Cima Fournier e Lago Nero
Cima Fournier e Lago Nero è un sito di interesse comunitario (cod.IT1110058) della Regione Piemonte, istituito nell'ambito della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e designato inoltre come Zona Speciale di Conservazione.[1] Comprende un'area di 640 ettari nel territorio comunale di Cesana Torinese, nella Città metropolitana di Torino. TerritorioIl territorio protetto è situato in alta Valsusa sulla sinistra idrografica del torrente Ripa, il più lungo dei rami sorgentizi della Dora Riparia. Comprende due aree non contigue: la prima, più piccola, tutela una torbiera situata nei pressi dell'abitato di Bousson, mentre la seconda è costituita dalla parte alta del vallone del Rio Servierettes, un affluente torrente Thuras, a sua volta tributario della Ripa[2]. Si tratta di una zona di alta quota che ospita il Lago Nero e che è delimitata a sud-ovest dalla catena principale alpina nel tratto compreso tra la Cima Fournier e la Cima Saurel.[3] La testata valliva è caratterizzata da ampi versanti erbosi o erboso-detritici e da pendii non troppo ripidi dovuti all'erosione glaciale avvenuta durante il quaternario su un substrato roccioso facilmente erodibile nel quale prevalgono i calcescisti. Questa morfologia arrotondata ha permesso la formazione, oltre che del già citato Lago Nero, anche di numerosi laghetti e zone piccole palustri e di un reticolo idrico con scorrimento dell'acqua non troppo impetuoso. Tutto ciò ha favorito nel tempo la crescita di una vegetazione acquatica e palustre di un considerevole valore naturalistico. Il SIC/ZSC viene gestito dall'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie. [4] StoriaNei pressi delle rive del Lago Nero sorge una cappella dedicata alla Madonna. Nella chiesetta si trovava una statua lignea della prima metà XVIII secolo,[5]. Oggi la statua, caratteristica per il volto scuro, è conservata nella chiesa di Bousson.[6] A cavallo tra Ottocento e Novecento anche nella zona attorno al Lago Nero, come nel resto delle Alpi Occidentali, vennero costruite installazioni belliche e strade di collegamento, poi riutilizzate nell'ambito del Vallo Alpino. Tra queste si possono ricordare le fortificazioni dello Petit Cric, una anticima del Monte Corbioun, e la casermetta dei carabinieri presso il Colle Bousson.[7] Flora e vegetazioneCirca metà della superficie del sito è ricoperta da vegetazione erbosa; i prati un tempo venivano falciati durante la bella stagione ma attualmente sono sfruttati esclusivamente tramite il pascolamento. Un altro 40% del sito è occupato da vegetazione arborea, che si spinge fino ai 2.300 metri di quota e che è costituita nella quasi totalità da larici e pini cembri. La parte rimanente dell'area protetta è occupata da pietraie, vegetazione rupicola e cespuglieti, oltre che dalle zone umide. In queste ultime vivono piante naturalisticamente molto interessanti, come Carex limosa, Dactylorhiza incarnata, Swertia perennis, Valeriana dioica, Dactylorhiza incarnata subsp. cruenta e varie specie dei generi Chara e Carex. Un'altra specie di interesse conservazionistico è Berardia subacaulis, un endemismo delle Alpi occidentali che vive tra i ghiaioni e pietraie di alta quota. Altre specie endemiche presenti nel SIC / ZSC sono Campanula alpestris, Veronica allionii e Androsace adfinis, quest'ultima presente nella sua sottospecie puberula. Anche la presenza di Aconitum anthora, Astragalus depressus e di Valeriana saliunca è considerata preziosa vista la rarità di queste specie.[3] Nel sito è anche stata segnalata Cypripedium calceolus (o pianella di Venere), la più grande delle orchidee italiane,[8] alla cui tutela sono mirate alcune delle misure di conservazione sito-specifiche.[9] Varie tra le misure sito-specifiche per il SIC/ZSC riguardano la salvaguardia dei boschi di conifere e degli ambienti prativi aperti. Per le torbiere e gli specchi d'acqua presenti nel sito sono previsti alcuni divieti, come ad esempio quello di praticare nuove captazioni o derivazioni idrauliche, lo spandimento di concimi e liquami e la pratica di attività ricreative al di fuori delle zona appositamente attrezzate, in modo da evitare il compattamento del terreno.[9] FaunaTra i mammiferi il sito conta varie specie tipiche delle Alpi tra le quali il lupo, la marmotta, la lepre variabile, il cervo, il capriolo e il camoscio. Sono presenti anche 11 diverse specie protette di uccelli tra le quali la pernice, il fagiano di monte e aquila reale. Tra i pesci purtroppo due specie immesse per favorire la pesca, la sanguinerola e la trota fario, hanno notevolmente ridotto la fauna di invertebrati autoctoni del Lago Nero, non essendo la vegetazione riparia abbastanza fitta e intricata per offrire anfratti e nascondigli abbastanza numerosi da ostacolare la predazione da parte delle specie introdotte. All’interno del sito sono presenti varie specie di lepidotteri, tra i quali particolarmente rare sono Erebia gorge ed Erebia pluto, tipiche degli ambienti umidi di alta quota e legate per la nutrizione alle piante dei macereti. Una specie protetta presente nel sito è Parnassius apollo, che nelle età larvali si nutre di piantine del genere Sedum. Rilevante è anche la cavalletta Stethophyma grossum, anch'essa tipica degli ambienti umidi di alta montagna.[3] HabitatNel SIC/ZSC sono presenti i seguenti habitat naturali di interesse comunitario:[3]
AttivitàLa zona del SIC/ZSC è visitabile a pedi o in mountain bike.[3] D'inverno passano per l'area protetta anche vari itinerari di sci alpinismo e/o con le ciaspole.[10] Non lontano dal Lago Nero è presente la Capanna Mautino, un rifugio alpino che può servire di base per l'accesso alle cime della zona e per traversate scialpinistiche. Note
Bibliografia
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