Chiesa del Corpus Domini (Forlì)
La chiesa del Corpus Domini, con l'annesso attiguo monastero, è una chiesa del centro storico di Forlì. Sin dal Trecento, dove oggi sorge la chiesa, aveva sede della confraternita dei Battuti Neri, dediti alla pratica pietosa del seppellimento dei condannati a morte, per gli stranieri e degli assassinati. Nel 1571 vi si insediarono le convertite di Santa Maria Maddalena. Gravemente danneggiato dal devastante terremoto del 1781, il complesso fu ricostruito per volere del gesuita padre Andrea Michelini, su progetto dell'architetto ticinese Carlo Santini, e portato a termine nell'estate del 1787, anno in cui vengono consacrati l'altare della chiesa esterna, dedicata al Corpus Domini, e il coro, dedicato al sacro cuore. Nel 1797, durante l'invasione napoleonica, Michelini, essendo privato proprietario del luogo di culto, riuscì ad evitarne la spoliazione e la soppressione. L'interno della chiesa, preceduto da un atrio, e a pianta rettangolare, scandito da colonne e lesene ioniche. La cappella a destra dell'ingresso ospita la raffigurazione di Sant'Ignazio[non chiaro] di Gaetano Gandolfi, artista di ambito bolognese. Sull'altare successivo si trova san Giuseppe, il bambino, san Marco evangelista, san Francesco Saverio e sant'Elia Pulcheria, anch'esso opera di Gandolfi. Il presbiterio è introdotto da un grande arco a tutto sesto. La parete di fondo, sulla quale ha appoggiato l'altare maggiore con sopra una palla Cristo con i simboli dell'eucaristia di Filippo Pedrini, funge da separazione tra la chiesa e la donna del coro, riservata alle monache. Sull'altare di sinistra è collocato una piccola statua di legno di castagno, raffigurante la vergine in trono con bambino, detta "Madonna di Germania", di scuola sasso, databile al XIII secolo, e Luigi Gonzaga e San Stanislao Kostka incoronati, altra tela di Gaetano Gandolfi. Attualmente il monastero, articolato su 2 chiostri porticati, e collegato per vie sotterranee all'adiacente chiesetta della beata Vergine dell'Addolorata, consacrata dal vescovo Mercuriale Prati nel 1795, è occupato dalle monache di clausura clarissa urbaniste. Qui vi sono conservati bassorilievi quattrocenteschi e cinquecenteschi e una pregevole tavola di Marco Palmezzano raffigurante l'andata al Calvario. BibliografiaEttore Casadei, Forlì e dintorni, Società Tipografica Forlivese, Forlì 1928, pp. 74, 98, 210. Altri progetti
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