Concilio di MelfiL'espressione concilio di Melfi indica in maniera generica sei diversi concili che si sono tenuti nella città di Melfi (sede della contea di Puglia fin dal 1043) tra il 1059 ed il 1137. Si tratta di cinque concili ecumenici, nei quali si discusse delle emergenze religiose e dei rapporti fra il papato ed i capi normanni, ed un ulteriore concilio, tenutosi nel 1130, ma non riconosciuto dalla Chiesa cattolica perché organizzato dall'antipapa Anacleto II. Concili di Melfi riconosciuti dalla ChiesaNel periodo di 78 anni, tra il 1059 ed il 1137, con la partecipazione attiva di cinque diversi pontefici, nel castello di Melfi si tennero i seguenti sinodi, riconosciuti dalla Chiesa:
Concilio di Melfi del 1130Il normanno Ruggero II d'Altavilla , già Gran Conte, dopo aver esteso i suoi possedimenti in Italia meridionale, volle che la sua posizione fosse legittimata dal titolo di Re. Lo scisma susseguito alla morte di Onorio II (13 febbraio 1130) fu l’occasione per ottenere la corona regia da Anacleto II, sostenuto dai Pierleoni e dai cardinali meridionali in maggioranza filonormanni e insediato a Roma, mentre Innocenzo II, sostenuto dai Frangipane, si rifugiò in Francia. Le trattative di alleanza tra Ruggero II e Anacleto II portarono alla bolla sottoscritta ad Avellino il 27 settembre 1130, mediante la quale Ruggero era investito della corona regia di Sicilia; riconobbe e confermò a Ruggero anche i titoli, già concessi, di Duca di Calabria e di Puglia e Principe di Capua., "onore" di Napoli e "difesa" di Benevento. All'investitura pontificia si aggiungeva l'acclamazione dei potenti delle sue terre, che, convocati a Salerno, sanciscono la regia promotio del loro principe. Fu Ruggero II d'Altavilla, che convocò nel 1130 al palazzo dei Normanni di Palermo un'assise che lo proclamò re. L'incoronazione fu celebrata nel Natale del 1130 a Palermo. [1] [2] Nel 1130 si tenne un ulteriore concilio di Melfi, che, a differenza di tutti gli altri, non è riconosciuto dalla Chiesa cattolica, in quanto organizzato dall'antipapa Anacleto II, rivale di papa Innocenzo II; per questo motivo, esso, non segue la numerazione degli altri concili organizzati nella città. Lo storico Cuozzo precisa che: «Le fonti romane, ed in particolare il cronista Falcone Beneventano, attribuiscono all'iniziativa dell'antipapa Anacleto II gli accordi, che avrebbero portato alla fondazione della monarchia Normanna. Roberto il Guiscardo ed Anacleto II si incontrarono in Avellino, ed il 27 settembre 1130 Anacleto II concesse al Duca la potestà regia»[1]. Tutte le fonti, ed in particolare il cronista Alessandro di Telese e l'arcivescovo di Salerno Romualdo II Guarna, concordano nel riferire che: «nella notte di Natale del 1130 con sfarzo favoloso Roberto ricevette l'unzione col sacro olio e l'incoronazione nella cattedrale di Palermo». La cerimonia avvenne in nome e con l'approvazione di Anacleto II. Il legato dell'antipapa, il cardinale Conti di Santa Sabina, incoronava Ruggero II d'Altavilla, che otteneva il riconoscimento del titolo di Re di Sicilia, Calabria e Puglia. Ruggero veniva consacrato dagli arcivescovi di Benevento, Capua, Salerno e Palermo. Il principe Riccardo di Capua poneva in testa la corona al monarca; era anche presente l'arcivescovo di Trani.
Note
Bibliografia
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