Centrale idroelettrica di Casuzze
La centrale di Casuzze è una centrale idroelettrica a bacino situata nella borgata di Villagrazia, zona periferica del comune di Palermo. Storia e descrizioneLa centrale idroelettrica di Casuzze era in origine alimentata dalla riserva d’acqua del lago di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo. Tale impianto nacque nel primo ventennio del XX secolo con lo scopo di produrre energia elettrica e distribuire acqua, durante i mesi estivi, ai contadini della Conca d'Oro per l’irrigazione di orti e agrumeti. Fu l’ingegnere Aurelio Drago ad avere l’idea di utilizzare come serbatoio naturale d’acqua l’altopiano del fiume Belice, ampio circa 40 km2, spostandone lo sbocco dal versante meridionale a quello del mar Tirreno. In questo modo, sfruttando la forza motrice ottenuta indirizzando le acque in un canale e poi in un condotto, sfruttando il naturale salto di quota di circa 500 m offerto dal monte Chiarandà, si riusciva a scaricare nella Piana di Palermo la quantità d’acqua necessaria alla produzione di circa 3000 kW di energia elettrica e quella per l’irrigazione di 4500 ha di campi situati nella Conca d’Oro. Oggi la maggior parte di questi giardini è stata inghiottita dall’espansione urbanistica della città avvenuta tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso. Il progetto per la concessione delle acque fu redatto dagli ingegneri Aurelio ed Eliodoro Drago e fu presentato al Genio Civile di Palermo il 2 ottobre 1917; quello esecutivo fu avviato nel 1921 ad opera dell’ing. Luigi Mangiagalli, con il quale collaborarono Giacomo Bernasconi, Benedetto Polizzi, Ugo Sartori, Angelo Omodeo. Negli anni ‘60 del secolo scorso, in seguito alla costruzione della centrale idroelettrica e di ripompaggio di Guadalami, a valle della diga di Piana degli Albanesi, quest’ultima è diventata bacino superiore da sfruttare nel momento in cui la richiesta d’acqua non può essere esaudita da quello inferiore. L’edificio della centrale di Casuzze, invece, costruita nel 1920 ed entrata in servizio nel 1923, fu progettato dall’arch. ing. Giaccone di Palermo. Esso si sviluppa su una pianta a T e si imposta su un basamento a partire dal quale gli spazi interni si articolano, a seconda delle necessità funzionali, a tutta altezza o su più piani. Il paramento murario esterno è percorso da arcate cieche che racchiudono al loro interno monofore. La volumetria imponente, le caratteristiche del paramento esterno e la presenza, nello spazio antistante la centrale, delle vasche facenti parte delle opere di reintegrazione e deflusso, rimandano immediatamente allo stile, all’organizzazione degli spazi e alla gestione delle acque propri dei palazzi di Maredolce, della Cuba e della Zisa di Palermo e alla fusione tra la cultura e le tecniche di costruzione arabe e normanne avvenute nel capoluogo siciliano tra XI e XII secolo. Funzionamento dell'impiantoCome già detto, l’impianto nacque con la doppia funzione di produrre energia elettrica e distribuire l’acqua per scopi agricoli. L’impianto è stato progettato prevedendo di utilizzare, in un secondo momento, anche i deflussi di altri bacini d’acqua confinanti. Considerando la topografia del bacino, che consentiva di avere notevoli aumenti di volume d’acqua a fronte di piccoli incrementi di altezza della diga, la sua capacità è stata pensata per riempirlo di una quantità d’acqua necessaria all’ irrigazione, risparmiandone però il minimo necessario da utilizzare per sviluppare energia elettrica nel periodo invernale. È stata regolata inoltre l’accumulazione tenendo conto degli anni di abbondanza e delle fasi di ampliamento successive. L’impianto a monte era composto da:
Bibliografia
Collegamenti esterni
|
Portal di Ensiklopedia Dunia