Cheratodermia palmo-plantare epidermoliticaLa cheratodermia palmo-plantare epidermolitica (o cheratodermia epidermolitica di Vörner) è un'anomalia della cheratinizzazione a trasmissione autosomica dominante che coinvolge principalmente i palmi delle mani e le piante dei piedi. EpidemiologiaÈ la forma più comune di cheratodermia diffusa palmo-plantare. Si sviluppa nell'infanzia. La prevalenza in Irlanda del Nord è di 4,4/100.000.[1] EziologiaLa patologia è provocata da mutazioni in regioni altamente conservate del gene della cheratina 9 (KRT9), collocato sul cromosoma 17 nel locus 17q21, in particolare a livello dell'inizio e della terminazione dell'elica. È possibile che sia provocata anche da mutazioni nel dominio 1B o 2B della cheratina 1 (KRT1), il cui gene è sul cromosoma 12 nel locus 12q13.13. Le mutazioni determinano l'alterazione e l'aggregazione dei tonofilamenti nei cheratinociti della cute palmo-plantare, dove K9 è maggiormente espressa, ciò provoca una minore resilienza da parte del citoscheletro agli insulti esterni con ipercheratosi e formazione di bolle. IstopatologiaA livello dei cheratinociti soprabasali si riscontra marcata agglutinazione dei tonofilamenti, che formano spessi fasci ed aggregati con diverso orientamento, sono inoltre possibili inclusioni eosinofile tondeggianti oppure ovoidali nel citoplasma.[2] ClinicaLa patologia ha il suo esordio in età infantile, quasi sempre prima dei 3 anni. In età adulta si presenta con una diffusa ipercheratosi a livello palmare e soprattutto plantare, risparmiando la superficie dorsale di mani e piedi. Le lesioni sono spesso confluenti e con bordi netti ed eritematosi. Si possono sviluppare ragadi nelle pieghe cutanee e bolle. I capelli, i denti e le unghie sono normali. Vedi anche Pachionichia congenita DiagnosiL'esame istologico è necessario per confermare la patologia. TerapiaSi basa principalmente sulla somministrazione di retinoidi per via orale, utile anche il calcipotriolo topico. Si utilizzano anche cheratolitici ed emollienti.[3] Note
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