La Collegiata è chiamata dai genzanesi "Chiesa nuova" (o "Duomo nuovo"), in contrapposizione al "Duomo vecchio", la chiesa di Santa Maria della Cima. La contrapposta denominazione "nuovo" / "vecchio" deriva dalle grandi differenze, di natura economica, urbanistica e culturale in senso lato, esistenti fra i periodi storici in cui sono sorti i due edifici.
Nel periodo in cui vennero eseguiti i lavori di rifacimento del "Duomo vecchio" (1636-1650) iniziò la trasformazione urbanistica di Genzano da borgo a paese. Infatti, nel 1643 iniziò la costruzione del convento dei Cappuccini, vennero intrapresi i lavori di ampliamento del Palazzo Baronale Sforza-Cesarini, e vennero tracciate le olmate, gli stradoni ombreggiati da quattro filari di olmi che collegavano i suddetti edifici[4]. Successivamente, nel 1677, anche la chiesa di Santa Maria della Cima venne integrata, dal punto di vista prospettico, nel nuovo assetto urbanistico essendo stata unita, attraverso la nuova via Livia (attuale via Italo Belardi), alla Chiesa di san Sebastiano (sciaguratamente distrutta nel 1916 dall'amministrazione comunale dell'epoca; era situata nel luogo dell'attuale Piazza San Sebastiano).
L'evento più importante, per lo sviluppo di Genzano, fu l'apertura della Via Corriera (o Via Postale), diretta a Napoli nel 1780. Venne in tal modo rotto l'isolamento geografico di Genzano, con evidenti vantaggi economici, e venne rafforzato il processo di spostamento del nucleo urbano dal vecchio borgo, posto in alto, verso la pianura sottostante. L'anno successivo iniziò pertanto l'edificazione della nuova chiesa dedicata alla Santissima Trinità e in seguito al patrono San Tommaso di Villanova.
L'opera, in stile neoclassico, unica tra le chiese dei Castelli Romani con questo stile, venne aperta al culto il 9 aprile 1808. Più che a un unico progettista o direttore dei lavori, l'opera è stata attribuita di volta in volta ad alcuni dei numerosi architetti facenti parte della famiglia Camporese. È certo tuttavia che i principali autori sono stati Giuseppe Camporese e il suo fratello maggiore Giulio.
Architettura
La pianta della chiesa è a croce latina, con tre navate, abside semicircolare, undici altari, uno maggiore centrale e dieci laterali (cinque per ciascun lato).
«La vasta e principale chiesa dedicata alla ss. Trinità, decorata del titolo di collegiata, con capitolo di canonici e dignità d'arciprete, fu edificata nei primi anni del corrente secolo, con disegno dell'architetto Giulio Camporesi; è della forma di quella di s. Andrea della Valle di Roma, se si eccettui la cupola alla quale altra se n' è sostituita in forma di catino. La facciata esterna è ornata di due ordini di colonne ai lati dell'ingresso, quattro grandi che servono di basamento, e quattro sopra più piccole che sostengono la cimasa. Sopra la porta vi è lo stemma della comune, rappresentato da una colonna con una mezza luna sopra; vuolsi che la colonna derivi dagli antichi Colonnesi signori di Genzano, e la mezza luna dalla falsa tradizione, che ivi fosse venerata Diana chiamata anche Cinzia donde il castello fu detto Cynthianum; qui inoltre noteremo, che il medesimo stemma che adorna la mentovata fonte, ha nella colonna scolpite all'intorno varie viti cariche di grappoli d'uva, per indicare il principale prodotto di Genzano. L'interno della chiesa ha tre navi, essendo la maggiore quella di mezzo per vastità , oltre la nave traversa che dà a questo interno la forma di croce. Sono rimarchevoli le cappelle della Beata Vergine e del ss. Crocefisso; abbiamo le Constitutiones capitulares ecclesiae Cynthiane, Romae 1833.»
(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione Op. cit., Vol. XXIX, p. 27)
Nell'ordine inferiore, un portale molto grande, con due porte di ingresso a destra e a sinistra. Il portale, posto tra le due grandi colonne tuscaniche centrali, ha un timpano curvo che poggia su mensole; al di sopra del timpano, lo stemma di Genzano incoronato da ambo i lati (una colonna sormontata da una mezzaluna).
A destra e a sinistra dell'edificio sono visibili due contrafforti esterni alla navata e alla parete del transetto. Infine, dal lato opposto della facciata, la zona absidale esterna è chiusa.
Vi sono indizi e testimonianze iconografiche dell'esistenza, in passato, di due campanili[5]. Attualmente esiste un unico campanile a monofore sul lato destro: è il rifacimento del primitivo campanile di destra crollato ai primi del '900. Non si sa quale destino abbia avuto il campanile di sinistra.
Interno
All'interno della chiesa è visibile una navata centrale di grandi dimensioni. Ai due lati, più che navate laterali nel senso proprio del termine, esistono due corridoi comunicanti, ciascuno dei quali si apre sulla navata centrale con dei grandi archi. Tra la seconda e la terza arcata della navata centrale, a sinistra, un bel pulpito intagliato in legno che presenta un rilievo dorato, al centro, raffigurante verosimilmente la consegna della regola di San Benedetto da Norcia. Molto belle, tra navata centrale e transetto, quattordici tavole raffiguranti le stazioni della Via Crucis, provenienti da S. Maria della Cima. Anche un olio su tela raffigurante Maria Assunta, della prima metà del XVII secolo, proviene da S. Maria della Cima[6]
La cupola, e quattro grandi pennacchi in cui sono raffigurati i quattro Evangelisti, poggiano su pilastrilesenati; le lesene dipinte corrispondono a quelle della facciata. Al di sopra, tra volta e volta, si aprono delle lunette a finestra.
Allorché si entra nella chiesa dalla porta esterna destra, si accede al corridoio di destra su cui si aprono quattro piccole cappelle rettangolari, ciascuna delle quali è provvista di altare e decorazioni a pittura oppure statue. Nei pennacchi della prima cappella, dedicata a Sant'Antonio di Padova, sono rappresentate le quattro Virtù cardinali (Prudenza, Fortezza, Giustizia, Temperanza). La seconda cappella, dedicata a Santa Rita da Cascia, è stata ricostruita dopo essere stata danneggiata nel corso della II guerra mondiale. Nella terza Cappella vi un quadro raffigurante San Tommaso di Villanova, copia della tela di Murillo conservata al Museo delle Belle arti di Siviglia; in precedenza in questa cappelletta vi era una tela molto bella, spostata poi nella Sagrestia, rappresentante un miracolo di San Vincenzo Ferreri (XVII secolo). L'ultima cappella del corridoio di destra, dedicata alla Madonna Addolorata, ha un altare con tempietto neoclassico a quattro colonne ioniche e un soffitto ribassato su cui è stato rilevato il piano per una cantoria.
Le piccole cappelle del corridoio di sinistra sono analoghe a quelle di destra. Nella prima, un affresco monocromo raffigurante il Battesimo di Cristo di Pietro Tedeschi (XIX secolo). Nella seconda, l'immagine di una Madonna a mani giunte (fine del XVIII secolo) con cornice a raggiera; inoltre affreschi in cui sono raffigurate le vicende di Sisara e Debora, Giuditta e Oloferne, con riferimenti tipici del periodo neoclassico. Le ultime due cappelle, dedicate rispettivamente al Crocifisso e a San Giuseppe, presentano delle decorazioni ottocentesche a carattere floreale e geometrico.
Note
^ Alberto Galieti, Chiese della Diocesi di Albano nel sec. XVI, in Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1948, pp. 147-8.
^«Il Duomo Vecchio, sullo sfondo di Strada Livia, ha avuto nel corso dei secoli vari titoli mariani: "Santa Maria de Monte", "Santa Maria di Castri", "Santa Maria della Cima". Un'antica tradizione popolare vuole che ai primordi di Genzano i devoti venerassero, nello stesso luogo, una immagine di Maria posta in cima a un albero (quercia, o castagno, od olmo: non è precisato) e il titolo Santa Maria della Cima ha soppiantato gli altri. O, più semplicemente, secondo gli eruditi, è stato ispirato dal trovarsi la chiesa in cima al colle». Mario dell'Arco, Storia di Genzano, di Nicola Ratti, trascritta e ampliata da Mario dell'Arco, Marino: Stamperia Santa Lucia, 1976, p. 32.
^"Gli stradoni olmati partono da un punto centrico [la "Catena", NdR], e divergendo, quello a destra è la strada corriera che guida alla città, quello di mezzo il più lungo e piano conduce al palazzo Cesarini, e l'altro a manca porta al convento de' cappuccini" Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastico da S. Pietro sino ai nostri giorni, specialmente intorno ai principali Santi, Beati, Martiri, Padri; compilazione del cavaliere Gaetano Moroni Romano, in Venezia: dalla Tipografia Emiliana, 1840, Vol. XXIX, p. 27 [1]
^Renato Torti, "La chiesa di SS. Trinità di Genzano e i suoi due campanili", Castelli Romani, XXXVII, 23, 1997.
^Commenta il critico Mariano Apa: «Nel profondo e nel complesso risulta che la chiesa della SS. Trinità — ovvero di S. Tommaso di Villanova — è un esempio importante di linguaggio e di cultura neoclassica, dalla architettura alle decorazioni, eccetto taluni documenti che si sono notati come provenienti da altre chiese precedentemente edificate, creando così, da una parte talune discrepanze linguistiche, dall'altra una sorta di riassunto generale delle "fasi" e delle "culture artistiche" presenti a Genzano». Mariano Apa, Tracce di memoria, Op. cit., p. 182.
Bibliografia
Mariano Apa, Santa Maria della Cima, in Tracce di memoria, Arte e Cultura a Genzano di Roma, con un saggio introduttivo di Marcello Fagiolo, Genzano di Roma: Comune di Genzano, 1982, pp. 176–222.