C'era una volta è una tipica espressione utilizzata come introduzione in numerose fiabe. Formule simili risalgono quasi all'origine della scrittura, essendo già utilizzate quattromila anni fa nei racconti babilonesi,[1] e si ritrovano in tutte le lingue del mondo.[2] Nella letterature europee, è attestata da Apuleio, che apre la favola di Amore e Psiche nelle Metamorfosi con «Erant in quadam civitate rex et regina…».
Nella lingua inglese, il primo uso dell'espressione "Once upon a time" risale, secondo l'Oxford English Dictionary, al 1380; venne accettata comunemente come modo per iniziare un racconto nel 1600. Tale espressione è più frequente nei racconti per bambini di età compresa tra i sei e gli otto anni.[5]
Nella lingua italiana, l'espressione “C’era una volta” è attestata già al 1300 ed è utilizzata, diventando canonica[non chiaro], nel 1634 dal Pentamerone di Giambattista Basile,[6] prima raccolta di fiabe della letteratura europea, scritto in lingua napoletana (in cui è presente, tra l'altro, la prima redazione al mondo della fiaba di Cenerentola, la Gatta Cenerentola). L'uso viene poi ripreso da tutte le raccolte successive, comprese quelle di Collodi[7] (che traduce e in parte riscrive le principali fiabe delle raccolte francesi, inventando nomi come "Cappuccetto Rosso") e quelle di Imbriani[8] (che stenografa fiabe milanesi e fiorentine direttamente dalla voce popolare).
^La formula "Tanto tempo fa…" era comune non solo al Poemetto della discesa agli Inferi di Enkidu, ma anche alla Sfida tra Enki e Ninmah, al Viaggio di Enki a Nippur e alle Istruzioni di Shuruppak; [1].
^Al narratore non è consentito recitare la fiaba senza “sigillarla”10, come si diceva un tempo, con una formula (tawalt) d'introduzione e una di chiusura. Chi si macchiava di questa omissione veniva additato come uno “stolto” (ungif). Vi era infatti il modo di dire: “come uno stolto che ha dimenticato la formula / e crede di parlare in modo eloquente” (am wungif yettun ‘Macahu’/ iÌil awal-is ad yelhu); [2].
^Scritto « Il estoit une fois » nell'edizione originale de I Racconti di Mamma Oca, nella forma tipica del francese della fine del XVII secolo.
^Charles Perrault, Contes (introduction, notices et notes de Catherine Magnien), éditions Le Livre de Poche Classique.
^Il Pentamerone del cavalier Giovan Battista Basile: overo, Lo cunto de li cunti ("Era na vota na femmena prena chiammata Pascadozia…", "era na vota no principe vidolo…", "era na vota a lo paiese de Marigliano…", "Era na vota, lontano otto miglia da Napole").
^Carlo Collodi, I Racconti delle Fate ("C’era una volta un taglialegna", "C’era una volta un uomo, il quale aveva palazzi e ville", " C’era una volta in un villaggio una bambina", "C’era una volta un gentiluomo, il quale aveva sposata in seconde nozze"), Pinocchio ("C’era una volta… - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori").
^La Novellaja Fiorentina: fiabe e novelline stenografate in Firenze dal dettato popolare da Vittorio Imbriani ("C’era una volta un omo che aveva tre figliole", "C’era una volta una donnetta, contadina", "C’era una volta un Re, che possedeva il più bel giardino del mondo").
Bibliografia
David Madden, A Pocketful of Prose: Vintage Short Fiction, vol. 2, Boston, Thomson-Wadsworth Publishing, 1995, p. 117, ISBN0155025457, ISBN 9780155025455.