Dario PaccinoDario Paccino (Albenga, 1918 – 4 giugno 2005) è stato un giornalista, scrittore e saggista italiano. BiografiaSi è occupato di ecologia a partire dagli anni settanta. Antifascista, studioso ed educatore ha militato nel movimento dei lavoratori e nel sindacato. Marxista, ha lavorato tutta l'intera vita per la liberazione degli oppressi e in difesa della biosfera. Ha partecipato attivamente alla resistenza italiana nelle file della Brigata Matteotti, con il nome di battaglia Santi, e al giornale Clandestino dell'Avanti!. Diede vita, insieme a Valerio Giacomini ecologo e botanico di fama internazionale, alla rivista della Pro Natura Natura e Società. Dal febbraio 1979 al giugno 1986 è stato direttore responsabile del periodico ROSSOVIVO, rivista di critica marxista all'ecologia dominante. Negli anni Settanta fece parte di quel fermento d'idee e d'iniziative volte a interpretare la questione ambientalista alla luce di categorie del pensiero marxista e di integrarla alla luce dei processi sociali ed economici. Nel 1972 pubblicò il suo libro più famoso: L'imbroglio ecologico nel quale esprimeva la diffidenza di gran parte della sinistra italiana verso la conservazione della natura. Secondo Paccino l'ecologia era un ennesimo strumento della borghesia capitalistica per sfruttare i lavoratori delle fabbriche e dei cantieri. Appena terminato il 1977, sulle pagine nazionali del quotidiano “lotta continua” Dario Paccino parla de “i libri del no” e della sua mission originaria. Al solito premonitrice, per aver scritto dieci anni prima della caduta del muro delle ideologie, che qualcuno in Italia già voleva “liquidare tutto, da Marx a Lenin” e piegare il libero pensiero a “recitare l’essere o non essere sul teschio di Gramsci”. “Dei libri del Si era piena la terra” scriveva Paccino, l’unico in grado di districarsi “con manoscritti freschi di manicomio” da dedicare a stambecchi ed operai, ostinati e contrari, da fissare necessariamente in quelli “DEL NO”. Aveva “paura di non poter più pubblicare libri ... che comunque ritengo utile, culturalmente, mettere in circolazione”. Nacquero così le cinque serie de i libri del no: “rossa, di movimento; verde, creativa; blu, storia; gialla, contro la scienza; arancione, dei movimenti.”. Nella stessa conversazione Dario Paccino confessa la sua mission complessiva: “io con i miei libri cerco di dar voce, senza sognarmi di mediare niente, a chi ne è stato espropriato dal monopolio dell’informazione e della così detta cultura. Da questo punto di vista io non sono un intellettuale: mi limito a svolgere una funzione, sia pure schizofrenicamente, poiché in me convivono (per quella grande volgarità che è il pane) il professionista e il militante. Non sentendomi prigioniero di alcun ruolo, non vedo come possa mai trovarmi in contraddizioni insanabili...” [tra ‘virgolette’ brani tratti da “Conversando con Dario Paccino” in lotta continua n. 9 del 4 gennaio 1978 pag. 9, anche presso https://web.archive.org/web/20160917014445/http://fondazionerrideluca.com/download/1978/01_1978/LOTTA-CONTINUA_1978_01_04_002_0009.pdf ]. A proposito di “Bim, biblioteca per invendibili e malpagati”, nel corso di alcune sue corrispondenze, Dario Paccino riferì sulla personale vision editoriale da cui prendeva le mosse la sua ennesima creatura. Bim innanzitutto (e come sempre) era “una ricerca storiograficamente corretta” dalla quale, poi, poter scrutare l’esistente e far emergere la massa di “invendibili e malvenduti a dimensione planetaria”. Con Bim si trattava di esplorare la “frantumazione, quando non addirittura conflittualità fra schiavi...” cioè i subordinati, gli ultimi delle nostre società “che son poi - mentre scrivo (2016) sembrerebbero tal quali - i quattro quinti del genere umano”. Quasi come volesse perlustrare bifolchi, cafoni e s’ciavandè di tutto il mondo per potergli magicamente sussurrare: unitevi! Progetto ambizioso, affascinante e faticoso, l’ennesimo nella migliore tradizione marxiana. Per Dario Paccino Bim era un lavoro “irrinunciabile”, certamente, ma si raccomandava pure affinché la “elaborazione concettuale” si realizzasse soprattutto “sulla carne” dei protagonisti, nella loro ‘nuda vita’ per comprenderne i “limiti stessi della schiavitù” e forzarli con l’ultima narrazione, la più bella: la “gestazione del libero schiavo”. Sembrerebbe rinviata, poiché mancò a Lui e ad altri. [tra ‘virgolette’ brani tratti da “Il ’77 che proponiamo” di Dario Paccino in vis-à-vis n. 5, 1997 pp 208/211 – ‘Erre emme Edizioni’ isbn 88-85378-99-4]. Opere
Ha poi pubblicato una serie di scritti nel panorama della sinistra antagonista. Da ricordare:
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