David OgilvyDavid MacKenzie Ogilvy (West Horsley, 23 giugno 1911 – Touffou, 21 luglio 1999) è stato un pubblicitario britannico. Nel 1948 ha fondato l'agenzia Ogilvy & Mather. Nel periodo in cui Bill Bernbach dava il via alla cosiddetta Seconda rivoluzione creativa, Ogilvy ridiede visibilità e vigore alla corrente scientifica della pubblicità moderna. Formulò il concetto di Brand image. BiografiaDavid Ogilvy nasce nel villaggio di West Horsley, nei pressi di Guildford, da una famiglia agiata e di nobili origini, il padre è scozzese e la madre irlandese. Trascorre la propria infanzia nella casa che una volta era appartenuta a Lewis Carroll, l'autore di Alice nel Paese delle Meraviglie.[1][2] Nel 1920, all'età di nove anni, viene iscritto al Dotheboys Hall, college aristocratico di Eastbourne.[1] A partire dal 1924 frequenta il Fettes College di Edimburgo, prestigiosa scuola che annoverava tra i suoi direttori un prozio dello stesso Ogilvy, ministro di grazia e giustizia scozzese. Qui stringe amicizia con ragazzi che un giorno sarebbero diventati deputati del parlamento inglese (Ian MacLeod, Nial Macpherson, Knox Cunningham).[1] Successivamente vince una borsa di studio per frequentare i corsi di storia presso la Christ Church, Università di Oxford, ma verrà espulso poco dopo perché ritenuto troppo distratto e irrequieto, e non proseguirà con la carriera accademica.[1][2] A partire dal 1931, e più o meno fino il 1948, gira il mondo e si cimenta nei mestieri più disparati: è chef nel ristorante dell'Hotel Majestic di Parigi, è venditore porta a porta in Inghilterra, è assistente sociale nei quartieri poveri di Edimburgo, è aiutante di George Gallup negli Stati Uniti d'America, è collaboratore di Sir William Stephenson presso la British Security Coordination, è contadino in Pennsylvania.[1] In particolare, nel periodo in cui è venditore porta a porta di forni AGA a Londra, ottiene un notevole successo, tanto che il suo principale lo invita a scrivere un manuale di vendita. Tale manuale desta l'interesse del fratello maggiore di Ogilvy, Francis, all'epoca account manager dell'agenzia pubblicitaria Mather & Crowther, che lo fa leggere ai propri datori di lavoro. L'impressione ottenuta è più che favorevole, e David Ogilvy viene assunto.[2] Nel 1938 convince la Mather & Crowther a mandarlo a New York per imparare le tecniche pubblicitarie americane: non ritornerà più a casa.[2] Trova impiego presso l'entourage di ricerche statistiche di George Gallup, e trascorre i tre anni successivi a girare gli Stati Uniti e a studiare speranze, ambizioni e abitudini del popolo americano negli anni della Seconda guerra mondiale.[2] Annovera tra i suoi grandi maestri "spirituali" i copywriter Claude C. Hopkins, Raymond Rubicam, George Cecil, James Webb Young e John Caples.[1] Nell'estate del 1962, sulla falsariga di quanto aveva già fatto Claude C. Hopkins nel lontano 1927,[4] decide di scrivere un memoriale nel quale raccontare i successi ottenuti nell'arco della propria carriera: Confessioni di un pubblicitario. Il libro ottiene un notevole apprezzamento generale, e vanterà addirittura una seconda edizione (riveduta e corretta) pubblicata nel 1987.[1][2] Nel 1983 darà alle stampe anche un vero e proprio manuale del pubblicitario: Ogilvy on Advertising.[5] Note
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