Chiesa di Santa Chiara (Messina)
La chiesa di Santa Chiara e l'aggregato monastero dell'Ordine francescano sotto il titolo di «Santa Maria degli Angioli» costituivano un unico complesso religioso e polo monumentale della città di Messina.[1][2][3] StoriaOrigini - XIII secoloLa chiesa e monastero dell'Ordine francescano sotto il titolo di «Santa Maria degli Angioli», sebbenero sorti durante il regno di Federico II di Sicilia imperatore,[4] il primo atto documentale attestante la loro esistenza risale al 1253.[2] Con la canonizzazione di Santa Chiara nel 1255, pontefice Papa Alessandro IV,[4] regnante Corrado I di Sicilia, il tempio fu dedicato alla fondatrice del secondo Ordine francescano, il monastero fu riconosciuto canonicamente attraverso la bolla pontificia di Papa Clemente V. Epoca dal XIV al XIX secoloIstituzione esente dall'ordinaria giurisdizione su richiesta di Re Federico III di Sicilia nel 1311.[2] Nella seconda metà del Trecento, la fazione latina capeggiata da Manfredi Chiaramonte nella capitale Palermo, osteggiando con qualsivoglia comportamento aveva "confinato" nelle capitali minori del Regno, Messina e Catania, gli esponenti della Famiglia reale siciliana sostenuti dalla fazione catalana. Pertanto la città di Messina rivestì un importante ruolo istituzionale essendo la sede, pur di comodo e "temporanea", delle massime gerarchie politiche. Eletta a Cappella Reale, la chiesa fu destinataria di concessioni e privilegi, le attestazioni relative andarono perdute durante un incendio che distrusse l'archivio, come riferisce Placido Samperi.[5] Il tempio era collegato tramite via coperta all'adiacente Palazzo Reale.[4] Epoca contemporaneaIl luogo di culto gravemente danneggiato durante il terremoto di Messina del 1908 e successivamente sottoposto a demolizione. Itinerario e opere pittoriche documentate nella Guida per la Sicilia di Giovanna Power.[1][6] OpereStruttura opera dell'architetto Giovanni Carrara.[5]
CriptaAmbiente preposto alle sepolture dei reali, con particolare riguardo alle religiose, componenti femminili delle varie famiglie reali obbligate al pronunciamento dei voti o trascorrere deliberatamente in clausura la vedovanza.[5] MonasteroPresso questo monastero vestirono l'abito monacale dell'Ordine:
Durante l'assedio alla Real Cittadella le religiose si rifugiarono presso il monastero di Santa Maria di Basicò.[5] Oratorio di Santa LuciaMonastero di Sant'Elia
Luoghi di culto limitrofiChiesa di Sant'Omobono dei SartoriChiesa di San Demetrio o di Sant'Omobono dei Sartori.[1][4][7] Il luogo di culto della Congregazione di Sant'Omobono dei Sartori fu gravemente danneggiato durante il terremoto di Messina del 1908 e successivamente sottoposto a demolizione. Itinerario e opere pittoriche documentate nella Guida per la Sicilia di Giovanna Power.[1][6]
Chiesa di Sant'Elena e CostantinoLe maestranze degli Orefici e Argentieri già insediate nella chiesa di San Pietro e Paolo dei Pisani e successivamente nella chiesa di Santa Maria la Carità ottennero il tempio di Sant'Elena e Costantino nel 1555 ubicato dietro il monastero di Sant'Elia in contrada del Paraporto.[4][8][9] Il luogo di culto gravemente danneggiato durante il terremoto di Messina del 1908 e successivamente sottoposto a demolizione. Itinerario e opere pittoriche documentate nella Guida per la Sicilia di Giovanna Power.[1][6] Oggi la chiesa e parrocchia di Sant'Elena sorge nel rione Regina Elena.
Note
Bibliografia
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