Comandamento dell'amoreIl Comandamento dell'amore, chiamato anche Grande Comandamento, è l'insegnamento, ribadito da Gesù, che costituisce il fulcro dell'etica cristiana[1][2].Ha un ruolo centrale nel Nuovo Testamento[3], dove il comandamento del Levitico 19:18, viene ripetuto e declinato più volte e in formule diverse. Il duplice comandamento dell'amoreIn tutti i vangeli sinottici[4] è presente il duplice comandamento dell'amore, che ha la particolarità di unire l'amore di Dio e l'amore verso il prossimo[5][6]. L'insegnamento, che riprende in una sintesi originale alcuni passi dell'Antico Testamento[7], semplifica i numerosi precetti che regolavano la vita religiosa del tempo indicando una linea essenziale di condotta per i seguaci di Gesù[8][9]. È noto anche come il "massimo comandamento"[10] o "il comandamento più grande"[8]. Versione di MatteoNella versione di Matteo, il comandamento viene dato da Gesù come risposta ad una domanda, posta da un dottore della legge, su quale sia il comandamento più grande. « Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti » ( Mt 22,37-40, su laparola.net.)
Versione di MarcoMolto simile è il testo del vangelo di Marco, che presenta alcune differenze di espressione: « Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi.» » ( Mc 12,29-31, su laparola.net.)
Versione di LucaNella versione proposta da Luca, dove viene posta in evidenza anche la continuità con l'Antico Testamento, il dialogo tra Gesù e un dottore della legge introduce la parabola del buon samaritano: « Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». » ( Lc 10,25-28, su laparola.net.)
InterpretazioniIn ambito cattolico, Papa Benedetto XVI ha ribadito come questo comandamento sia, come affermato da Gesù stesso, il più importante e come abbia una duplice natura: amare Dio e amare il prossimo. Secondo il pontefice, soltanto avendo una relazione profonda con Dio si può amare pienamente il prossimo, come accade ad esempio a un bambino che, grazie alla positiva esperienza di relazione con i genitori, riesce ad amare pienamente anche gli altri.[11][12][13] Nell'enciclica Deus caritas est (2005) Benedetto XVI ha inoltre evidenziato come quello dell'amore non si configuri solo come un comandamento ma sia, prima ancora, "la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro"[14]. Il nuovo comandamentoCon una formulazione diversa, il comandamento dell'amore è presente anche nel vangelo di Giovanni, dove è noto anche come "nuovo comandamento", ribadito da Gesù durante l'ultima cena. Questa versione presenta delle differenze rispetto al doppio comandamento presente nei sinottici. Se in questi si metteva in evidenza la continuità con le scritture, nel testo giovanneo viene enfatizzata invece la novità e l'unicità del comandamento. Inoltre, l'accento viene posto sulle relazioni tra le persone e, in linea con un altro passo del vangelo ("Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna", 3,16[15]), l'attenzione viene posta non tanto sull'amore dell'uomo verso Dio, quanto sull'amore di Dio per l'umanità.[16] « Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri. » ( Gv 13,34, su laparola.net.)
E più avanti: « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. » ( Gv 15,12-17, su laparola.net.)
La regola d'oroIl comandamento dell'amore per il prossimo, pervasivo in tutto il vangelo di Luca, trova in questo anche la formulazione nota come la Regola d'oro[17], enunciata nel Discorso della Montagna: La formula è presente anche nel Vangelo di Matteo, dove con una breve integrazione viene evidenziata la continuità con le scritture[7]: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. » ( Mt 7,12, su laparola.net.)
Nel Vangelo di Matteo sono presenti inoltre altri richiami al tema, caratteristico di Luca, dell'amore per il prossimo. Questo avviene, in particolare, in una parabola relativa al giudizio finale: « Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il Re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. » ( Mt 25,34-40, su laparola.net.)
L'amore verso i nemiciCaratteristica dell'insegnamento di Gesù[18] è inoltre la richiesta di amare anche i propri nemici. Il testo è presente sia in Matteo che in Luca, con alcune variazioni[19]. « Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. » ( Mt 5,38-48, su laparola.net.)
« Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. » ( Lc 6,27-36, su laparola.net.)
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