Chiesa della Beata Vergine Maria (Crema)
La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria, comunemente nota anche come chiesa di Santa Maria dei Mosi o chiesa dei Mosi è un luogo di culto cattolico della frazione di Santa Maria dei Mosi di Crema. StoriaLo Zavaglio ne teorizza l'origine in contraltare al santuario della Madonna del Pilastrello; una delle ipotesi della nascita di quest'ultimo è che la chiesa si sia sviluppata presso un pilastro di riferimento per le barche che solcavano la palude del Moso; simile origine potrebbe avere avuto la chiesa di Santa Maria dei Mosi sulla riva opposta[1]. A supporto di un'origine antica anche l'analisi del campanile definito “robusto” rispetto alle proporzioni dell'edificio, il che presupporrebbe una chiesa originariamente più grande[2], per quanto lo stesso studioso definisse sia la parte più antica della chiesa attuale sia il campanile di origini cinquecentesche[1]. Esisteva in antico una via del Padule, un percorso acquatico che partiva dalla rocchetta di Crema (una piccola fortificazione presso l'attuale chiesa di Santa Chiara) e che si collegava ai paesi che si affacciavano sulla palude del Moso[3]. Alcuni documenti tardi (XV secolo) citano lungo questa via il microtoponimo Ponte delle Navi che probabilmente era ubicato presso la chiesa di Santa di Maria dei Mosi[4]. Per un lungo periodo l'area di Santa Maria dei Mosi e di Santo Stefano in Vairano dipesero, dal punto di vista civile e religioso, dai monaci benedettini di Abbadia Cerreto[5]; la chiesa verosimilmente nacque quale supporto religioso ai cascinali dell'area prossima alla palude, sparsi e piuttosto isolati[1]. Queste terre furono concesse in enfiteusi perpetua a Nicolò Dolfin nel 1587, già podestà e capitano di Crema, in cambio di un cospicuo censo annuo[6]; successivamente i beni furono acquistati dalla famiglia Toffetti e pervennero per via ereditaria ai conti Rossi che avevano in carico anche la manutenzione della chiesa[7]. Gli atti della visita apostolica di Monsignor Regazzoni del 1583 la nominano come Santa Maria dei Miracoli e vi si intimava di non celebrarvi le funzioni se entro un biennio non fosse stato rinnovato il pavimento[8]. Dal 1585, intanto, con decreto di papa Sisto V fu eretta la vicaria perpetua di Santo Stefano in Vairano affidandola interinalmente ai frati del terzo ordine regolare di San Francesco, presenti in loco con un proprio convento fin dall'anno 1479[7]. Furono i francescani, pertanto, ad officiare anche nella chiesetta dei Mosi fino 1769 allorché la casa fu soppressa, i monaci si trasferirono nel centro cittadino[7] e la parrocchia di Santo Stefano fu affidata al clero secolare[5]. Nel frattempo l'edificio subiva un rifacimento dell'area presbiterale nel corso del XVIII secolo comportando, di fatto, un ampliamento[1]. La chiesa dei Mosi fu sussidiaria della parrocchia di Santo Stefano in Vairano fino al 1944[9][10][11]; in quell'anno il vescovo di Crema Monsignor Francesco Maria Franco la erigeva in parrocchia autonoma nel vicariato di Trescore Cremasco[12]. Tuttavia, il riconoscimento giuridico da parte dello stato avvenne solo alcuni anni dopo, nel 1959[11][13]. Nel 1993 fu creata l'unità pastorale con la chiesa parrocchiale di Sant'Angela Merici[9]; attualmente appartiene alla zona pastorale urbana ed è in unità pastorale con le parrocchie del Sacro Cuore di Gesù e di San Carlo Borromeo[14]. CaratteristicheHa un andamento classico est-ovest, collocandosi parallelamente alla via dei Mosi; si presenta come l'unione di due corpi: quello più basso è anche quello più antico e risale al XVI secolo[1]; la facciata, più alta delle falde in coppi del tetto, è molto semplice, presenta solo due lesene laterali come a sostenere un timpano senza trabeazione sotto il quale corre una piccola cornice a dentelli in cotto; un semplice portale centrale con arco a tutto sesto introduce l'interno e una finestra ad oculo superiore provvede a dare luce. Le pareti laterali sono in mattone a vista e provviste di finestre ad oculo a dar luce all'interno, sempre con una piccola fascia a dentelli in cotto in prossimità del sottogronda[1]. Il presbiterio con abside circolare è frutto di un allargamento del XVIII secolo, più elevato rispetto al precedente corpo, in mattoni a vista e con fascione sottogronda. Il campanile è coevo al corpo più antico, con intonaco deteriorato che mostra il parametro murario, scandito da lesene angolari con due riquadrature appena sotto la cella campanaria; questa è provvista su ogni lato da coppie di finestre a tutto sesto, mentre sopra corre una mensola tripartita con mensole[15]. Una balaustra con quattro pinnacoli e aperture a tutto sesto circonda la cuspide a base circolare[15]. La base quadrata ha i lati di 2,5 metri ed è alta circa 20,5 metri esclusa la croce apicale[15]. Le cinque campane provengono dalla fusione della ditta Filippi di Chiari e risalgono al 1963[16]. L'interno ad aula unica è presenta affreschi di arte popolare cremasca risalenti al XVI secolo[1]. Note
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