soprattutto durante la contrazione intensa dei muscoli addominali. La diagnosi è, nella maggioranza dei casi, clinica: solo in alcuni casi, ad esempio nei pazienti obesi o quando si desideri studiare la componente muscolo-aponeurotica della parete addominale in vista di un intervento chirurgico, è utile ricorrere a tecniche di visualizzazione come l’ecografia o la tomografia assiale computerizzata (TAC)[1]. Non esistono evidenze che la diastasi dei retti possa essere curata con esercizi fisici o pratiche fisioterapiche[8]. Il trattamento della diastasi addominale è chirurgico, e non ha finalità estetiche ma funzionali: uno studio multicentrico sulla REPA (riparazione endoscopica pre-aponeurotica)[11] ha dimostrato che circa l’80% dei pazienti con lombalgia e l’89,8% di quelli con incontinenza urinaria vedono passare o migliorare significativamente i loro disturbi dopo l'intervento chirurgico[12]. Le tecniche chirurgiche per il trattamento della diastasi dei retti possono essere classificate come a cielo aperto o minimamente invasive. La principale tecnica a cielo aperto è l’addominoplastica, che associando alla riparazione della diastasi la dermolipectomia, ossia l’asportazione di un eventuale grembiule adiposo, ha, oltre che finalità funzionali, anche uno scopo estetico. Tuttavia l’addominoplastica è gravata da complicanze serie in una non trascurabile percentuale di casi (recidive della diastasi fino al 40% dei casi, necrosi dei lembi cutanei, neuralgie croniche)[13] tanto da essere raccomandata, per il trattamento della diastasi, solo nei pazienti con grembiule adiposo[1]. Diverse sono le tecniche chirurgiche minimamente invasive oggi disponibili per il trattamento della diastasi dei retti. Tra di esse le principali sono la riparazione endoscopica pre-aponeurotica, o REPA[14], ideata dal chirurgo argentino Derlin Juares Muas nel 2014[15], la tecnica THT[16], la tecnica “Venetian blinds” [17], le tecniche robotiche[18] o r-Tapp[19]. Note
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