Ambiti di interesse climatologico sono poi la stratificazione atmosferica, la circolazione delle masse e del calore (per irraggiamento, per moti convettivi o per calore latente), le interazioni tra l'atmosfera e gli oceani e i continenti (in questo caso soprattutto la vegetazione, l'uso antropico di un territorio e la sua topografia) e la composizione chimico-fisica dell'atmosfera.
La climatologia è dunque una scienza estremamente multidisciplinare in stretto legame con molte altre branche delle Scienze della Terra e non solo: in essa convergono infatti discipline come l'astrofisica, la chimica, l'ecologia, la geologia, la geofisica, la glaciologia, l'idrologia, l'oceanografia e la vulcanologia.
Differenze con la meteorologia
A differenza della meteorologia, che studia il tempo atmosferico considerando brevi periodi (al massimo 2-3 settimane), la climatologia studia i differenti sistemi climatici che si sono succeduti dal passato più remoto: si occupa cioè delle periodicità con cui i differenti climi si sono manifestati nel corso dei millenni, in relazione alle condizioni atmosferiche, evidenziando dunque le diversità in termini temporali e statistiche. I climatologi - gli studiosi della climatologia - si interessano sia delle caratteristiche climatiche locali, regionali o globali sia dei fattori (naturali o umani) che possono favorire un cambiamento climatico; studiando il passato, i climatologi tentano di prevedere futuri cambiamenti climatici.
Branche
All'interno della climatologia vi sono differenti approcci allo studio del clima che mirano a obiettivi diversi dando vita a differenti branche:
la climatologia statistica o statistica climatologica è la disciplina che fa ampio uso della statistica per analizzare i dati climatici sul medio-lungo periodo (serie storiche) e sancire l'avvenuto mutamento climatico o meno in un certo periodo temporale e in un certo luogo, evidenziando trend e oscillazioni (detection). A partire da queste analisi è possibile ricercare le cause di detti cambiamenti (attribution) analizzando le forzanti climatiche e le retroazioni in genere con l'uso di modelli climatici.
la modellistica climatologica è un'altra branca fondamentale della climatologia che tenta di riassumere in complessi modelli matematici tutte le conoscenze, i processi e i meccanismi di interazione dei sistemi che definiscono il sistema climatico (vedi paragrafo successivo); questi modelli vengono utilizzati per conoscere meglio le condizioni climatiche del passato, per comprendere quelle del presente e infine prevedere quelle future. Ogni ricerca sul clima è però resa difficoltosa dalla grandezza della scala a cui si lavora, dall'ampiezza dei periodi di tempo che si considerano e dall'intrinseca complessità dei processi che governano l'atmosfera; oggi è generalmente accettato che esso è governato da equazioni differenziali che trovano fondamento nelle leggi della fisica, in particolare nella dinamica dei fluidi e nel trasferimento radiativo. Il clima è a volte rappresentato come un processo stocastico, anche se ciò è ritenuto un'approssimazione di processi altrimenti complicati da analizzare. Inserendo o togliendo dal modello determinate forzanti climatiche e facendo girare il modello, una volta validato, sui dati passati si possono fare studi di attribution ovvero attribuzione di cause (naturali o antropiche) sui cambiamenti climatici passati in base al confronto tra i risultati ottenuti dal modello e quelli storicamente rilevati.
la paleoclimatologia tenta di descrivere i climi delle ere passate esaminando sedimenti glaciali (le cosiddette carote di ghiaccio) o gli anelli degli alberi (in quest'ultimo caso si parla di dendroclimatologia).
la paleotempestologia utilizza le medesime tecniche per determinare la frequenza dei cicloni e delle tempeste nell'arco dei secoli. Lo studio dei climi più recenti si avvale invece dei dati meteorologici accumulati nel corso degli anni, come la quantità di pioggia caduta, la temperatura e la composizione atmosferica.
la climatologia storica, infine, si occupa del clima in relazione alle vicende storiche dell'uomo e per questo motivo si concentra specialmente negli ultimi millenni di storia del nostro pianeta.
I modelli climatici vengono utilizzati per simulare le interazioni tra l'atmosfera, gli oceani, i continenti e le calotte polari. Attraverso questi strumenti si può studiare la dinamica del clima e prevedere possibili scenari futuri. Un modello climatico deve riuscire a bilanciare l'energia in input al sistema-Terra (la radiazione elettromagnetica
proveniente dal Sole) con l'energia in output (principalmente radiazione infrarossa). Qualora questo bilancio non venga rispettato, si entra nell'ambito di un cambiamento climatico.
I modelli climatici più famosi sono quelli che legano la temperatura terrestre alla presenza di anidride carbonica (e di altri gas serra) nell'atmosfera: essi prevedono un progressivo aumento delle temperature in risposta all'incremento delle concentrazioni di tali gas, dovuto anche ad emissioni antropiche.
I modelli climatici possono essere caratterizzati da diversi livelli di complessità:
modelli che trattano il trasferimento di calore solo per irraggiamento, in cui la Terra è considerata puntiforme e che considerano solo l'energia media scambiata.
modelli che trattano il trasferimento di calore per irraggiamento e per convezione.
modelli che prevedono la discretizzazione e la risoluzione delle equazioni di scambio termico (per irraggiamento e per convezione) e delle equazioni di scambio di massa.
(EN) IPCC Sito dell'Intergovernmental Panel on Climate Change: l'IPCC vaglia le informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche rilevanti per la comprensione dei rischi dei cambiamenti climatici causati dalle attività umane.