Carlo Castelnuovo delle Lanze
Carlo Castelnuovo delle Lanze (San Paolo Bel Sito, 9 marzo 1895 – Udine, 1º dicembre 1917) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2]. BiografiaNacque a San Paolo Belsito, in provincia di Napoli, il 9 marzo 1895, figlio di Enrico e Costanza Filiasi, all'interno di una nobile famiglia di origine vercellese.[1] Compì gli studi ginnasiali e liceali presso Collegio "Carlo Alberto" di Moncalieri, e nel 1913 fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì nel 1915 con la nomina a sottotenente assegnato all'arma di cavalleria, in forza al Reggimento "Lancieri di Vercelli" (26º) e assegnato ad uno squadrone appiedato che operava nel settore del basso Isonzo combattendo per circa un anno nella zona di Monfalcone.[1] Nell'aprile 1916, promosso tenente, fece rientro presso la sede di guarnigione del reggimento, ma presentò subito domanda per ritornare in zona di operazioni.[1] Dato che il padre in quel periodo era comandante di uno squadrone mitraglieri del "Lancieri di Vercelli" chiese, ed ottenne, di essere mandato ai reparti mitraglieri e nel gennaio 1917 fu mandato in servizio come comandante di sezione presso uno di tali reparti del Reggimento "Genova Cavalleria" (4º).[1] Nell'ottobre 1917, dopo l'esito disastroso della battaglia di Caporetto e la seguente ritirata generale dei reparti dell'esercito dietro la linea del Piave il giorno 29 lo squadrone mitraglieri prese posizione presso una strada del centro abitato di Pozzuolo del Friuli, dove, con il tiro preciso delle mitragliatrici fermò l'avanzata dei reparti della 117ª Divisione tedesca.[3] Nel pomeriggio del giorno 30 rimase ferito da una pallottola esplosiva all'inguine, ma rifiutò di essere allontanato dalla linea di combattimento; con l'aggravarsi delle sue condizioni venne trasportato nelle retrovie, ma non poté essere evacuato e fu catturato dal nemico sul campo di battaglia.[1] Fu trasferito presso l'ospedale di Udine, dove si spense il 1º dicembre. Con Regio Decreto del 19 agosto 1921 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3] Una via di Torino e una di Vercelli portano il suo nome. Onorificenze«Appiedato con la sua sezione mitragliatrici per la difesa ad oltranza di uno sbarramento importantissimo a protezione di nostre colonne di fanteria e carreggi in ritirata, dirigeva con calma e coraggio ammirevoli il tiro delle sue armi e col preciso fuoco di esse, opportunamente spostandole, resisteva per nove ore agli assalti del nemico in forze, fattosi baldanzoso per precedenti successi ottenuti. Ferito all’inguine da pallottola esplosiva, mentre curvo su di un’arma ne controllava il tiro, conscio perfettamente della missione di sacrificio affidata al suo reparto, con altissimo sentimento dell’onor militare e con grande amor di Patria chiedeva di resistere, fino alla morte che sentiva prossima, fra i suoi mitraglieri di cui esaltava con vibrate e nobili parole l’eroismo. Allontanato a forza dal combattimento, raccomandava ancora ai suoi uomini di non cedere a qualunque costo e superando il dolore spasmodico della mortale ferita li salutava per sempre al grido di "Evviva Genova. Evviva il Re!". Pozzuolo del Friuli,30 ottobre 1917.[4]»
— Regio Decreto 19 agosto 1921. «Comandante di una sezione mitragliatrici, provvide e diresse con calma e coraggio ammirevoli la difesa di uno sbarramento soggetto a furioso fuoco nemico, sostenendo con esemplare perizia ed immutabile valore l'accanito urto avversario. Ferito a morte, non volle abbandonare il combattimento. Trasportato al posto di medicazione, nell'allontanarsi gridò ancora ai suoi mitraglieri "Viva Genova, Viva il Re!". Pozzuolo, 30 ottobre 1917.»
— Decreto Luogotenenziale 13 giugno 1918. NoteAnnotazioni
FontiBibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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