Cimitero di San Cataldo
Il cimitero di San Cataldo è un cimitero situato nel sobborgo di San Cataldo, nella periferia urbana del quartiere Madonnina di Modena, in Emilia-Romagna, in prossimità dell'uscita 12 San Cataldo - Ponte Alto - Madonnina della tangenziale di Modena.[1] Il complesso architettonico è suddiviso in tre parti:
All'esterno del cimitero vi è il santuario della Madonna del Murazzo, ricostruito alla fine del XIX secolo in forme gotiche-lombarde, con campanile ed ex-convento francescano di San Cataldo[2][3]. Cimitero storicoIl cimitero storico è formato da un grande quadriportico a base rettangolare, di 272 metri per 180 metri, con lunghi corridoi e colonne doriche. Le facciate sono interrotte da architetture che richiamano i templi greci e grandi tombe di famiglia negli angoli. Il grande complesso trasmette una sensazione di solenne ordine. Nell'ingresso principale è situato il mausoleo-sacrario dei caduti nella lotta di liberazione nella seconda guerra mondiale, al centro del quale è installata la scultura Una battaglia: per i partigiani realizzata nel 1971 da Arnaldo Pomodoro[4]. Tombe Monumentali, FamedioNella parte storica del cimitero sono presenti tombe di illustri cittadini di Modena:
È altresì presente una cappella dedicata ai cadetti dell'Accademia Militare di Modena.
All'interno a sinistra sono sepolti la madre Adalgisa Bisbini (1872-1965) e il fratello maggiore Alfredo Dino (1896-1916). Alla destra si trovano il primo figlio Dino (1932-1956) e la moglie Laura Garello (1900-1978). Dietro sulla sinistra Enzo Ferrari (1898-1988) e il padre Alfredo (1859-1916). Cimitero ebraicoTra le due sezioni storica e nuova del cimitero, è posto un edificio del 1903 che ospita il cimitero della comunità ebraica di Modena. Da un punto di vista architettonico, l'edificio ebraico funge da giunzione e contemporaneamente da separazione tra l'antico e il moderno. Cimitero nuovoLa parte moderna del cimitero venne progettata nel 1971, in stile razionalista-metafisico con linee essenziali e pulite, dall'architetto Aldo Rossi e Gianni Braghieri, con uno studio denominato L'azzurro del cielo, in seguito parzialmente modificato nel 1976. Il complesso, inaugurato nel 1987 e non ancora completato dopo oltre 50 anni, è caratterizzato al centro del cortile da un alto edificio di forma cubica (molto simile al Palazzo della Civiltà Italiana del quartiere EUR di Roma) in calcestruzzo colorato in rosso, che rappresenta la "casa dei morti" in contrapposizione alla "casa dei vivi". L'architettura rettangolare è completamente cava all'interno ed è contraddistinta da sette linee orizzontali di finestre quadrate, di due metri per lato, disposte in nove colonne verticali (totale 63 finestre per ogni facciata) destinato ad ossario quadrate (totale e un'alta copertura con falde spioventi). Le tombe della parte nuova sono disposte intorno al cortile in una lunga struttura a due piani con tetti azzurri che richiama il cimitero vecchio, ma con linee moderne. Il progetto originale prevedeva anche la realizzazione di un cono tronco in cemento alto 25 metri, diametro compreso tra i 16 metri della base e i 5,5 metri del culmine.[5] Tale struttura, ispirata al pantheon e dedicata alla celebrazione delle cerimonie funebri (sia religiose sia laiche), non è però ancora stata realizzata. Tra il "cubo" e il "cono" era altresì prevista la realizzazione di una "spina centrale" di congiunzione tra i due elementi geometrici. Tale elemento, non ancora realizzato, avrebbe dovuto essere composto da una serie di 14 parallelepipedi larghi due metri, ma con lunghezza ed altezza inversamente proporzionale compresa tra 4,5 e 11,5 metri.[5] Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
|