Cidno
Il Cidno, l'odierno Tarsus Çayı, è un fiume nella provincia di Mersin, nel sud della Turchia. il suo nome è legato alla storica città di Tarso chiamata anche Antiochia sul Cidno (in greco antico: Αντιόχεια του Κύδνου?, in latino Antiochia ad Cydnum) GeografiaLe sue principali sorgenti sono sui monti del Tauro, lunga e compatta catena montuosa, che si erge non lontano dalla costa prospiciente l'isola di Cipro. Ci sono due affluenti principali: Kadıncık e Pamukluk La lunghezza totale del fiume è di 124 chilometri. Anche se il fiume è piuttosto breve, la portata media è di 42 m3/s che è superiore alla maggior parte dei fiumi brevi nelle vicinanze. Il bacino idrografico è 1592 km2. Scorre verso il Mar Mediterraneo a 36°28′12″N 34°30′00″E StoriaIl Cidno (in latino Cydnus) era, insieme con il Sarus (l'odierno fiume Seyhan) e il Pyramus (gr. Πύραμος) (Ceyhan), uno dei tre grandi corsi d'acqua della Cilicia. Anticamente il fiume, fino al tempo di Giustiniano, attraversava la città di Tarso. Il capace porto marittimo, chiamato Rhegma o Rhegmoi, permetteva a piccole imbarcazioni chiamate galere, che risalivano la dolce corrente del Cidno, di raggiungere il centro della città fiancheggiando magazzini e arsenali. A causa di una devastante inondazione che compromise la navigabilità del canale marittimo, Giustiniano modificò il corso del fiume deviandolo intorno alla città. Poi il progressivo insabbiamento finì col togliere a Tarso il suo porto. Nel Medioevo gli arabi chiamarono il fiume Nahr al-Baradan gen. Curiosità
«Il fiume Cidno scorre attraverso la città. Era allora estate, il calore della quale brucia con la vampa del sole nessun'altra costa più di quella della Cilicia, ed era incominciato il momento più caldo del giorno. L’acqua limpida del fiume invitò il re coperto di polvere e sudore, a lavarsi il corpo ancora accalorato; così, dopo essersi tolto la veste, di fronte all’esercito, - pensando che sarebbe stata anche una bella cosa, se avesse mostrato ai suoi di accontentarsi di un abbigliamento semplice e poco costoso - si immerse nel fiume. Non appena entrate le membra iniziarono ad irrigidirsi con un improvviso brivido, poi il pallore si diffuse, e il calore vitale abbandonò quasi tutto il corpo. I servitori accolgono fra le braccia Alessandro simile ad uno morente, e lo portano privo di conoscenza nella tenda. Grande preoccupazione e quasi lutto c’era già nell’accampamento. Tutti, piangendo, si lamentavano che dopo tante peripezie e pericoli il re più famoso di ogni tempo e di ogni ricordo potesse esser loro portato via non già in combattimento, ucciso dal nemico, ma mentre rinfrescava il suo corpo in acqua.»
Alcuni storici sostengono che il sarcofago contenente le spoglie dell'imperatore fu in seguito trasportato da Tarso a Costantinopoli prima della fine del IV secolo.[3] L'urna sepolcrale fu collocata nella chiesa dei SS. Apostoli, dove in quel periodo venivano sepolti gli imperatori. Costantino VII Porfirogenito (912-959), in un libro che descrive le procedure cerimoniali, anche nei più minuti dettagli, intitolato De ceremoniis, al catalogo contenente l'elenco dei sepolcri degli insigni defunti, include quello di Giuliano con il commento: «In questo portico, che si trova a settentrione, Attualmente i resti sarebbero conservati nel Museo Archeologico della città.[4] Recenti studi però hanno messo in dubbio questa tesi, per cui i resti di Giuliano non furono mai rimossi dalla tomba di Tarso.[5] Monumenti e luoghi d'interesse
Note
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